Il progetto «Cerba» (Centro europeo di ricerca biomedica avanzata), il polo della scienza e della salute a Sud di Milano, ingrana la quinta. L’approvazione dell’accordo di programma, ieri, da parte della giunta regionale, apre la fase operativa per realizzare la cittadella per la scienza nel cuore del Parco Sud: un grande unico istituto di ricerca che guarda alla medicina molecolare e tanti istituti di cura come satelliti intorno (l’oncologico Ieo, il cardiologico Monzino e l’Istituto europeo di neuroscienze).
E sono i numeri (cifre a sei e a nove zeri) a fotografare la portata del progetto: un miliardo e 226 milioni di euro il costo, che sarà interamente a carico di privati; 620 mila metri quadri l’area interessata, adiacente al l’Istituto europeo di oncologia, oltre la metà della quale di parco attrezzato e aperto al pubblico; 45 mila ricoveri previsti all’anno, 800 mila visite ambulatoriali; un accesso previsto di 19 mila persone al giorno; 5 mi la operatori e quasi altrettanti posti di lavoro dall’indotto sul territorio. Infine, 500 scienziati. «Milano si candida a divenire la capitale della ricerca bio medica », ha commentato con orgoglio il sindaco Letizia Mo ratti.
«Capitale europea se non mondiale», ha aggiunto il presidente della Regione, Roberto Formigoni, ricordando che «questo è il secondo progetto che abbiamo fatto partire in un mese, dopo la Città della salute. Un progetto che avrà anche positive ricadute economiche e sociali ».
Due le fasi di realizzazione: la prima entro il 2013 punta a realizzare più del 50% delle strutture di diagnosi, cura e ricerca. La seconda fase, tra il 2013 e il 2018, prevede il completamentodelle strutture e la riorganizzazione viabilistica per raggiungere il centro. E che dire dell’emozione del professor Umberto Veronesi, che del Cerba è l’anima: «Per me questo è un sogno realizzato, dopo 10 anni di un faticoso percorso. Richiameremo 'cervelli' da tutto il mondo. L’idea del Cerba— ha spiegato — è del tutto originale. Con la decriptazione del genoma umano è stata rivoluzionata la medicina tradizionale. Ormai si è nell’era della medicina molecolare e la separazionetra malattie oncologiche, cardiovascolari e neurologiche non ha più senso. Nella medicina molecolare il sapere è in continua evoluzione e s’impongo no la centralizzazione della ricerca e la personalizzazione di diagnosi e terapie».
Con Cerba si realizza una struttura unica, dove l’hardware e il software, macchine costosissime e i migliori cervelli, lavorano senza dispersione di ri sorse. E dove è trainante una visione olistica della medicina «che cura l’uomo non la malattia ». Sogno che non si sarebbe realizzato, ha precisato Formigoni, senza quei metri quadri di verde messi a disposizione da Salvatore Ligresti, che — come recita l’accordo di programma — non consegnerà semplicemente degli ettari di Parco agricolo alla Provincia ma ne farà «un parco attrezzato, come opera di compensazione e riqualificazione ambientale», aperto al pubblico, sobbarcandosi anche i costi per la realizzazione (18 milioni di euro) e la gestione per 30 anni (25 milioni di euro) dello stesso. Infine, onore al merito delle istituzioni, con Regione e Comune, la Provincia: «Chi ha progettato il Cerba (l’architetto Stefano Boeri, ndr) —ha spiegato l’assessore all’ambiente di Palazzo Isimbardi, Bruna Brembilla — ha pensato a cosa significa inserire una simile realtà in un terreno fragile e prezioso come questo Parco».
postilla
Il dispiegamento ideologico dell’articolo è tanto militarmente compatto quanto prevedibile. Dalla descrizione dei vantaggi del progetto per l’umanità tutta (vantaggi che, come implicitamente si suggerisce, sarebbero stati impossibili in posti diversi e con meno metri cubi), all’assicurazione che quello sarà, come dice già il titolo, un “maxiparco”. Peccato che il maxiparco sia esattamente la cosa sopra la quale verranno a posarsi i contenitori grandi a sufficienza per ospitare quei ricercatori e aspiranti ricoverati che accorrono da tutto il mondo. La bella operazione di landscaping circostante, ora decantata, è quanto la proprietà (Ligresti, dicono) ha sinora impedito in tutta l’area, boicottando anche le aziende agricole che volevano fare il proprio mestiere di ordinaria manutenzione del territorio (lo hanno raccontato inchieste della stampa, non le leggende metropolitane). Dulcis in fundo, l’assessora provinciale non perde l’occasione per rifilarci l’ennesima interpretazione di urbanistica partecipata d’élite, ovvero quella a cui partecipano due o tre persone al massimo. Scelte fra le più qualificate, naturalmente. Per verificare che il Cerba con tutti i suoi metri cubi sia inserito al meglio nell’ambiente, non servono quei farraginosi e obsoleti strumenti della tradizione stalinista, come scelte localizzative discusse, valutazione di alternative, inserimento in uno schema di area vasta: macché. Basta il fatto che il sensibile architetto, ci assicurano, “ha pensato”. Ah beh, allora siamo a posto. (f.b.)
QUI una sommaria descrizione del progetto e qualche link