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Alberto Vitucci
Mose, un cartellino giallo da Bruxelles
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
Da la Nuova Venezia del 9 giugno 2004 una buona notizia per Venezia e la sua Laguna.

Mose, un cartellino giallo da Bruxelles

VENEZIA. Una procedura di infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto della normativa europea sulla Valutazione di Impatto ambientale. La lettera sarebbe già stata inviata al governo da Bruxelles, firmata dal commissario europeo all’Ambiente Margot Walstrom. E contesta all’Italia le procedure della Legge Obiettivo sulle grandi opere. In particolare, la manacata procedura di «Via» sui progetti definitivi. «Le procedure per il Mose», commenta il Wwf Italia, autore dell’esposto che gha dato il via all’istruttoria, «vanno immediatamente sospese, per adeguarsi alla normativa ed evitare multe per milioni di euro. Oltre ai danni ambientali provocati da opere non adeguatamente valutate dal punto di vista dell’impatto sul territorio».

Una decisione destinata a far riesplodere le polemiche sulla grande opera e sulla sua legittimità. Secondo la commissione europea con le procedure «accelerate» della Legge Obiettivo voluta dal ministro Lunardi si effettua la procedura di Via sui progetti preliminari e non sui definitivi. In questo modo si lascia la «discrezionalità al ministero per l’Ambiente di decidere». Il progetto finale può essere diverso da quello iniziale, senza garanzie per la tutela dell’ambiente e l’informazione dei cittadini. Molte le opere interessate alla procedura, in teoria tutte quelle approvate con la Legge Obiettivo (dunque anche il Passante, la Rome commerciale, la Pedemontana). Ma gli effetti maggiori si potrebbero avere sul Mose, il progetto delle dighe mobili per cui la Valutazione di impatto ambientale sul preliminare era negativa, poi sostituita con una Via regionale.

«La laguna e i litorali corrono rischi grandissimi con il Mose», denuncia Paolo Perlasca del Wwf Italia, «in attesa delle urgenti e necessarie modifiche alla procedura di Via richieste dall’Europa occorre che siano sospese le procedure non concluse e le autorizzazioni già concesse».

Secondo il movimento ambientalista occorre insomma fermare i cantieri che già stanno provocando le prime conseguenze ambientali agli Alberoni, e presto saranno visibili a Punta Sabbioni.

Lavori enormi, per cui è previsto lo sbancamento di milioni di metri cubi di fondali, la costruzione di muri («spalle») in cemento, la demolizione delle dighe ottocentesche e la costruzione di un’isola artificiale di sette ettari davanti al bacàn di Sant’Erasmo. «Solo il Comitatone può fermare i lavori», ha detto qualche giorno fa la presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva. Ma ora la procedura di infrazione potrebbe modificare lo scenario.

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