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Paolo Marelli
Monza-Morbegno in 2 ore e 30' sulla nuova via delle vacanze
4 Agosto 2013
Padania
Un esempio da manuale di come la comunicazione dei grandi interessi edilizi e territoriali legati alle strade proceda in modo sistematico.

Corriere della Sera Lombardia, 4 agosto 2013, postilla (f.b.)

MORBEGNO (Sondrio) — «Maledetto caldo, chi lo sopporta più. E' colpa di Stige se scappiamo». Alle 8.50 il sole già brucia l'asfalto. L'afa fa boccheggiare i milanesi Alberto e Franca Bonfanti, marito e moglie, due figli. Sono nel parcheggio del centro commerciale che si affaccia sul chilometro zero della statale 36 a Cinisello Balsamo. Fatta la spesa, stanno partendo: «Andiamo in Valtellina. Lì abbiamo riscoperto la seconda casa: per la crisi e perché adesso i tempi di percorrenza si sono accorciati di quasi un'ora». S'infilano in macchina, l'aria condizionata al massimo, il bagagliaio che scoppia. Come la famiglia Bonfanti, sono migliaia i lombardi fuggiti dalle città. Un viaggio anche solo per un weekend, come vuole il nuovo turismo mordi-e-fuggi: invitati anche dalle nuove infrastrutture (la galleria di Monza, aperta lo scorso 3 aprile, e il nuovo tratto della statale 38 in provincia di Sondrio, inaugurata lo scorso mercoledì) che promettono di avvicinare la Valtellina al resto della Lombardia.
Ore 9. Partenza da Cinisello Balsamo. In un paio di minuti ci si infila nei 1.800 metri del tunnel di Monza, nuova «porta della Brianza». Limite di velocità a 90 all'ora. In 80 secondi, Monza è già alle spalle: prima servivano da 30 a 45 minuti. La galleria è costata 75 milioni di euro, che salgono a 330 milioni se si contano i lavori della connessione della Statale 36 con la rete autostradale. Lecco dista 49,9 km, la circolazione è intensa, ma fluida. Oltre ai vacanzieri, in strada c'è il popolo dello shopping, perché su entrambi i fianchi la Nuova Valassina è una giungla di vetrine. Il termometro segna 33,5 gradi. Lissone, Desio, Seregno, Carate e Giussano. Poi segue un saliscendi fra le colline. Ore 9.40. Ecco Lecco e lo snodo per la Valsassina, che calamita una scia di auto, moto e camper. Ma per Sondrio si prosegue dritto, nel tunnel del San Martino. All'uscita, ecco il ramo lecchese del lago di Como, con scorci da cartolina. Ore 10. Area di servizio di Mandello Est. C'è l'assalto a caffè, brioches e panini: processione alla cassa, giornate da triplo incasso rispetto al solito, dicono gli addetti.
Dopo 15 minuti di sosta, si riparte lungo la statale 36: unica nota dolente, un ingorgo fra Bellano e Dervio, che sull'orologio mangia 20 minuti, per la chiusura della galleria Monte Piazzo e annessa deviazione dalla corsia nord alla sud. Ore 11. Eccoci allo svincolo del Trivio di Fuentes. A sinistra Colico, a destra una cattedrale dello shopping da 60 negozi. Qui c'è il bivio: la Ss 36 prosegue per il Passo dello Spluga, mentre per la Valtellina bisogna immettersi sulla fiammante statale 38: sono 9,3 km fino a Cosio, costati 240 milioni di euro. L'asfalto è come un tappeto da biliardo. Tempo di percorrenza? Dieci minuti, mentre prima erano almeno 30. Poi le due corsie si restringono nell'imbuto di Morbegno: 5 km in 20 minuti. «Speriamo che facciano presto la nuova tangenziale, così libereremo il centro», sospira il sindaco Alba Rapella. Le fa eco Agostino Pozzi di Confartigianato di Sondrio e titolare di un'azienda di autotrasporto: «Ci auguriamo che questo nuovo tratto sia l'inizio di un progetto di rapida realizzazione e più ampio».
Ore 11.30. A due ore e mezza dalla partenza, a Morbegno, percorsi 115,7 km, eccoci alla meta del nostro viaggio. Ma per chi invece è diretto a Tirano, Bormio, Livigno, la statale 38 è ancora lunghissima.
postilla
Naturalmente nessuno ci parlava di questi problemi, quando poche settimane fa in pompa magna autorità e stampa marciavano trionfali sul megatunnel di Monza, diaframma caduto fra la regione produttiva e il suo cuore nevralgico nel capoluogo. Eppure basta poco (basta appunto l'esperienza di una Famiglia Bonfanti in Vacanza, ce ne sono milioni) a intuire che tutto si tiene, e se lascio andare un grosso fiotto di qualcosa da un buco, finirà per intasare un buco successivo in assenza di altri sbocchi. Esiste un piano? Certo, ma non riguarda la mobilità e il suo rapporto con gli insediamenti, lo sviluppo socioeconomico, la sostenibilità ambientale. Riguarda solo gli interessi di chi di fatto crea ad arte il diaframma successivo (ce n'è sempre uno in attesa) per poi farlo crollare a spese del territorio e del contribuente. Perché nessuno apriva bocca quando tutte le possibili vie di circonvallazione degli abitati venivano puntualmente ostruite da nuove lottizzazioni? O qualunque idea di mobilità alternativa su ferro si rinviava sine die? Ed eccoci qui, con le famiglie già preparate a infuriarsi per il prossimo tappo, e a votare per il politico che promette di farlo saltare … ad libitum (f.b.)
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