Ricorre in questi giorni il decimo anniversario della morte di Antonio Cederna e sono trascorsi cinquant’anni dalla prima edizione del suo capolavoro “I vandali in casa” pubblicato nel 1956, che tornerà in libreria i primi di settembre a cura e con la prefazione di Francesco Erbani (ed. Laterza). Assieme ad Elena Croce e Umberto Zanotti Bianco, Cederna è stato, nel 1955, tra i fondatori dell’associazione Italia Nostra, la sola, ancora oggi, ad avere come obiettivo primario la salvaguardia del patrimonio storico artistico e paesaggistico della nazione. Di Antonio Cederna ricordiamo le innumerevoli battaglie condotte in tutta Italia, contro la selvaggia aggressione dei centri storici, delle coste, per impedire i continui attentati al paesaggio e al patrimonio culturale (esemplare, tra le tante, è quella per la difesa dell’Appia Antica dalla speculazione edilizia).
Ma il nome di Cederna è indissolubilmente legato anche al territorio della nostra regione. La profonda e fraterna amicizia che legò mio padre, Antonio Iannello, ad Antonio Cederna si strinse sul campo durante le comuni battaglie per la difesa del patrimonio culturale, nonostante la diversità di impostazione ideologica: idealista crociano mio padre, radicalmente distante dall’idealismo Cederna. E’ per questo motivo che Cederna diceva spesso a mio padre che lui era “l’unico italiano che predicava male ma razzolava bene”. Come napoletani e come campani, non possiamo non ricordare la battaglia contro la selvaggia aggressione della costiera amalfitana e sorrentina, conclusasi vittoriosamente con l’approvazione della legge regionale n. 35 del 1987, cui oggi sciaguratamente si vorrebbe derogare per rendere possibili opere altrimenti illegittime. Lo stesso Cederna, nella prefazione di “Brandelli d’Italia” cita questa legge della regione Campania come uno dei rari “notevoli risultati” conseguiti in Italia negli ultimi anni. Per restare in tema, la battaglia contro il “Mostro di Fuenti”, nel corso della quale Cederna dava eco sulla stampa nazionale al caso che mio padre aveva sollevato con fermezza e con ostinazione, riuscendo a far annullare l’autorizzazione paesistica. La difesa della via campana antica, sito archeologico che avrebbe potuto essere devastato da uno svincolo della tangenziale. La vittoriosa battaglia condotta per modificare il piano regolatore di Napoli approvato dal Comune nel 1970, che prevedeva lo sventramento di interi quartieri del centro storico e quella, sempre vittoriosa, per bloccare il progetto definito “Il regno del possibile” che riproponeva simili sventramenti.
Di Cederna si potrebbero fornire innumerevoli definizioni: archeologo, ambientalista, giornalista, scrittore, ma soprattutto mi pare che oggi egli debba essere ricordato per il suo impegno in materia urbanistica. E’ questo impegno, forse più di ogni altra cosa, che ha probabilmente rappresentato il cemento dell’amicizia che lo legò a mio padre. Indispensabile, per comprendere cosa era l’urbanistica secondo Cederna, è un memorabile passo tratto dai Vandali in casa: "La pianificazione urbanistica è un’operazione di interesse collettivo, che mira a impedire che il vantaggio dei pochi si trasformi in danno ai molti, in condizioni di vita faticosa e malsana per la comunità. Si impone quindi la pianificazione coercitiva, contro le insensate pretese dei vandali che hanno strappato da tempo l’iniziativa ai rappresentanti della collettività, che intimidiscono e corrompono le autorità, manovrano la stampa e istupidiscono l’opinione pubblica. Guerra ai vandali significa guerra contro il privilegio e lo spirito di violenza, contro lo sfruttamento dei pochi sui molti, contro tutto un malcostume sociale e politico: significa restituire dignità alla legge, prestigio allo Stato, dignità a una cultura. Nell’urbanistica, cioè nella vita delle nostre città, si misura oggi la civiltà di un Paese".
Ricordare l’impegno di Cederna in materia urbanistica mi pare oggi di fondamentale importanza, per contrastare la concezione degenerata dell’urbanistica predominante in questi anni ed esemplarmente rappresentata dallo sciagurato progetto di legge Lupi approvato dalla Camera dei deputati durante la passata legislatura, nel disinteresse dell’opposizione di allora, e solo per un caso fortunato non approdato alla votazione finale. Tale progetto di legge rappresentava il frutto più avvelenato degli anni della deregulation urbanistica, dell’urbanistica contrattata, del rifiuto della pianificazione: esso, infatti, avrebbe cancellato il principio stesso del governo del territorio da parte delle autorità pubbliche, affidando l’intera materia alla contrattazione privata. In altri termini, l’urbanistica rischiava di perdere la sua essenza di funzione pubblica volta alla cura degli interessi dell’intera collettività per divenire un affare privato della proprietà immobiliare. Speriamo che la ripubblicazione del volume “I vandali in casa” contribuisca a ravvivare il ricordo della lezione di un grande italiano e che il nuovo parlamento dia un profondo segnale di discontinuità approvando, come auspicato dallo stesso Cederna, una legge sul regime dei suoli e degli immobili che consenta finalmente di sottrarre l’uso del territorio alla speculazione edilizia e alla rendita fondiaria