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Filippo Ciccone
Le diseconomie della seconda casa
18 Agosto 2005
Tesi Ricerche Dissertazioni
Un’analisi molto semplice di alcuni dati statistici ricorda che il contributo delle seconde case allo “sviluppo” è nullo. Osservazioni utili in questi tempi in cui molti soggiorneranno in luoghi infestati di ville, villette e villettine

Le seconde case non danno nessun contributo sostanziale e duraturo all’economia dei luoghi. Anzi, se diventano fenomeno di massa, fagocitano le risorse ambientali e paesaggistiche che ne hanno motivato la costruzione.

A questa conclusione dovrebbero essere arrivati un po’ tutti, anche se non si può ancora parlare di un sentire comune. D’altra parte, il sig. B., in questo come in altri dei settori economici su cui mette le mani, da il suo solito cattivo esempio, con le sue sette ville in Costa Smeralda e con gli illeciti che continua a compiere all’interno delle sue proprietà.

L’irriproducibilità della risorsa suolo non è il solo argomento contro le seconde case. L’analisi delle situazioni ormai consolidate nel nostro Paese, dimostra che obiettivamente le seconde case non alimentano nessuna economia duratura e che, al contrario, nei pochissimi casi in cui il fenomeno viene programmaticamente contenuto, i benefici per l’economia locale sono vistosi.

I dati del censimento 2001, confermano quanto già rilevato dopo il 1991. Basta riguardare in proposito quanto pubblicato nel volume degli Editori Riuniti, a cura di Edoardo Salzano, 1942-1992, Cinquant’anni dalla legge urbanistica italiana, in particolare i saggi di Vezio De Lucia, La legge incompresa, e quello di chi scrive, Gli effetti territoriali della legislazione.

Ho provato ad aggiornare quelle tabelle e i risultati, incrociati con i dati sul reddito, sono stupefacenti. Concentro l’attenzione dei lettori su tre graduatorie compilate sulla base dei dati censuari 2001 e dei dati sul valore aggiunto ai prezzi base per abitante del 2000.

La graduatoria delle regioni con le più alte percentuali di seconde case sul totale del costruito, vede in testa (è un dato stabile da molti anni, la Valle d’Aosta, 46,39% contro il 19,51 della media italiana) e poi, a seguire quasi tutte le regioni meridionali, in testa la Calabria con il 35,74%. Lo stesso dato, disaggregato a livello provinciale, vede dopo Aosta (in questo caso, il dato provinciale e quello regionale ovviamente coincidono), Crotone (42,63%), L’Aquila (41,61%), Savona (41,11%) e poi, con percentuali oltre il 35, Sondrio, Imperia, Cosenza, Rieti, Agrigento, Ragusa, Vibo Valenzia e Grosseto.

Spicca, per austerità, la provincia di Bolzano, che ha il dato più basso fra le province sottoposte a pressione turistica: solo l’11,96% di seconde case. E’ interessante confrontare il dato di Bolzano con quello di Trento, provincia nella quale la percentuale di seconde case è vicina a quella delle aree meridionali del Paese: 32,75%. Tre volte il dato della provincia di lingua tedesca. E’ evidente che il dato ha un riscontro anche percettivo: la differenza quanto a cura del territorio fra le due province è avvertita da qualsiasi viaggiatore.

Ma, ancora più interessante è cercare di comprendere quali siano gli effetti sul reddito di così distanti politiche d’uso del territorio. La graduatoria delle province per valore aggiunto sui prezzi base, che è un indicatore di sanità dell’economia locale, mostra che la provincia di Bolzano è la seconda dopo Milano con quasi 26 mila euro per abitante (la media italiana è quasi 18 mila euro), e precede di poco Bologna e Modena ma di almeno 4 mila euro Torino, Roma e Venezia.

La scelta di privilegiare la ricettività alberghiera rispetto alle seconde case, è sicuramente alla base di questi valori. Anche se la maggiore qualità del paesaggio del Sudtirolo è anche legata ad altri fattori: la pratica del maso chiuso, infatti, impedisce la frammentazione della proprietà agricola ed abbinata alle buone pratiche tradizionali di manutenzione del territorio da parte di famiglie che derivano il loro reddito dall’agricoltura oltre che dal turismo, garantisce, insieme alla piena occupazione, la qualità dei luoghi.

Vi sono, in sostanza, molti elementi di riflessione e di studio che emergono da questa raccolta di dati. E sarebbe bene approfondire i legami fra economie locali, uso del territorio, qualità dei luoghi, turismo.

Se guardiamo, infatti, alle regioni italiane a più elevata vocazione turistica e analizziamo i redditi pro capite, così come leggibili attraverso il dato del valore aggiunto ai prezzi base per abitante, rileviamo che Sardegna, Sicilia e Calabria sono in fondo alla graduatoria: rispetto alla media nazionale di quasi 18 mila euro, in Sardegna per ogni abitante abbiamo 13.333 euro, 11.728 in Sicilia e 11.113 in Calabria.

