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Silvia Fontani
Note di vita quotidiana alla scuola estiva di Eddyburg
22 Luglio 2006
Scuola estiva 2005
Una rapida cronaca e le impressioni di una delle 16 persone che hanno frequentato la scuola, pervenuta il 27 settembre 2005. Fra un paio di settimane un quadro completo dei temi trattati e dei loro contenuti

Note di vita quotidiana alla scuola estiva di Eddyburg

Sembra ieri ed è già domani alla scuola estiva organizzata da Eddyburg nel Parco Archeominerario di San Silvestro in Val di Cornia.

L’arrivo

L’ultima email di Monica inviata a tutti i partecipanti ci aveva istruito su come arrivare a Villa Lanzi dove il martedì mattina sarebbero cominciati gli interventi dei relatori, come da programma.

Il tema della scuola, consumo di suolo, si sarebbe conteso la platea con il dibattito sulla legge Lupi appena approvata dalla Camera dei Deputati. Fin qui tutto come da copione.

Nella tarda serata di lunedì, dopo essermi lasciata alle spalle la strada comunale per Campiglia Marittima, seguendo le indicazioni di Monica mi sono inerpicata con la mia auto lungo una strada ghiaiosa che sembrava perdersi nel silenzio della macchia mediterranea : in mezzo al paesaggio di antiche miniere, oggi circondato dai gradoni delle cave ancora in attività, è apparsa quasi all’improvviso casa Gowett, costruzione dei primi anni del secolo scorso, semplice ed al tempo stesso austera nella sua testimonianza di presidio dei minatori che per decenni hanno lavorato in questa zona.

Il luogo è unico, tra le colline che lasciano intravedere il mare immerso nella luce della sera, e oltre, le sagome delle isole dell’arcipelago toscano. Sono affascinata.

Salgo le ripide scale che portano alla reception, qualcuno dei partecipanti è già arrivato, saluto Carla e Maria Paola; subito si parla, ci si conosce, curiose di poter frequentare questa scuola insieme.

Il prof. Salzano è arrivato presto insieme a Mauro Baioni, Angela era già arrivata, gli altri arrivano alla spicciolata: Elena, Valerio, e poi ancora Elena, Oscar, Rossana, Vanni, Francesca; Paolo e Michele ci raggiungeranno domani; e poi alcuni relatori, Vezio De Lucia, Giovanni Caudo, Georg Frisch, Paolo Berdini: alcuni di loro hanno lavorato attivamente con il prof. Salzano alla costruzione della scuola estiva e il loro sorriso rivela la soddisfazione di essere arrivati al traguardo: la Scuola Estiva di Eddyburg sta per cominciare.

Il primo “raduno generale “ verso le venti e trenta è intorno alla tavola della cena: non serve rompere il ghiaccio, basta il nostro nome e poi tutti ci sentiamo accomunati dai quattro intensi giorni che dedicheremo a parlare di ciò che ci sta veramente a cuore: come direbbe Leopardi, delle magnifiche sorti e progressive del nostro territorio, la casa comune del nostro vivere.

Primo giorno

Dopo una notte un po’ burrascosa di forte pioggia la mattina di martedì ci accoglie con un tiepido sole; cominciano gli interventi dei relatori, mi avvio frettolosamente lungo il sentiero che porta a Villa Lanzi: - “Puntuali!” - ha detto perentorio il prof. Salzano ieri sera!

Dopo il saluto di benvenuto del fondatore di Eddyburg, che invita attraverso le parole di Calvino a ricorrere con ampiezza “all’ottimismo della volontà per saper riconoscere, in questi tempi di lupi, chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”, è compito di Maria Cristiana Gibelli introdurre il tema così attuale del consumo di suolo, con una trattazione quanto mai organica ed interessante impostata sulla valutazione dei costi economici della città dispersa: la sua conclusione va oltre l’affermazione della eventuale necessità di introdurre costi aggiuntivi per chi produce insediamenti diffusi, indicando esperienze europee di buone pratiche di governo del territorio per un più saggio controllo del consumo delle risorse territoriali.

Piero Bevilacqua, soffermandosi sulla evoluzione storica delle trasformazioni che l’uomo ha operato da sempre nell’ambiente in cui vive, ci riporta alla imprescindibile necessità di non perdere la coscienza di un uso naturale delle risorse del territorio negando con fermezza quella da lui definita la “pestilenza ideologica del nostro tempo” che ci porta a credere nella necessità del costruire continuo per favorire e mantenere livelli costanti di sviluppo.

