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Paolo Hutter
Milano cancella l’isoletta verde
29 Gennaio 2013
Milano
Condivisibili le riflessioni di un ambientalista sulle scelte un po' burocratiche del comune. Ma resta aperto il problema del ruolo della natura in città.

Il Fatto quotidiano, 29 gennaio 2013, postilla (f.b.)

Il destino di una spina di verde selvaggio e planiziale padano – sorta spontaneamente nella porzione della Darsena dei Navigli semi-prosciugata e abbandonata per anni per colpa di un progetto poi abortito di parcheggio sotterraneo – ha agitato le anime del centrosinistra milanese. Quella spina verde ha attirato decine di specie di avifauna e qualche anfibio e su questa esperienza di natura urbana sono sorti il gruppo e le proposte di Darsena Pioniera.

Gli ultimi fatti

Nell’assemblea convocata dal Comune la sera del venerdì 25 gennaio per illustrare il progetto Darsena si è definitivamente consolidata ed esplicitata la posizione della Giunta Comunale di demolire la cosiddetta “oasi naturale” della Darsena. Le ragioni addotte da Confalonieri (responsabile per il Sindaco dei progetti Expo) e dalla De Cesaris (assessore all’Urbanistica) sono state quelle della tempistica tecnico-amministrativa che impedirebbe di mettere in atto la necessaria variante senza perdere il già difficile treno per arrivare a marzo 2013 con la Darsena rifatta. C’erano anche però vari esponenti (per lo più di area Pd e/o Comitato Navigli) apertamente contrari a quello che un oratore ha definito l’insulto che un paio di isole vegetali porterebbero alla monumentalità della Darsena. Hanno definito “saggia” la “decisione” del Comune, lasciando intendere di non credere che solo di valutazioni di tempistica si sia trattato (ma di una scelta di scartare l’Oasi).

Nel finale dell’assemblea, l’assessora De Cesaris ha accusato Darsena Pioniera di essersi fatta viva solo tre mesi fa (“ho le mail”). Ma Darsena Pioniera aveva indirizzato le sue prime missive post elezione diPisapia all’assessore Maran, ignorando che la questione fosse di competenza della De Cesaris. Gli assessori non comunicano tra loro? Al di là di questa curiosa diatriba restano due fatti: a) che la Giunta Pisapia e la maggioranza comunale, nonostante alcuni interessamenti episodici, non avevano considerato l’opzione rappresentata dall’oasi e dalla presenza dell’avifauna e b) che una forte battaglia di pressione, con coinvolgimento di stampa e consigli di zona è stata condotta da Darsena Pioniera e dai suoi alleati solo dopo le vacanze estive del 2012, quando già era stato approvato un progetto che non prevedeva l’oasi.

Milano potrebbe amare i suoi spicchi di natura?
L’Amministrazione Comunale e lo stesso consiglio comunale non hanno mostrato complessivamente una particolare sensibilità alle nuove tendenze internazionali sul tema verde urbano, con valorizzazione delle biodiversità e delle forestazioni naturali, e l’esperienza di Bosco in Città è rimasta più che altro fuori città.

Nello specifico dell’Oasi della Darsena c’è da dire però che contro l’ipotesi “pioniera” hanno giocato anche due potenti fattori, (che hanno anche influenzato la Amministrazione Comunale) ovvero: 1) ilmalumore della popolazione verso la situazione di stallo e di abbandono della Darsena, che portava in prima istanza a identificare i difensori dell’oasi come i difensori del degrado (sindrome della “pantegana”) e 2) la presenza di una corrente fondamentalista ‘rivogliamo la Darsena com’era’ che anche di fronte alla illustrazione di un’ipotesi di isolette non era disposta ad accettare alcuna mediazione. Non erano disposti neanche ad entrare nel merito dell’altezza degli alberi o della vastità delle isolette.

E’ probabile che di fronte a una presentazione “alla pari” delle varie ipotesi, quella di tenere viva una parte dell’oasi nella Darsena avrebbe potuto prevalere nell’opinione pubblica, come dimostra il 75% dei voti a un sondaggio aperto da Gazzetta.it. Ma non ce n’è stata la possibilità, e in ogni caso sarebbe stata dura.
E’ comunque notevole che la controversia abbia agitato non poche persone, in Internet, tra gli architetti, tra gli ambientalisti, nel mondo politico comunale e anche sui giornali.
Anche chi non ha capito che “dal letame nascono i fiori” e ha continuato a dileggiare “erbacce e rospi” potrà convenire che se le ruspe porteranno via il verde spontaneo della Darsena, però l’idea della opportunità e possibilità di oasi urbane di biodiversità si è fatta strada a Milano attaverso questa discussione. Anche perché – particolare da non trascurare – costano molto meno in termini di manutenzione rispetto al tradizionale verde artificiale urbano.

I rappresentanti dell’Amministrazione l’altra sera hanno detto che intendono realizzare nella stessa Darsena, o meglio nel suo lembo più occidentale, un’analoga vegetazione per 2.500 metri quadrati capace di attirare l’avifauna. Non sarà visibile come quella che viene soppressa, ma a questo punto è importante che ci provino davvero a farla, e da subito.
E poco più a sud, a poche centinaia di metri, tra i due Navigli c’è una fantastica Cascina mezza diroccata in mezzo a aree verdi non curate da anni, con alberi e cespugli, i rovi dell’abbandono, e una roggia che ha sempre acqua. Si rifugeranno lì anche le gallinelle e gli aironi? Dipende anche dagli umani, da chi vuole avere nella città spicchi di calma e di biodiversità.

Postilla
La questione forse non è tanto se amare o meno la natura, cosa che in un modo o nell'altro facciamo tutti, visto che ne facciamo parte e ci viene spontaneo. Dal punto di vista delle strategie urbane (e metropolitane), come pure ricorda Hutter, è indispensabile inserire coerentemente e gradualmente elementi naturali nella rete sinora artificiale e comunque squilibrata della città. Forse l'agire per progetti simbolo come quello della Darsena non basta e in fondo non serve, almeno finché le scelte puntuali non troveranno il modo per fare sistema, magari individuando priorità e sinergie che per ora appartengono solo alle "infrastrutture grigie" (f.b.)

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