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La salute malferma della città
19 Dicembre 2012
Milano
Il nuovo polo sanitario dell’area metropolitana milanese sembra aver trovato, dopo tanto vagare, la sua casa, peripezie finite? Vedremo: Gabriele Cereda e Simona Ravizza da

la Repubblica e Corriere della Sera Milano, 19 dicembre 2012, postilla (f.b.)

la Repubblica
Città della salute ecco il progetto di Renzo Piano
di Gabriele Cereda

DALL’AREA dismessa dell’ex Falck di Sesto San Giovanni alla Città della salute. Un polo sanitario d’eccellenza, immerso nel verde, pronto per il 2018. Il progetto è stato presentato ieri con l’architetto Renzo Piano, che firmerà il masterplan: «Sarà — ha detto — uno dei cantieri più belli della mia vita ». Il progetto, che riunisce l’istituto neurologico Besta e l’istituto Tumori di Milano, prevede un investimento di 450 milioni. Nascerà un polo sanitario di alto livello con seicento camere, immerso in un parco di 400mila metri quadrati. Un polo sanitario d’eccellenza, immerso nel verde, pronto per il 2018: è quello che si prospetta dopo che nella notte di domenica è stato raggiunto un accordo tra il Comune dell’hinterland e la proprietaria dell’area, Sesto Immobiliare, per la cessione dei terreni su cui nascerà la cittadella.

«Al centro di tutto c’è l’uomo» ha più volte sottolineato ieri, durante la presentazione in uno dei capannoni dell’ex fabbrica, l’architetto Renzo Piano accompagnato dal governatore Roberto Formigoni. Sua la firma sul masterplan di recupero: «Sarà - ha detto - uno dei cantieri più belli della mia vita». Il progetto che riunisce l’istituto neurologico Besta e l’istituto Tumori prevede un investimento di 450 milioni garantiti da Regione Lombardia (330 milioni), da fondi statali (40) e in parte da risorse esterne (80). Verranno costruiti 850 posti auto per i dipendenti e 650 per gli utenti. Confermati i posti letto attualmente attivati agli Irccs Besta e Tumori, rispettivamente 610 e 660, per un totale di circa seicento camere.

Gli spazi sono pensati per far «dialogare costantemente diagnostica e ricerca» ha spiegato Piano; e nei sotterranei «ci sarà la macchina pulsante, le sale operatorie e i centri diagnostici. Ai piani superiori, invece, il day hospital e la degenza». L’architetto ha voluto presentare il piano di recupero sotto le altissime volte del capannone T3, «la Pagoda» come l’hanno ribattezzato i sestesi, per via di quel profilo dall’aspetto orientale che spunta davanti agli automobilisti sulla tangenziale Nord. Immersi tra i ruderi dell’archeologia industriale, e sferzati da un vento gelido rotto da decine di quelle “stufe fungo” usate per riscaldare i dehors dei locali, gli invitati hanno visto il futuro dell’area immaginato da Piano, che armato di bacchetta e aiutato da disegni proiettati su un megaschermo spiegava l’operazione di recupero.

Nel dettaglio, l’ospedale sarà composto da cinque padiglioni di tre piani, alti solo 18 metri e immersi nel verde: «Tutto attorno si estenderà un parco di 400mila metri quadri, perché un grande ospedale è giusto che stia in mezzo al verde». Nel progetto figurano diecimila alberi: tigli, aceri, querce. Le stanze ospiteranno solo due pazienti e tutte avranno la zona pranzo affacciata direttamente sui giardini. C’è anche l’idea di lasciare spazio per un orto dove produrre ortaggi e frutta. Per il tetto, poi, si sta pensando a diverse soluzioni: una prevede di piantare graminacee in grado di ridurre le radiazioni solari, l’altra invece privilegia l’installazione di pannelli solari per abbassare il consumo energetico.

Accanto alla Città della salute verrà costruita la nuova stazione di Sesto e, sottolinea l’architetto, sarà una stazione a ponte, dove passeranno sia treni che metropolitana ». A unire il tutto, un viale lungo 120 metri. Entro gennaio 2013 è previsto l’avvio delle procedure di gara; a primavera 2014, conclusa la bonifica a carico dell’attuale proprietà, l’avvio del cantiere ed entro la fine del 2017 la conclusione dei lavori. Per arrivare al secondo semestre del 2018, quando il nuovo ospedale accoglierà i primi pazienti.