Il pranzo è ormai alle porte a Villa Lanzi: ci si concede una pausa tra un piatto di zuppa toscana e carpaccio di ottimo pesce.

Si torna a parlare nel pomeriggio; e certamente la relazione di Giovanni Caudo è quella che più ci lascia stupiti, quasi interdetti, nel comprendere la semplice quanto perversa logica con la quale in pochi anni siamo stati fagocitati dall’ascesa inarrestabile della rendita immobiliare e fondiaria, con tutte le conseguenze che questa ha prodotto, e sta producendo, sul nostro territorio.

Paolo Berdini ci introduce un caso esemplare di nuovo piano regolatore nella redazione del quale ci si è distaccati dal modello di pianificazione pubblica previsto dalla legge urbanistica nazionale, per fortuna ancora vigente, del 1942: il nuovo PRG di Roma che con operazioni di “compensazione urbanistica” esemplifica, secondo il relatore, la prima vera applicazione delle regole di contrattazione pubblico-privata previste dalla legge Lupi.

La prima giornata finisce con un ritorno alla realtà, che troppo spesso vorremmo credere irreale, documentata da una carrellata di foto di insediamenti produttivi e commerciali a nastro scattate lungo una statale padana che da Torino ci porta a Monselice dall’ ironico quanto mai pungente Fabrizio Bottini, presente anche in qualità di fotografo ufficiale della Scuola Estiva.

Si esce da Villa Lanzi che è quasi sera, alcuni pensierosi su ciò che hanno ascoltato, altri continuando la discussione mentre si avviano verso Casa Gowett; altri ancora vagano in cerca del segnale del proprio telefonino che in questa parte di mondo, dominato per quattro giorni solo dalle nostre discussioni talebane sull’urbanistica interrotte unicamente dal passaggio degli automezzi che provengano dalle aree di cava, ha giustamente ritenuto di dover rimanere muto.

Secondo giorno

Il secondo giorno della Scuola di Eddyburg si focalizza sull’intervento di Vezio De Lucia sulla Legge Lupi: non mi sento di aggiungere alcuna parole alle sue, tanto la relazione è precisa nella ricostruzione delle fasi che hanno portato al disegno di legge quanto accurata nell’ indicare il legame profondo tra l’incremento delle rendite e le regole dettate dai nuovi articoli che cantano il Requiem della pianificazione pubblica.

Non c’è urbanistica se non c’è tutela: su quest’ultima frase di Vezio De Lucia si inserisce l’intervento di Maria Pia Guermandi che ci riporta ad una analisi delle testimonianze culturali del nostro territorio, spesso fagocitate, se non cancellate, dall’avanzare dell’urbanizzazione selvaggia; beni culturali che devono essere sì catalogati ma prioritariamente tutelati e valorizzati come identità della nostra storia.

Dario Franchini, parlando della valutazione strategica, ci riporta alla dimensione progettuale dell’urbanistica ed all’attualità dell’uso ed abuso del termine “sostenibilità”, ponendo l’accento su pregi e difetti del modello toscano, padre in Italia del concetto di sviluppo sostenibile, alla luce della nuova Legge Regionale di Governo del Territorio.

Dopo un pranzo veloce la visita alla Rocca di San Silvestro, insediamento fortificato a poche centinaia di metri da Villa Lanzi, ci apre scenari medievali di incontrastata bellezza oggi riscaldati da un’aria quasi estiva.

Nel pomeriggio ancora tre relazioni, tutte che riportano l’attenzione su casi esemplari di pianificazione pubblica: Piero Cavalcoli ci racconta l’esperienza del PTCP di Bologna sottolineando la necessità, oggi innegabilmente attenuata dalle leggi in materia, della pianificazione di livello sovracomunale.

Georg Frisch e Antonio Di Gennaro, il primo attraverso esperienze europee, il secondo con il racconto della nascita e morte dell’ultimo PTCP di Napoli, non fanno che confermare che la pianificazione genericamente definita “di area vasta” è il livello nodale su cui strutturare modelli corretti di trasformazione del territorio.

Anche oggi i relatori hanno contribuito con grande professionalità ad aggiungere un piccolo ma prezioso tassello al selciato che tutti noi vogliamo porti alla costruzione della strada su cui far progredire il nostro modello di urbanistica: un’urbanistica che per sopravvivere nei suoi valori deve, come dice Eddy, andare necessariamente controcorrente.

La Scuola si prende un piccolo momento di libertà e la sera ci allontaniamo dal nostro ritiro per andare a visitare il borgo di Massa Marittima.

