Conobbi Luigi Cogòdi tanti anni fa. Ero allora presidente dell’INU e Luigi assessore all’urbanistica della Regione Sardegna. Erano gli anni della prima applicazione della legge Galasso: Cogòdi e i suoi collaboratori ci aiutarono a organizzare un’iniziativa sull’argomento. Ammirammo e condividemmo subito il lavoro coraggioso e intelligente nel quale si erano impegnati per la difesa delle coste e della legalità.
Molti anni dopo Corte del fòntego editore propose a Sandro Roggio e a me di comporre un libro sull’esperienza del piano paesaggistico della Giunta di Renato Soru (Lezione di piano, Venezia, 2013).Nel documentare attraverso una molteplicità di voci il piano e il suo contesto ci sembrava indispensabile inserire una testimonianza di Luigi. Era malato, e ci fu impossibile raggiungerlo se non per telefono. Inserimmo allora nel libro una sua intervista, rilasciata a Filippo Peretti e pubblicata da La Nuova Sardegna il 18 novembre 2002.
La ripresento oggi, perché mi sembra che non solo esprima compiutamente la qualità e le ragioni dell’impegno di Cogodi, ma rechi testimonianza di una persona (un “politico”) e un’epoca che non devono essere dimenticati. (e.s.)
18 novembre 2002
LUIGI COGÒDI, "PADRE DEIVINCOLI"
dall'intervista di Filippo Peretti
Labattaglia in consiglio regionale sull’insediamento turistico a Palau ha fattotornare in auge il personaggio Luigi Cogodi come «padre» e «tutore» dei vincolidi inedificabilità sulle coste. Col Pci Cogodi fu assessore regionale all’urbanisticadal 1984 al 1987 (nelle prime due giunte Melis) e assessore al lavoro dal 1987al 1989, di nuovo assessore all’urbanistica (ma con Rifondazione) dal 1998 al1999 con l’ultima giunta Palomba.
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Lei è diventato un personaggiosoprattutto occupandosi di coste. Quando e perché ha iniziato?
Comeinteresse culturale, da sempre. Non concepivo che la Sardegna accettasse didiventare una prigione recintata dal cemento e dai muraglioni eretti da pochiingordi.
E come politico?
Daassessore all’urbanistica, nel 1984. Ricordo che quasi tutti quelli che sioccupavano di urbanistica, esercitavano il potere di costruire, inteso in sensoedilizio.
E lei?
Ame venne invece una gran voglia di costruire un progetto di salvaguardia della“Sardegna Isola”.
Ma molti pensavano, e pensano,che i “suoi” vincoli fossero un’esagerazione.
Nonun’esagerazione, la verità: proponevo che sulle coste venissero riqualificatisolo gli abitati esistenti e si evitassero per lungo tempo altre costruzioni ameno di due chilometri dal mare, salvo i servizi e le strutture collettive.
Perché un irriducibilecomunista si occupava di ambiente?
Unirriducibile comunista non può che essere un irriducibile ambientalista.
E viceversa?
Sesi intende che l’ambiente naturale è lo spazio vitale per tutti. E poil’ambiente è un valore culturale, e la cultura deve essere di tutti.
Ma l’ambiente è un potenzialeeconomico o no?
Sì,è quello che fa la differenza.
Anche altri, ma che non lapensano come lei, dicono che l’ambiente è una gallina dalle uova d’oro.
Mainvece di investire sulle uova preferiscono mangiarsi la gallina.
Chi erano gli avversari?Imprenditori e politici?
No,gli imprenditori no. Semmai i “prenditori”: abituati male, a prendere per sé ibeni di tutti. Quelli erano i nemici. E oggi sono gli stessi.
Furonodurissimi gli scontri con la Dc ma venne ostacolato anche nel Pci. Da chi?
Dachi confondeva il consenso popolare coi voti comunque acquisiti, da chi credevadi essere più moderno perché civettava coi “benpensanti”. Finivano col pensar maledelle cose fatte bene.
Puòfare i nomi?
Èmeglio non ricordarli. Di molti però sono noti i soprannomi.
Le dicevano che aveva ragionema che avreste perso voti?
Peròaccadde il contrario: persero i voti perché non sostennero le cose ragionevoli.
Renato Soru dice che laSardegna, se non si fosse costruito malamente nelle zone costiere più belle,oggi varrebbe di più anche sotto il profilo economico.
Soru,almeno in questo, ha ragione. È sicuramente così.
Non è più rimediabile?
Impedendol’ulteriore devastazione, abbiamo salvato i più grandi valori, anche economici,della nostra terra.
Non sembra, però, una battagliaancora di moda.
Forsei più giovani non lo sanno, ma senza la lotta, le leggi e le ruspeantiabusivismo degli anni ’80, oggi l’Isola varrebbe molto di meno. Ragione dipiù per difenderla ancora.
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