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Pier Luigi Properzi
Le battaglie sulla legge
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
Un intervento che si commenta da solo, nel dibattito (?) sulla riforma urbanistica, da "Architetti". In più, alcuni breni scelti, con qualche illustrazione (fb)

Dopo la presentazione dei due disegni di legge (Lupi e Mantini) per una nuova legislazione in materia di governo del territorio, sembrava che l’interesse sul tema fosse notevolmente scemato: la terza proposta (Sandri) è sembrata piuttosto un’affrettata ricomposizione di testi regionali fatta per partecipare alla discussione parlamentare, e non ha trovato particolare favore neanche tra i DS.

Recentemente si sono invece tenuti due convegni promossi dai gruppi parlamentari della Margherita (29 gennaio) e dei Verdi (3 febbraio), che danno il segno di una rinnovata attenzione politica, in parte inaspettata se la si confronta al disinteresse che ha caratterizzato negli ultimi anni il dibattito sui temi del governo del territorio. Un disinteresse che risale alla fine della passata legislatura e che coincise allora con il passaggio dalla presidenza della VIII Commissione dalla Lorenzetti (chiamata a governare l’Umbria) a Turroni.

Di questo rinnovato interesse noi urbanisti dovremmo essere felici: meno male si sono svegliati!

Purtroppo non è così, lo svegliarino è quello solito, preelettorale, per far vedere che ci sono: la confusione regna sovrana per lo meno nel centro sinistra.

Il convegno della Margherita, pur tra alcune defezioni, ha registrato la volontà di pervenire ad una conclusione dell’iter parlamentare, anche in una interlocuzione critica con il testo unificato da Lupi ed oggi in discussione in VIII Commissione.

Al convegno dei Verdi non mi è sembrato invece che ci fosse volontà di utilizzare il testo Mantini, né tantomeno quello Sandri per la costruzione di una linea emendativa del testo Lupi.

Si preferisce, da parte di alcuni, piuttosto non fare la legge, o al massimo come vedremo fare “leggi proclama”.

Sul governo del territorio non si può scherzare; le “leggi proclama” non hanno senso; il popolo non va indottrinato con proclami.

La questione di una sostanziale e divergente “anarchia” cui tendono i diversi sistemi di pianificazione regionale e quelli separati dallo stato non appare agli occhi di questi sostenitori delle leggi proclama una questione rilevante per lo sviluppo del paese.

L’intervento centrale al convegno dei Verdi è stato comunque quello del noto imbonitore Vezio De Lucia, che, con in mano fogli e foglietti di citazioni (il piano Solo – il tintinnar di manette, l’inquinamento urbanistico) recitate con sussiego per deliziare l’auditorio piuttosto che restare al tema (che era quello di una nuova normativa urbanistica nazionale), ha preferito come al solito demonizzare un avversario, in questo caso l’Istituto Nazionale di Urbanistica, che lo ospita troppo generosamente nelle sue riviste, per concludere appunto che servono “leggi proclama”, come se i problemi delle città e del territorio si potessero risolvere con dei proclami per imbonire il popolo. Il contenuto della bottiglia, elisir di lunga vita, o lozione per i capelli, è sempre lo stesso: tutela, tutela, tutela! Con inasprimento delle pene ed esproprio generalizzato, altro che perequazione e progetti di sviluppo pubblico-privati; ma mentre nel West i venditori di elisir venivano regolarmente impeciati ed impiumati, il nostro, cambiando di volta in volta cappello, gira ancora per le piazze, invero sempre più piccole e sempre meno affollate, ma qualche dollaro (incarico) ancora lo rimedia comunque, soprattutto nelle zone della sinistra d’annata, dura, pura e ricca.

Attaccare l’INU, rientra nei soliti artifici retorici di Vezio De Lucia che, per sostenere i 16 punti della “legge proclama” dei Verdi (tutela, pene, vincoli urbanistici decennali, acquisizione forzosa da parte dei comuni allo scadere dei dieci anni di vincolo) deve per forza scatenare l’uditorio contro un “avversario” responsabile di tutti i guasti del territorio, che solo la sua pozione riuscirà ad eliminare.

L’Istituto Nazionale di Urbanistica è stato additato (suppongo, per consolidare ed estendere il tavolo del centro sinistra) come un covo di riformisti (ovvio la vera riforma è la sua, quella che non si deve fare mai), dediti ad inciuciare nei Programmi complessi, noti luoghi di malaffare gestiti dall’oste di via Nomentana, che consentono incontri senza burqa, tra mano pubblica e soggetti privati. Ma non solo controriformisti, molto e molto di più, traditori passati al nemico che, come tutti i rinnegati, sono diventati i più accaniti sostenitori di Berlusconi, di Milano 2 e quindi del Ddl Lupi e della rendita di posizione. A questo punto e con il rincrescimento di dover comunque contribuire ad una sceneggiata sono dovuto intervenire per precisare:

1 – che l’INU ha ritenuto di dover formulare nelle sedi a ciò deputate (Audizioni parlamentari) numerose e specifiche osservazioni ai Ddl presentati;

2 – che in particolare a quello Lupi ha contestato:

- la sovrabbondanza di principi generici e relativa assenza di specifici compiti dello Stato (prestazioni minime, etc.)

- la limitazione del campo di interesse (solo urbanistico) e di contro la eccessiva definizione dei contenuti degli strumenti comunali

- la indeterminatezza dei soggetti

- la concezione superata degli standard

- la contraddizione tra principio di conformità e conseguente sovraordinamento degli enti ed il nuovo titolo V della costituzione

- la pericolosa introduzione del tema “territorio non urbanizzato” e in particolare delle “Aree per ulteriori urbanizzazioni”

3 – che tutto questo non ci impedisce di considerare Lupi, Sandri e Mantini come parlamentari della Repubblica che stanno utilmente dandosi da fare per costruire una legge di riforma del governo del territorio che serva se non altro per superare una concezione solo prescrittiva dell’urbanistica, vecchia di oltre 60 anni e variamente smembrata e contraddetta dalle leggi regionali e dalle attività urbanistiche dei Comuni.

Non si può continuare così, a ruota libera e a motore imballato, pensando che, tutela di tutto e sviluppo, istituzioni e noglobal, siano la stessa cosa.

Sono comprensibili i tentativi di Vigni (DS) di ricomporre, per i partecipanti al convegno, un quadro ecumenico in cui tutto questo possa coesistere; ma il grande PCI non esiste più, è quindi inutile, ma soprattutto crea confusione affermare in sequenza che:

1 – non ci sono le condizioni per interagire con il Ddl Lupi

2 – si deve costruire una proposta organica (diversa da quella Sandri)

3 – si deve valutare la possibilità di presentare emendamenti al Ddl Lupi che affrontano per lo meno tre nodi: dimensione territoriale; rapporto pubblico/privato; condono e abusivismo.

Si rischia di essere travolti dai sorpassi a destra (in tutti i sensi) di De Lucia e di mettersi poi a remare per una “legge proclama” (mi devono ancora spiegare cosa è giuridicamente).

L’ultima timida proposta di Vigni di mettere a fuoco, in un appuntamento nazionale il “punto di vista della sinistra” sul governo del territorio, rischia di arrivare in ritardo; come al solito consentendo agli imbonitori del Far West di continuare a vendere il loro elisir di lunga vita in assenza di una indispensabile riforma urbanistica che se affidata alle sole leggi regionali rischia di produrre più problemi e più anarchia istituzionale di quanta già ce ne sia.

alcuni brani scelti e illustrati, da questo testo (a cura di fabrizio bottini)

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