Terzo giorno

Così, ormai abituati al ritrovo mattutino davanti ad una tazza di caffè a discutere delle notizie sulle prime pagine dei giornali che Fabrizio Bottini ci porta puntuale di ritorno dall’edicola più vicina, ci ritroviamo nuovamente a Villa Lanzi per la terza giornata della Scuola Estiva di Eddyburg.

E’ ancora Antonio Di Gennaro che ci parla di come sono cambiati non solo i modelli insediativi sul territorio aperto ma anche come questo sia dominato da nuovi soggetti: ed allora la domanda è come dialogare con questi nuovi destinatari della pianificazione e come possa il territorio rurale “difendersi” dalla crescita urbana.

Ad Alfredo Drufuca spetta invece l’interessantissimo compito di farci capire come possa la realizzazione di un nuovo asse stradale modificare i modelli di crescita urbana sul territorio; e in questo caso la domanda sorge spontanea: quanto le infrastrutture stradali, e non, hanno contribuito alla dispersione urbana? Sono decenni ormai che ci sentiamo ripetere che le strade sono necessarie “allo sviluppo del paese”, l’attuale governo ne ha fatto il suo cavallo di battaglia, noi alla scuola abbiamo cercato di riflettere anche su questo.

E un’ottima conclusione al dibattito è stata la relazione di Carla Ravaioli che argomentando sul concetto di turismo di massa ha riportato l’attenzione al pericolo che tale fenomeno può avere sulla nostra identità culturale legata alla identità dei luoghi in cui viviamo messa fortemente in discussione dalle trasformazioni edilizie volute dagli operatori del settore turistico ed avvallate dalla rendita fondiaria.

Nel pomeriggio abbiamo conosciuto dalle parole del suo presidente Massimo Zucconi e dall’intervento di Carlo Melograni la realtà della pianificazione della Val di Cornia e la vitalità con cui oggi crescono le attività dei Parchi di questa terra di Toscana.

Quarto giorno

Ed è arrivato anche venerdì, ultimo giorno di relazioni e discussioni della Scuola: è Gigi Scano che affronta in prima mattina il tema del rapporto tra legislazione regionale e consumo di suolo: il suo intervento apre un ampio dibattito tra noi; ormai ci sentiamo parte di questa comunità, portiamo i nostri contributi, le nostre idee con semplice entusiasmo.

Mauro Baioni, a cui spetta il grande merito di aver fatto sì che tutto filasse liscio in questi giorni di convivenza, chiude gli interventi dei relatori.

Il pranzo quest’oggi è breve, cominciano a girare gli elenchi con i nomi dei partecipanti e i loro indirizzi email per i futuri scambi di missive.

Eddy ci vuole tutti intorno a lui per un bilancio di questo primo corso: è il momento più intenso dei cinque giorni, ormai ci chiamiamo per nome, trasmettiamo l’un l’altro i colori della cultura dei luoghi da cui proveniamo, ci sentiamo uniti da questo nostro sentire comune, da idee urbanistiche oggi controcorrente che vogliamo non solo difendere ma soprattutto affermare anche all’esterno, anche nei confronti di che la pensa in modo diverso da noi.

La Scuola di Eddyburg tornerà il prossimo anno sempre in Val di Cornia; il ritiro in questo luogo ameno e silenzioso, ed anche un po’ spartano, aiuta la concentrazione ed i rapporti; sul tema c’è ancora discussione: Eddy propone la pianificazione provinciale, Vezio De Lucia il modello toscano.

Tutti noi siamo invitati a dire la nostra perché il nostro mestiere, il mestiere dell’urbanista, continui a farsi portavoce di un modello culturale che rappresenta la capacità di sopravvivenza della nostra civiltà.

Al prossimo anno

Ci salutiamo davanti a Casa Gowett in mezzo ad un andirivieni di valige e borse su e giù per le scale; il piazzale si svuota, torna il silenzio immerso nel verde della macchia mediterranea di questa selvaggia terra toscana scandito dal correre degli automezzi lungo le strade polverose che attraversano le cave.

Un saluto a tutti coloro che hanno partecipato alla Scuola ed un arrivederci al prossimo anno!

Postilla

Monica Porciani è l’impareggiabile organizzatrice che la Parchi della Val di Cornia s.p.a. ha messo a disposizione della scuola. Casa Gowett la foresteria dove erano ospitati i frequentanti della scuola (studenti e docenti), Villa Lanza la sede del Centro di documentazione dove si sono svolte le lezioni e le altre attività connesse

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