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Periferie urbane sull'orlo della rivolta
29 Marzo 2004
Periferie
Al Laurentino di Roma barricate contro il degrado. Ma sono polveriere anche Scampia, lo Zen, il San Paolo di Bari Massimiliano Di Gioia e Matilde Spadaro

Liberazione 8 agosto 2003

Cassonetti bruciati e rottami gettati in strada. Famiglie intere che bloccano il traffico. Una rabbia sociale che non si contiene. Sono le nuove barricate di periferia. Nuove trincee contro il degrado in cui versano i quartieri "dormitorio" di alcune metropoli italiane. Il tam tam silenzioso della rivolta contagia gli alloggi dello Iacp di Ostia, del Laurentino 38 di Roma o del S. Paolo di Bari. Da quindici giorni gli undici "ponti" del Laurentino 38 a Roma sono messi a ferro e fuoco. Gli abitanti sono scesi in strada, hanno formato barricate per manifestare contro le condizioni precarie nelle quali sono costretti a vivere. Si protesta per gli ascensori fuori uso da anni, per i rifiuti ammassati lungo le strade e nei giardini, per le infiltrazioni dell'acqua causate dagli scarichi a cielo aperto. Ed i cittadini denunciano una situazione sociale diventata insostenibile. Nella realtà i ballatoi dei "ponti" sono stati murati per farne alloggi abusivi. I nuovi poveri che bussano alla porta dell'Occidente ricco vengono a trascorrere qui le loro nottate dopo una giornata di fatica dedicata ad ingrassare qualche "padrone" dalla pelle più bianca della loro. E allora la protesta potrebbe innescare violenze a non finire. «Stiamo contenendo l'occupazione quotidiana di tanti extra-comunitari - ha dichiarato Salvatore Grilletto, residente al X ponte del Laurentino e rappresentante delle Rdb - Finora abbiamo dato un esempio di tolleranza, ma non vorrei che la situazione peggiorasse. Chiediamo maggiore vigilanza a tutela di tutti». E tre giorni, fa proprio al Laurentino, i residenti del IV e V ponte hanno incendiato i cassonetti e bloccato il traffico. I manifestanti chiedono la riparazione di un ascensore, maggiore pulizia, tutele contro la microcriminalità dilagante, la presenza della polizia. Il Laurentino, come lo Zen di Palermo o il S. Paolo di Bari sembra una polveriera sempre pronta ad esplodere. Analogamente a quanto avvenuto a Scampia a Napoli nel mese di giugno, la rivolta investe anche gli "occupanti della notte". La convivenza con gli extra-comunitari avviene in condizioni di completo abbandono da parte delle istituzioni. E la rivolta del Laurentino ha avuto un suo epilogo. Alle 3 del mattino, proprio al X ponte, si è verificato l'ultimo sgombero forzato. Benzina per dare fuoco ai giacigli della disperazione, ed è stato il fuggi-fuggi. Questi sono i quartieri delle nuove periferie. Enormi, densamente popolati, privi di servizi, nell'insieme paurosi. Che fare allora? C'è chi pensa alla demolizione e chi alla riqualificazione. E la mente va alle "Vele" di Napoli che saltano in aria oppure a "Sorridi città", operazione di capitalizzazione delle facciate del patrimonio immobiliare dello Iacp a Bari. A Roma con il piano regolatore del marzo 2003 si è proposto l'abbattimento degli ultimi tre ponti del Laurentino. Un'operazione limitata che non investe il quartiere nel suo complesso. Meglio allora, come sostiene Rifondazione comunista, dare impulso ai progetti di recupero e di integrazione sociale. Lavoro, istruzione e dignità, anzitutto. Il tam tam della rivolta invoca pari diritti nell'accesso alla vita. Per tutti.

Indagine: caro-abitazione al primo posto tra le spese degli italiani

Casa dolce casa. Corsa all'acquisto dell'abitazione nel centro Italia, e nel nord consumi soprattutto per prodotti non alimentari, mentre cresce la spesa alimentare nel Mezzogiorno anche se cala il consumo di olii e grassi. Tiene la carne anche dopo la paura di mucca pazza ma aumenta il consumo di pesce. Spendono così, gli italiani, secondo l'ultima indagine diffusa da Confcommercio che fotografa gli usi delle famiglie italiane nel quinquennio 1997-2002, evidenziandone le differenze geografiche. Dal borsellino delle famiglie italiane escono ogni mese soldi impegnati per il 24% in spese per la casa, 19,4% in alimenti e bevande, 14,3% in trasporti, 11,1% in altri beni e servizi, 6,8% abbigliamento e calzature, 6,4% mobili ed elettrodomestici, 4,9% tempo libero, cultura e giochi, 3,8% sanità. In questi anni la spesa media delle famiglie è cresciuta dell'8,3% con punte del 15% per le regioni del centro. Inferiore, invece, nelle regioni del sud (6,3%) che peggiorano di oltre un punto percentuale il gap che le separa dal livello medio di spesa familiare degli italiani. E se le famiglie del nord hanno incrementato in maniera significativa (7%) la spesa per i consumi non alimentari, nelle regioni meridionali il comportamento delle famiglie resta di tipo tradizionale ed evidenzia una maggiore attenzione alla spesa per la tavola (10%).

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