Siamo rimasti sconcertati nell’apprendere che l’amministrazione capitolina sta partecipando alla conferenza dei servizi della Regione Lazio per l’approvazione – in località Tor di Valle, al posto del vecchio ippodromo – di una mastodontica speculazione edilizia che in campagna elettorale il M5S aveva decisamente contrastato. Il progetto va sotto il nome di Stadio della Roma e comprende una pluralità di volumi edilizi per un totale di circa un milione di metri cubi di cui solo un quinto riguarda lo stadio e altre funzioni connesse alle attività sportive. Il resto sono tre grattacieli alti più di 200 metri e altri edifici destinati ad attività direzionali, ricettive e commerciali privi di rapporto funzionale con lo stadio ma destinati a compensare il costo delle opere infrastrutturali necessarie alla fruibilità dell’impianto sportivo. Il tutto su un’area in un’ansa del Tevere che il piano regolatore destina a verde sportivo attrezzato. Con il pretesto dello stadio si aggiunge insomma alla capitale un nuovo centro direzionale, non lontano dall’Eur, per iniziativa di un privato costruttore. Tra l’altro, senza che nessuno abbia spiegato che fine fanno lo stadio Olimpico e il vecchio stadio Flaminio ormai abbandonato. Per non dire della difficoltà a negare lo stesso trattamento a un eventuale richiesta di altri costruttori apparentati alla squadra della Lazio o ad altre società sportive.
All’origine dell'affare non c’è una organica “legge sugli stadi”, ma un comma inserito forzosamente all’ultimo momento nella legge di stabilità del 2014 (147/213, c. 304) nell’ambito del tradizionale maxiemendamento e quindi approvato solo grazie alla decisione del governo (Letta) di imporre il voto di fiducia. Il comma prevede che il Comune, se d’accordo con il proponente, dichiara “il pubblico interesse della proposta”. L’approvazione definitiva spetta alla Regione Lazio a seguito di un’apposita conferenza dei servizi.
Il proponente è il presidente della Roma James Pallotta che, tre mesi dopo l’approvazione della legge di stabilità, ha presentato il progetto dello stadio. L’intervento dovrebbe essere realizzato dalla società Eurnova di proprietà dell’imprenditore Luca Parnasi proprietario anche dell’ex ippodromo. Il 22 dicembre 2014 l’assemblea capitolina, con il voto favorevole della maggioranza che sosteneva il sindaco Marino, deliberò l’interesse pubblico dell’intervento fra le proteste del M5S, del comitato Salviamo Tor di Valle dal cemento e di altri. Nel giugno scorso Pallotta ha consegnato a Comune e Regione il progetto definitivo, ma la sindaca Virginia Raggi, invece di revocare come ci si aspettava la deliberazione di pubblico interesse, ha concordato con la Regione l’avvio della conferenza dei servizi, vincolandosi a un esito pressoché scontato di approvazione. Nello sconcerto di coloro, come chi sottoscrive quest’appello, che o speravano nel radicale cambiamento promesso da Raggi o che, pur non avendo votato M5S, auspicavano che insieme alle Olimpiadi venisse accantonato, subito e per sempre, anche il nuovo stadio.