Inoltre, mettendo in correlazione le 25 province con una percentuale di seconde case superiore al 30%, con il valore aggiunto ai prezzi base per abitante, notiamo che solo 6 province presentano un differenziale positivo rispetto al valore medio nazionale. Tutte le altre hanno valori più bassi della media nazionale e in 11 casi la differenza in negativo, è superiore ai 5 mila euro pro capite.

La diretta dipendenza fra redditi elevati e una robusta struttura alberghiera, è infine rilevabile dall’analisi delle presenze negli esercizi ricettivi per regione e, in particolare, dagli ultimi dati disponibili, relativi al 2004. Il dato di gran lunga più elevato si registra in Trentino Alto Adige, con oltre 31 milioni di presenze. Tali presenze sono concentrate comunque in provincia di Bolzano, per un totale di quasi 21 milioni. Le regioni meridionali, Campania esclusa, si attestano su valori molto modesti: 7,3 milioni la Sardegna, 5,7 Calabria e Puglia. E’ interessante notare che la Valle d’Aosta, che ha il primato nazionale di seconde case, è la diciottesima nella graduatoria fra le regioni misurata sulle presenze alberghiere, con appena 2,4 milioni di presenze.

1. Graduatoria delle regioni con le % più alte di seconde case al 2001

Valle D'Aosta: 46,39

Calabria: 35,74

Molise: 30,55

Sicilia: 29,16

Abruzzo: 28,89

Liguria: 27,65

Sardegna: 25,99

Puglia: 24,99

Trentino Alto Adige: 24,37

Basilicata: 24,01

Media Italia: 19,51

Provincia di Trento: 32,75

Provincia di Bolzano: 11,96

2. Graduatoria delle province con le % più alte di seconde case al 2001

Aosta: 46,39

Crotone: 42,63

L'Aquila: 41,61

Savona: 41,11

Sondrio: 39,96

Imperia: 39,08

Cosenza: 38,51

Rieti: 37,82

Agrigento: 37,81

Ragusa: 36,56

Vibo Valenzia: 36,46

Grosseto: 35,56

Belluno: 34,62

Trapani: 34,31

Verbano - Cusio - Ossola: 34,01

Brindisi: 34,01

Catanzaro: 33,75

Caltanissetta: 33,44

Sassari: 33,22

Trento: 32,75

Nuoro: 32,29

Isernia: 31,21

Lecce: 31,03

Enna: 30,67

Campobasso: 30,28

Media Italia: 19,51

Bolzano: 11,96

3. Graduatoria per valore aggiunto ai prezzi base per abitante al 2000

Milano: 28.026,40

Bolzano : 25.963,40

Bologna: 25.303,30

Modena: 25.127,80

Firenze: 23.088,30

Torino: 21.883,50

Roma: 21.431,60

Venezia: 21.311,10

Media Italia: 17.982,40

Sardegna: 13.331,50

Sicilia: 11.728,60

Calabria: 11.113,00

4. Graduatoria delle province con le % più alte di seconde case al 2001 e confronto fra valore aggiunto ai prezzi base locale e nazionale al 2000

La prima cira indica la % seconde case sul totale abitazioni al 2001: la seconda la differenza fra valore aggiunto ai prezzi base per abitante locale e la media nazionale in € al 2000

Aosta: 46,39 - 4087,3

Crotone: 42,63 - -7901,8

L'Aquila: 41,61 - -3841,5

Savona: 41,11 - 1395,9

Sondrio: 39,96 - 264,9

Imperia: 39,08 - 841,5

Cosenza: 38,51 - -6852,2

Rieti: 37,82 - -3244,8

Agrigento: 37,81 - -8278,4

Ragusa: 36,56 - -5121,6

Vibo Valenzia:36,46 - -7716,6

Grosseto: 35,56 - -1966,2

Belluno: 34,62 - 4157,3

Trapani: 34,31 - -6746,4

Verbano - Cusio - Ossola: 34,01 - -561,7

Brindisi: 34,01 - -5947,1

Catanzaro: 33,75 - -5897,3

Caltanissetta: 33,44 - -7494,4

Sassari: 33,22 - -3826,3

Trento: 32,75 - 4083,8

Nuoro: 32,29 - -4984,6

Isernia: 31,21 - -3176,5

Lecce: 31,03 - -7456,8

Enna: 30,67 - -7576,9

Campobasso: 30,28 - -4371,6

Media Italia: 19,51 -

Bolzano: 11,96 - 7981

5. Graduatoria delle presenze (in milioni di unità) negli esercizi alberghieri per regione, 2004

1. Trentino Alto Adige:31,4

Provincia di Bolzano:20,8

Provincia di Trento:10,6

2. Emilia Romagna:29

3. Veneto:26,3

4. Lazio:23

5. Lombardia:21,2

6. Toscana:20

7. Campania:14,4

8. Sicilia:11,2

9. Liguria:10,3

10. Sardegna:7,3

11. Piemonte:6,3

12. Marche:5,8

13. Calabria:5,7

14. Puglia:5,7

15. Abruzzo:4,9

16. Friuli Venezia Giulia:3,5

17. Umbria:3,2

18. Valle d'Aosta:2,4

19. Basilicata:1,3

20. Molise:0,5

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