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Eugenio Scalfari
Ma quanto resteranno i marines in Iraq?
18 Agosto 2005
Articoli del 2004
Da la Repubblica del 3 maggio 2004. Il punto sulla tragedia scatenata dall'antiamericano Bush

GUARDATE con attenzione questi due spezzoni di cro naca, o forse di storia, che si svolgono da tre anni sotto i nostri partecipi occhi: lo spezzone America-Medio Oriente-terrorismo e lo spezzone Europa-Medio Oriente-terrorismo. Si svolgono su linee parallele, destinate probabilmente a convergere, ma il come e il quando non si conoscono. Secondo i canoni della geometria due parallele si incontrano all´infinito il che, secondo i canoni della politica, significa mai. Ciò ha sviluppato un terzo e un quarto spezzone: quello intra-europeo e quello Usa-Europa. Dalle diverse combinazioni di questi quattro elementi uscirà la storia dei prossimi mesi e dei prossimi anni.

Molti altri ufficiali dell´ex esercito saddamita sono stati reintegrati nelle loro funzioni e molti soldati sono stati richiamati alle armi. A Falluja e in tutta la zona sunnita dell´Iraq centrale questi provvedimenti sono stati accolti con favore dalla popolazione. Almeno per ora.

6. Gli ostaggi italiani nelle mani d´una sedicente Brigata verde di Maometto non sono stati ancora rilasciati. Nuove condizioni, di fatto irricevibili, sono state poste per la loro liberazione.

7. Le milizie sciite che fanno capo ad al Sadr sono ancora sul piede di guerra (insieme ai guerriglieri sunniti), a Najaf, a Kerbala, a Kufa, a Falluja, a Nassiriya, a Bassora. In quest´ultima città operano anche cellule di Al Qaeda. La situazione in molti quartieri di Bagdad è confusa. Vige il coprifuoco, lo stillicidio dei morti prosegue da ambo le parti.

8. Durante il mese d´aprile sono caduti sul teatro di guerra iracheno 131 militari americani. I feriti sono alcune centinaia. Numerosi anche i morti nella polizia irachena e tra uomini d´affari, executives e civili americani e occidentali. Le perdite di vite umane tra la popolazione di Falluja sono state fin qui oltre 1.200, i feriti alcune migliaia. La percentuale di bambini e ragazzi sotto i 14 anni è stimata al 20% del totale, cioè non meno di 250 per quanto se ne sa. Al di là di queste notizie non ufficiali, il fronte di Falluja è blindato. Di quanto sia veramente accaduto in quella città di 200mila abitanti, quanta parte di essa sia stata distrutta dai bombardamenti, quale sia lo stato sanitario e alimentare della popolazione è ignoto dopo due settimane e mezzo d´assedio e di battaglia.

9. Notizie e fotografie orripilanti sulle torture inflitte da soldati e ufficiali Usa (ai comandi di una generalessa) a prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib alla periferia di Bagdad, sono state diffuse dalle tv americane e pubblicate dai giornali di tutto il mondo. Analoghi comportamenti sembrerebbero riguardare anche militari inglesi, ma su questo punto non ci sono ancora prove. Il Pentagono era a conoscenza dell´accaduto dallo scorso gennaio. I media Usa hanno esitato a rivelare quanto sapevano tenendo nascosta la vicenda per tre giorni, alla faccia della famosa indipendenza e libertà della stampa americana.

10. Gli ultimi sondaggi che riguardano il consenso dell´opinione pubblica americana al presidente Bush circa la condotta del dopoguerra iracheno sono scesi al 46% e il trend è al ribasso. Ma il consenso per lo sfidante Kerry si mantiene tuttavia intorno al 32%. Bush s´indebolisce ma Kerry non intercetta i voti in uscita.

11. Sono in corso contatti intensi tra Zapatero, Chirac, Schröder e Blair sulla risoluzione da sottoporre al Consiglio di sicurezza dell´Onu.

