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Più attenzione tra vicini di casa per il controllo del territorio
31 Gennaio 2013
Periferie
Nella rubrica lettere del

Nella rubrica lettere del Corriere della Sera Milano, 31 gennaio 2013, rispunta l'idea di Jane Jacobs degli “occhi sulla strada”, che però rinvia a una certa idea di città. Postilla (f.b.)

Gentile signora Bossi Fedrigotti, qualche tempo fa Silvia Vegetti Finzi, ennesima vittima di un furto a domicilio, scrisse un accorato articolo segnalando questa piaga del nostro tempo: i sempre più frequenti furti d'appartamento, che le anime buone rubricano come microcriminalità e che invece sono odiosi reati che scombussolano la vita. I carabinieri le consigliarono di mettere le sbarre alle finestre. Anch'io ho delle sbarre alle finestre, molto robuste, sembrano quelle del terzo raggio. Ma non hanno scoraggiato i ladri che, facendo leva con un cric, hanno scardinato muro e inferriata. Noi eravamo a goderci i campi di lavanda in fiore in Provenza e loro sono entrati in casa dal bagno, hanno arraffato una pochette con dei preziosi e poi sono scappati alle grida di un vicino che aveva udito rumori sospetti.

Siamo tutti assicurati, ma il danno economico c'è sempre. In più ti rimane quel senso di sporco, di profanazione, privati di oggetti cari, carichi di ricordi. Tempo fa facemmo un bel viaggio nel New England per assistere alla spettacolare Indian summer tra i boschi del Vermont tinti di rosso. Ebbene, in ogni villaggio che attraversavamo c'erano i cartelli che segnalavano «Neighbourhood Watch», controllo del vicinato. Io do un'occhiata alla tua casa, tu alla mia, entrambi a quella del vicino, un segno di grande civiltà. Ne scrissi a un giornalino dell'hinterland e ora in alcuni comuni è stata istituita la «Zona controllo del vicinato» con tanto di cartelli che la segnalano. Non è che questo provvedimento risolva il problema alla radice, i malfattori sono bravi, controllano i movimenti degli abitanti, ma ha già sventato un paio di furti. E scoraggia. Altro aspetto importante è che i cittadini si incontrano, verificano, si sentono parte di una comunità, il tessuto sociale si rafforza. A costo zero. Mi rendo conto che nella metropoli questi accorgimenti sono di difficile attuazione, ma vi sono zone che si prestano e l'amministrazione dovrebbe valutare con attenzione e incoraggiare l'introduzione di un simile provvedimento, almeno in zone di villette che a Milano sono numerose.
Luigi Rancati

Questa preziosa attenzione reciproca, un tempo abituale nei piccoli centri, si chiama controllo del territorio e non riguarda solo la sicurezza delle case, ma anche quella dei soggetti più deboli del quartiere come bambini e anziani, facili prede dei malintenzionati. Riorganizzarlo in alcune contrade della metropoli potrebbe, chissà, essere compito dei Consigli di zona. Comunque nel caso suo direi che il controllo abbia funzionato: le urla del vicino hanno, infatti, impedito che i ladri facessero razzia peggiore.
Isabella Bossi Fedrigotti

postilla
Quello che forse l'intelligente lettore del Corriere non sa, è che sul tema della sicurezza nel quartiere, da Robert Parks attraverso Clarence Perry sino a Jane Jacobs e ai suoi infiniti epigoni, si sviluppa l'idea stessa di quartiere urbano, evoluzione scientifica di quella solidarietà proprietaria di villaggio che rileva nell'ambiente suburbano-rurale del Vermont. Una migliore consapevolezza di questo particolare rapporto fra spazio e società, forse eviterebbe anche certe distorsioni securitarie del pensiero progressista, magari a soli fini elettorali (f.b.)

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