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Goffredo De Marchis
Renzi studia l’interim alle Infrastrutture “Vado per cambiare”
23 Marzo 2015
Post 2012
Una notizia agghiacciante. Il rimedio peggio del male. Comunque ci siamo abituati. La stessa politica del territorio, ma in più a Napoli di direbbe: "a pazziella 'mmano a' creatura".
Una notizia agghiacciante. Il rimedio peggio del male. Comunque ci siamo abituati. La stessa politica del territorio, ma in più a Napoli di direbbe: "a pazziella 'mmano a' creatura". La Repubblica, 23 marzo 2015

Roma. Renzi farà davvero il ministro delle Infrastrutture. L’interim sarà breve e non arriverà certo fino alle regionali (31 maggio). Ma non brevissimo. Il premier ha tutta l’intenzione di usare qualche settimana per modificare nel profondo l’assetto del dicastero di Porta Pia. È l’occasione per impegnarsi in quella che lui chiama «la lotta agli inamovibili che fanno blocco », intendendo i burocrati dei gabinetti e degli uffici legislativi. Di loro parlerà oggi alla School of Government della Luiss in una conferenza sul “dovere di decidere”. «Difenderò la centralità della decisione contro i ritardi e gli scaricabarile», racconta ai collaboratori che lo hanno sentito ieri.

Il periodo alle Infrastrutture servirà dunque ad applicare uno spoil system che attraverserà sicuramente i tecnici del ministero e potrebbe arrivare fino alla squadra di sottosegretari e viceministri. Solo dopo questo lavoro si giungerà alla scelta del nuovo titolare. Renzi continua a ripetere che l’identikit è un passo successivo, anche se alla fine sarà un politico e non un tecnico «perché questo governo vuole mantenere la coerenza del messaggio di un ritorno alla responsabilità della politica». Ma prima, come dicono a Palazzo Chigi, «si metterà un po’ d’ordine al ministero» per consentire alla «macchina di correre».

Renzi considera le Infrastrutture molto più di «un ministero. Dallo sblocco dei cantieri passa un pezzo decisivo della ripresa in Italia», dice in queste ore. «I fondi europei, il piano dei porti, i lavori autostradali, i soldi per l’edilizia, la sicurezza delle strade, la banda larga è compito del ministero delle Infrastrutture». Competenze molto ampie e fondamentali per evitare che «la crescita sia microscopica ». Renzi ai suoi collaboratori ripete che «le condizioni macroeconomiche faticosamente costruite in Europa adesso ci sono e nascono dal cambio di clima dovuto anche al risultato delle Europee. Se il Pd non avesse preso il 41 per cento saremmo ancora a discutere di austerity, debito e privatizzazioni ». Dunque, il Jobs Act e gli incentivi, le altre riforme sono indispensabili per la credibilità sui mercati e nella Ue. «Ma occorre stimolare gli investimenti pubblici e privati», dice il premier. E dalle Infrastrutture deve partire l’iniziativa maggiore.

Il dopo Lupi si conferma però difficile per gli strascichi che lascia nel Nuovo centro destra e per le polemiche sugli indagati che rimangono saldamente al loro posto nell’esecutivo, oltre che per la corsa di Vincenzo De Luca in Campania. Il Movimento 5stelle non vuole mollare l’osso. Aveva presentato la mozione di sfiducia contro il ministro dimissionario. Adesso invece usa l’arma del blog di Beppe Grillo. «Ogni scarrafone è bello a mamma sua - scrive il comico - e gli scarrafoni piddini per l’ebetino sono molto più scarrafoni di Lupi che si è dimesso per un Rolex al figlio e un biglietto aereo alla moglie (meglio un aereo di Stato per la moglie?).

Ma se a ogni pioggia l’Italia frana, se i cittadini muoiono, se le strade sono devastate, se il welfare è scomparso, è anche colpa loro». La conclusione è ancora più violenta: «Gli scarrafoni del Pd rimangono al loro posto. Del resto il loro partito è una fogna, quale posto migliore?». Sul doppiopesismo attaccano anche il Mattinale, la nota che fa capo a Renato Brunetta, e Daniela Santanchè, ossia Forza Italia. «Con l’intervista a Repubblica Renzi ha inaugurato la stagione della giustizia fai da te: i sottosegretari del suo governo che sono indagati ai suoi occhi sono una casta intoccabile, come se per loro la morale, l’etica e la legalità non esistessero», dice la Santanchè. La nota di Brunetta, Il Mattinale, considera le dichiarazione di Renzi «uno stupefacente documento contemporaneo di faccia tosta».

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