12. Nel frattempo il contingente militare spagnolo in Iraq è rientrato in patria tempo di record.

13. Sono in corso anche contatti tra il dipartimento di Stato americano, Annan e Brahimi sul medesimo argomento d´una auspicata nuova risoluzione dell´Onu, nella quale - secondo quanto dichiarato dal segretario generale delle Nazioni Unite - si autorizzerà una forza multinazionale a restare in Iraq.

14. Sullo stesso tema Berlusconi ha parlato con Putin e Blair. Frattini con Powell e Annan.

15. Il 1? maggio 10 paesi europei sono entrati ufficialmente a far parte dell´Unione che conta ora 25 membri.

16. Altri morti e altri attentati e raid aerei nelle strade di Gaza. Scene di "ordinario" mattatoio, mentre il Likud boccia il piano di ritiro di Sharon.

* * *

Che cosa si deduce da questo oggettivo elenco di fatti? La prima deduzione è che il recupero della sicurezza in Iraq resterà saldamente nelle mani del Comando americano e del nominando ambasciatore Negroponte se la sua nomina sarà approvata dal Congresso.

Di qui nasce una prima domanda: il Consiglio di sicurezza approverà dunque una nuova risoluzione che prenda atto di questa circostanza e accetterà comunque il coinvolgimento dell´Onu suggerito da Brahimi? Nel caso in cui il Consiglio accetti la risoluzione a maggioranza, la Francia e la Russia s´allineeranno o bloccheranno la delibera con il loro veto? La risposta dovrebbe arrivare entro il corrente mese di maggio. Da essa dipenderà anche l´atteggiamento, operativamente ininfluente ma politicamente d´un certo rilievo, dell´opposizione parlamentare italiana e in particolare delle forze riformiste che hanno dato vita alla lista Prodi.

Nel frattempo tuttavia è accaduta qualcosa che merita riflessione. In occasione della dolorosa vicenda degli ostaggi, rimasta ancora senza conclusione, il movimento pacifista è stato utilizzato come un "asset" positivo sia dalla maggioranza di governo che dai partiti d´opposizione. Allo stato delle cose questo "asset" s´è rivelato l´unico strumento efficace di pressione sui sequestratori, sebbene non ancora risolutivo. La tanto invocata politica estera "bipartisan" s´è finora materializzata solo sul punto che fin qui era stato il più controverso tra centrodestra e centrosinistra e all´interno dello stesso centrosinistra: le organizzazioni che si battono per la pace e per il ritiro delle truppe d´occupazione dall´Iraq sono state incoraggiate a scendere in piazza per favorire la liberazione dei tre italiani.

In tutto ciò c´è evidentemente un elevato tasso d´ipocrisia, ma il fatto politico resta: gli anatemi di Berlusconi e dei suoi sodali contro la piazza pacifista e "comunista" hanno dovuto cedere il posto a una sorta di riconoscimento forzoso ma non per questo meno significativo. A fronte di ciò il movimento pacifista, con l´eccezione della sciocca frangia dei "disobbedienti", ha rinunciato all´irruente vilipendio del presidente del Consiglio.

La mezza benedizione forzosa del centrodestra alle bandiere arcobaleno che seguivano il corteo promosso dalle famiglie degli ostaggi non cambia la sostanza delle cose ma indica però quale sia la forza dei fatti. La forza dei fatti dimostra eloquentemente che l´opzione militare non serve a nulla per sconfiggere la guerriglia d´un paese liberato e allo stesso tempo occupato.

Probabilmente l´opzione militare non serve granché neanche per portare avanti la sacrosanta lotta contro il terrorismo, che è tuttavia questione del tutto diversa dalla guerriglia anche se gran parte dell´establishment politico e mediatico fa di tutto per confondere insieme questi due differenti fenomeni.

La forza dei fatti e l´inutilità dell´opzione militare serve anche a rispondere a un´altra obiezione, sbandierata di continuo da quanti restano aggrappati all´opzione militare costi quel che costi in termini di vite umane.

