L’evento si è svolto in una tre giorni di incontri e visite e ha consentito di conoscere e discutere le più significative trasformazioni urbane del capoluogo campano raccontate direttamente da chi le ha vissute in prima persona, come cittadino e, soprattutto, come amministratore.
Nella prima giornata Elena Camerlingo, Vezio De Lucia, Roberto Giannì e Laura Travaglini hanno illustrato le strategie e gli obiettivi essenziali del piano di Napoli ispirati al recupero della legalità, della qualità urbana e della salvaguardia delle aree verdi residue, tratteggiando le caratteristiche in cui tali scelte sono state maturale e le difficoltà tecnico-politiche che hanno dominato l’attuazione e la gestione dei principali interventi di trasformazione e conservazione del territorio.
Uno degli elementi portanti del riassetto urbanistico della città e del processo di riqualificazione auspicato è stata la riorganizzazione del sistema della mobilità avvenuta principalmente attraverso la formazione della rete di ferrovie metropolitane. La progettazione infrastrutturale è stata condotta in una logica di pianificazione integrata ovvero mai disgiunta dall’insieme delle regole urbanistiche e territoriali che hanno guidato la trasformazione dell’assetto urbano della città.
La seconda giornata è stata interamente dedicata alla visita di alcuni dei principali luoghi di interesse sotto il profilo delle iniziative di riqualificazione urbana praticate negli ultimi decenni: il parco Troisi a S.Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, il Parco delle Colline e l’area di Bagnoli.
Sorto in un momento di grande difficoltà politico-sociale (nel post terremoto del 1980) e riaperto nel 1994 dopo anni di chiusura, il parco cittadino “Massimo Troisi” di S. Giovanni a Teduccio è uno degli spazi pubblici centrali del quartiere e rappresenta una scommessa vinta contro lo scettiscismo di chi avrebbe preferito destinare quest’area a nuova edilizia per superare l’emergenza del terremoto. Uno spazio vivo, frequentato, ben tenuto, la cui riapertura ha permesso di rivitalizzare un’area ben più vasta, con nuove attività e la riscoperta di spazi che fino a quel momento rappresentavano un retro della città.
La seconda tappa, ben più impegnativa, è stata quella della municipalità di San Giovanni a Patierno, un esempio degli interventi di recupero dei centri storici attuati mediante il Piano delle Periferie a seguito del terremoto. L’intervento è stato dettagliatamente raccontato direttamente da chi ha promosso e redatto il piano attraverso la descrizione puntuale degli strumenti, principalmente di natura ordinaria, che sono stati utilizzati per in fase di progettazione e di gestione: la rivoluzione di questo quartiere, come di altri, è stata la conquista di una dimensione normale, fatta di servizi pubblici funzionanti, di spazi verdi e di abitazioni dignitose, attraverso un processo partecipativo da basso che ha coinvolto direttamente i suoi abitanti storici.
La visita è poi proseguita nell’area del Parco delle colline di Napoli, un’area circa 150 ettari di altissimo pregio e naturalità sottratta all’abusivismo edilizio. Il Direttore del parco, Agostino Di Lorenzo, e Antonio di Gennaro, uno dei più attivi promotori della nascita del parco, hanno descritto il lungo processo di formazione dell’ente parco e hanno illustrato le sue prospettive di crescita, legate alle attività agricole che stanno partendo in questi anni.
L’ultima tappa della visita è stata la passeggiata lungo il pontile dell’area industriale dismessa di Bagnoli, recentemente recuperato, ristrutturato e aperto al pubblico. Oggetto di uno degli interventi più importanti e discussi, l’area industriale è il simbolo più conosciuto di un Piano che ha puntato sulla trasformazione urbana come occasione per innalzare il livello qualitativo degli spazi pubblici. Oggi dal pontile si ha la prospettiva di uno spazio strappato a nuovo cemento, di cui, grazie al parco e ad altre attrezzature pubbliche, godranno tutti i cittadini.
La giornata si è chiusa presso la Casa della Città per un primo momento di confronto e di scambio di impressioni e idee.
L’ultimo giorno è stato dedicato alla nuova metropolitana di Napoli e alle sue stazioni, fiore all’occhiello del piano comunale dei trasporti che ha accompagnato e corredato il processo di pianificazione urbanistica iniziato con la variante di salvaguardia del 1994. Gli obiettivi di migliorare l’accessibilità, di riqualificare il centro storico e di risolvere la marginalità di molti quartieri periferici sono stati perseguiti attraverso una serie di interventi che, coordinati in un ampio programma di opere a scala metropolitana, hanno puntato sulla riorganizzazione e sulla messa in rete delle linee ferroviarie e metropolitane già esistenti.
Per toccare con mano il lavoro svolto in questi anni, la visita si è svolta quasi per intero in metropolitana: da Mergellina a Salvator Rosa, quindi a Materdei e a piedi fino a Montesanto attraverso il quartiere dell’Avvocata, uno dei rioni popolari della città. Le stazioni della metropolitana, concepite come raccordo tra il sistema degli spazi pubblici e il sistema dei trasporti, diventano in questa rete dei nodi, trattati come luogo per installazioni, gallerie d’arte, piazze e luoghi centrali a dimensione di quartiere.
Con un po’ di stanchezza, la tre giorni è terminata sulla terrazza della stazione di Montesanto, uno dei nodi fondamentali dell’intera rete dei trasporti: qui il racconto della nascita della stazione, un ultimo scambio di opinioni e un lungo giro di saluti finali. Uno strenuo lavoro di trasformazione strutturale della città che non ha avuto il giusto risalto, né sulla stampa nazionale (sempre distratta sulle vicende urbanistica), né sulle pubblicazioni di settore.
Per fortuna c’è eddyburg.
Sul sito Picasa sono disponibili le foto scattate durante la visita, riordinate da Alessandro Boca. Per accedere: login eddyburg@tin.it, password: eddyburg2009.