Corriere della Sera
Un ospedale nel verde Ecco la Città della salute disegnata Renzo Piano
di Simona Ravizza

La Città della salute — in progetto a Sesto San Giovanni per unire l'Istituto dei tumori e il neurologico Besta — sarà realizzata sulla base delle linee guida indicate dall'architetto Renzo Piano. Così su una delle più grandi aree industriali d'Europa, la ex Falck, è destinato a sorgere l'ospedale-modello ideato dall'archistar. Una struttura articolata solo su tre piani (più uno sotterraneo), alta non più di 18 metri, che tiene insieme il meglio degli ospedali dell'Ottocento costruiti a padiglioni e le realizzazioni del Novecento a monoblocchi. Un ruolo fondamentale lo giocheranno gli alberi: «Sono la metafora della guarigione, io ne ho previsti 10 mila — spiega Piano, 75 anni —. Tutto sarà pensato per mettere al centro il malato. Persino il tavolo delle stanze, dove il paziente mangia, non sarà collocato in un angolo contro il muro, ma in una sorta di bovindo affacciato sul verde esterno. E, in generale, l'altezza delle costruzioni non supererà quella degli alberi».

L'area in gioco, per dimensioni, vale 500 campi da calcio. Il progetto dell'ospedale-modello è lo stesso che Piano aveva presentato nel marzo 2001 al Sant'Anna di Roma, insieme con l'allora ministro della salute Umberto Veronesi. Adesso il sogno dell'architetto può diventare realtà. Nella gara d'appalto per la progettazione e la costruzione della Città della salute saranno recepite le indicazioni di Piano. «Sarò il custode e il guardiano della realizzazione dell'opera», sottolinea l'architetto che ieri ha illustrato le sue idee proprio nell'ex area Falck (il cui progetto complessivo di riqualificazione è firmato proprio da lui). «Sarà il cantiere — azzarda Piano — più bello della mia vita».

Presenti all'evento, sotto il suggestivo scheletro d'acciaio del vecchio laminatoio, anche il governatore Roberto Formigoni, il sindaco di Sesto Monica Chittò, i presidenti dei due istituti Alberto Guglielmo (Besta) e Giovanni De Leo (Tumori). È l'occasione per fare il punto sull'avvio dei cantieri che prevedono un investimento da 450 milioni di euro (di cui 330 a carico della Regione Lombardia, 40 dallo Stato e 80 da privati). È imminente — come annuncia il sindaco di Sesto Monica Chittò — la firma della convenzione urbanistica con Sesto Immobiliare per il passaggio di proprietà dell'area, e di conseguenza l'intesa Sesto-Regione per la cessione a quest'ultima dell'area bonificata. L'avvio delle procedure di gara è previsto per gennaio. I tempi tecnici considerati nel cronoprogramma segnano come tappe il 2014 per la fine delle bonifiche ambientali e l'avvio del cantiere, il 2017 per la fine dei cantieri, il 2018 per il collaudo e il trasloco. In mezzo, però, ci sarà il cambio alla guida della Regione Lombardia, travolta dalle inchieste giudiziarie. L'ultima è di ieri.

Postilla

Su eddyburg basta cercare – e neppure senza troppa attenzione - nelle pagine milanesi per trovarne dozzine, di articoli che davano ormai in dirittura d’arrivo la vicenda della cosiddetta Città della Salute. A quest’ultimo riaffiorare della faccenda, guarnita dalla potenza comunicativa del workshop Renzo Piano (a cui la benedizione del discutibile Formigoni non fa proprio benissimo) si possono se non altro porre un paio di questioni, proprio a partire dalle ultime battute: le bonifiche ambientali e il cambio di guida alla Regione. Durante le primarie di quello che presumibilmente sarà lo schieramento al governo nella prossima legislatura, e che dovrebbe gestire la nascita delle cittadella, il fortissimo candidato Andrea Di Stefano ne ha più volte criticato la localizzazione nell’area dismessa industriale proprio per la questione bonifiche: costi spropositati, e incertezza sui risultati, col rischio o di trascinare la faccenda all’infinito, o anche peggio di non garantire affatto un contesto pulito per il cosiddetto fiore all’occhiello della sanità. Meglio, e questa è anche l’opinione di tanti, tantissimi operatori sanitari (ovvero più interessati alla salute che alle cittadelle), riorganizzare le sedi attuali riqualificando e ricostruendo. Il che si mescola anche ad alcune ottime ragioni pure in fase evolutiva, e che riguardano il territorio metropolitano: ha senso ed equilibrio continuare con la concorrenza fra cordate locali, il caso per caso, il vagare continuo, dei grandi poli di servizio, vuoi per la salute, vuoi per la ricerca, l’istruzione ecc. ecc. Proprio la prospettiva di un governo che teorizza meno l promozione degli interessi particolari, dovrebbe far riflettere, nel metodo se non nel merito specifico. Per adesso, dietro la scintillante comunicazione dello studio dell’archistar, c’è solo in trionfo di una serie di soggetti, e la sconfitta sostanziale della città, se non ancora della salute (f.b.)

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