L´obiezione è quella che prevede l´esplosione immediata della guerra civile in Iraq nel caso di ritiro delle truppe di occupazione. Contro questa obiezione si possono formulare i seguenti rilievi.

1. Perché mai e tra chi dovrebbe scoppiare la guerra civile? I curdi sono fuori dal quadro, il loro autonomo potere nel Kurdistan iracheno è già ben consolidato. I sunniti vogliono garantirsi libertà e autonomia nei territori dove sono da sempre maggioritari. Gli sciiti reclamano la guida della politica nazionale in forza della loro preponderanza numerica. Questi principi sono ragionevoli e largamente accettati da gran parte della società irachena.

2. La guerra civile è un´ipotesi mentre la guerriglia contro le truppe occupanti è una sanguinosa realtà. Bisogna mantenere questa sanguinosa realtà per paura che s´avveri un´ipotesi possibile ma non probabile? 3. Un´eventuale guerra civile non potrebbe essere evitata dalla presenza di forze militari che non abbiano partecipato alla guerra? 4. Qualora infine l´ipotesi della guerra civile risultasse così probabile e terrifica da imporre la permanenza delle truppe Usa e dei "volenterosi" alleati, quanto tempo dovrebbe durare la loro presenza? Se quel fantasma è ritenuto probabile oggi, lo sarà ancora tra un anno e anche tra 2 o 5 o 10. Nei Balcani i focolai di guerra civile si perpetuano dai tempi dell´invasione turca, mezzo millennio fa. Chi si ripara dietro lo schermo della guerra civile deve dunque dire la verità fino in fondo: l´Iraq non potrà essere restituito agli iracheni almeno per i prossimi dieci anni se basteranno. Dovrà essere affidato a un uomo forte, amico dell´America e puntellato dalla presenza d´una adeguata forza militare americana.

Questa è la verità di chi sbandiera il timore d´una (improbabile) guerra civile: un protettorato Usa a Bagdad. E allora diamoglielo. Noi europei, noi italiani, che ci stiamo a fare?

* * *

Se verrà effettivamente incaricato, sarà interessante seguire le gesta del generale saddamita Saleh a Falluja. Quell´uomo, che in foto sembra un Saddam pacioso, sarà osservato con molta attenzione dalla Casa Bianca, dal Pentagono e anche a Londra al numero 10 di Downing Street. Con la dittatura di Saddam non c´erano in Iraq né la guerra civile né i terroristi di Al Qaeda. In compenso c´era il terrore per chi s´opponeva al dittatore.

Non si può dire che gli americani ci facessero gran caso. Infatti lo armarono con le famose armi di distruzione di massa affinché sconfiggesse l´Iran khomeinista e facesse funzione di gendarme del Golfo.

Saddam per fortuna non c´è più e questo è il solo tangibile risultato che però non compensa l´orribile sconquasso che ne è derivato. Ma ora la Casa Bianca coltiva l´unica vera ipotesi che la farebbe uscire dalla trappola irachena: una dittatura militare a Bagdad gestita da un dittatore fantoccio, capace tuttavia di tenere in riga i suoi sudditi con l´ausilio coranico dei mullah sciiti e degli ulema sunniti.

Questa mistura sarebbe l´esito finale della guerra irachena e della teoria sulla democrazia esportabile. Barbara Spinelli, in un bell´articolo sulla Stampa di 9 giorni fa ha scritto "Termidoro a Bagdad". Peggio cara Barbara, molto peggio del termidoro e del terrore bianco che seguì a quello robespierrista nella Parigi del 1795. Militari saddamiti e ayatollah coranici al potere con il puntello dei marines ricordano piuttosto una cupa Vandea.

L´Europa non c´entra e non ci deve entrare. Del resto valga il detto "chi rompe paga e i cocci sono suoi". Parole sante con questi chiari di luna.

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