la Nuova Venezia, 26 febbraio 2018. Anche la Biennale Architettura si presta a raccontare spavaldamente la magnificenza di un progetto che già si sa che non funzionerà, che ha compromesso la Laguna e che è lo scandalo più grande d'Europa, con postilla
Il Mose in mostra alla Biennale Architettura del prossimo maggio. L'iniziativa sarà promossa dal Provveditorato alle opere Pubbliche del Triveneto con il Consorzio Venezia Nuova e sarà realizzata dallo Iuav. A essere esposti saranno infatti i progetti realizzati sul piano architettonico e paesaggistico dall'università guidata dal professor Alberto Ferlenga per "migliorare" e mitigare l'aspetto delle dighe mobili alle bocche di porto. Un incarico ricevuto dallo Iuav nel 2004 dal Consorzio Venezia Nuova d'intesa con la Soprintendenza veneziana e il Comitato di settore dei Beni Culturali, ma realizzato solo in parte, come spiega lo stesso Ferlenga.
«La parte architettonica del progetto è stata effettivamente realizzata» commenta il rettore «mentre quella paesaggistica in buona parte ancora no, anche perché non interamente finanziata. Ma in mostra si vedranno entrambe per volontà del Consorzio e del Provveditorato alle opere pubbliche che ci hanno proposto l'iniziativa, che verrà realizzata all'interno degli spazi espositivi di Thetis, appunto in occasione della prossima Biennale Architettura. Gli stessi commissari del Consorzio non conoscevano la parte di mitigazione del progetto, ed è parso interessante mostrarla in dettaglio, secondo i progetti elaborati da me e dagli architetti Carlo Magnani, Alberto Cecchetto e Aldo Aymonino. L'obiettivo era ed è quello di fare del Mose almeno in alcune sue parti, anche una struttura fruibile dalla collettività, dandole appunto anche una dignità paesaggistica».
Inevitabile che la mostra possa portare con sé anche qualche polemica, legata anche ai problemi che sta incontrando la conclusione della realizzazione del Mose. Tra gli interventi progettuali previsti dall'Iuav per il «miglioramento» paesaggistico del Mose, una collinetta con gli alberi per mitigare l'impatto della nuova isola del bacàn. Percorsi pedonali per ammirare la laguna. E una nuova penisola interrata per «coprire» il porto-rifugio ricavato a ridosso dell'Oasi di Ca' Roman. In particolare l'architetto Magnani si è occupato di ridisegnare i profili di costa della bocca di Lido e di risistemare il progetto. L'isola artificiale davanti al bacàn è stata un po' rimpicciolita e rimodellata agli angoli. L'edificio che dovrà ospitare la regia delle paratoie e le centrali elettriche in parte interrato e spostato verso la parte sud.
Lo scopo per i progettisti, è quello di inserire nell'ambiente le opere, non certo di «abbellire» soltanto i cantieri. La nuova isola, che dovrà fare da fulcro alle due schiere di paratoie (venti più venti) ancorate alle possenti spalle delle dighe di Lido e di Punta Sabbioni, sarà alta tre metri e mezzo sul lato est, verso il mare. Scenderà progressivamente verso ovest, per essere in qualche modo «integrata» nell'ambiente preesistente con alberi e verde. Un ambiente nel frattempo profondamente modificato. E' stato infatti scavato, dietro l'isola, anche il nuovo canale navigabile che in qualche modo, assicurano gli esperti, ha già modificato correnti e velocità dell'acqua.
Tra le opere di mitigazione, previsti, i percorsi per raggiungere i moli dalla spiaggia. E i posti barca che saranno ricavati nel nuovo porto rifugio verso Punta Sabbioni e verso il Lido. La bocca di Malamocco, la più compromessa dal punto di vista degli scavi e degli interventi «pesanti» con le palancole e la grande conca di navigazione, è stata affidata all'architetto Alberto Cecchetto. La proposta prevede di recuperare la passeggiata verso il faro Rocchetta. Le spalle in cemento del Mose dovrebbero essere contornate da nuovi fari stilizzati e postazioni. A Chioggia il progetto di «mitigazione» è firmato dallo studio Aymonino-Ferlenga. Qui il porto rifugio verso Ca' Roman è stato in pratica raddoppiato. Con un interramento verso la laguna che dovrà servire da «filtro» ambientale. Un'area verde per mitigare anche l'impatto visivo del pietrame. Anche qui sono previste passeggiate, posti barca, capanni per la vista della laguna, posti di ristoro.
postilla
Sull'assoluta inutilità del Mose ai fini per i quali sarebbe stato finalizzato, sui danni che l'avvio della sua realizzazione ha già iniziato a provocare, sulla vasta e profonda azione di corruzione che ha esercitato alla società veneziana abbiamo già pubblicato numerosi articoli e documenti, fin dall'inizio della sua presentazione. Ma non immaginavamo allora la dimensione del danno che la sciagurata iniziativa del ministro Franco Nicolazzi, e dalla banda dei suoi manovratori, avrebbero provocato. Per il passato rinviamo agli articoli anteriori al 2013, nella cartella MoSE del vecchio eddyburg. Tra gli articoli più recenti segnaliamo quelli di Alberto Vitucci, di Armando Danella, di Paola Somma, di Paolo Cacciari, E leggete soprattutto l'Eddytoriale n. 174, per comprendere l'oceano di corruzione che le spese dei contribuenti hanno inconsapevolmente alimentato