loader
menu
© 2024 Eddyburg
Adriano Alda; Favaro Vanzan
La legge per l’edilizia antiurbanistica del Veneto
23 Marzo 2009
La barbara edilizia di Berlusconi
La prima legge dei Berluscones: nella discesa verso l’inferno del territorio il Veneto batte le altre regioni. Il Gazzettino, 11 marzo 2009

Piano casa: ecco come funzionerà

Palazzo Balbi batte Palazzo Chigi. La legge nazionale per rilanciare l’edilizia approderà venerdì al Consiglio dei ministri, ma già ieri mattina il governo regionale del Veneto ha licenziato un dettagliato provvedimento che consente senza troppe burocrazie l’ampliamento degli edifici. Galan ha deciso di non attendere la normativa nazionale: «Lo Stato darà direttive che la nostra legge regionale rispetta perché l’abbiamo concordata con Berlusconi», assicura il governatore. La legge regionale consentirà ampliamenti di volumetrie in deroga agli strumenti urbanistici fino al 35% se si ricorrerà a «tecniche di bioedilizia» o si installeranno sistemi per l’utilizzo di energie rinnovabili. Nessun ampliamento è permesso in edifici storici o abusivi.

Leggi che puntano anche a rilanciare un settore pesantemente in crisi come quello dell’edilizia in un momento in cui la disoccupazione aumenta a ritmi decisi: + 46% a febbraio. Unica consolazione di ieri in questo panorama plumbeo, la ripresa delle Borse trascinate da Citigroup. Il Banco Popolare è la prima banca italiana che chiede l’aiuto di Stato.

Legge veneta per l’edilizia,

Galan batte Roma sul tempo

di Alda Vanzan

Palazzo Balbi batte Palazzo Chigi. Prima ancora che il Consiglio dei ministri approvi il piano casa (lo farà venerdì), la giunta regionale del Veneto licenzia il disegno di legge che, dai paesi di montagna del bellunese fino alle periferie di Venezia, consentirà aumenti di cubature dei fabbricati, demolizioni e ricostruzioni di case e capannoni con più di vent’anni, snellimenti delle procedure burocratiche. Avviene tutto in mattinata e nell’arco di un paio d’ore: visto che il testo di legge regionale tutto sommato era pronto, anziché presentarlo ai colleghi di giunta nella consueta seduta del martedì e poi prendersi una settimana di pausa, il governatore Giancarlo Galan decide di accelerare. In fin dei conti, spiega poi Galan ai cronisti, questo è un provvedimento «concordato» proprio con il premier: «Con il governo, meglio, con il presidente del Consiglio - perché le cose continuo a farle con lui o con Letta - abbiamo pensato a qualcosa per rilanciare il settore edilizio e che vada incontro ai cittadini». Il fatto che Palazzo Chigi affronti la questione dopodomani è un dettaglio: «Lo Stato darà qualche direttiva che da parte nostra sarà assolutamente rispettata perché l’abbiamo studiata assieme», dice Galan. Di lì a poche ore, da Roma giungerà la conferma dello stesso premier che il piano casa sarà varato proprio venerdì. Con una assicurazione di Berlusconi: «Nessuna cementificazione, sarà un piano di buon senso».

Giancarlo Galan, che al fianco ha l’assessore all’Urbanistica Renzo Marangon, sintetizza il testo di legge. «Primo: ci sarà una assoluta abolizione della burocrazia». Per l’aumento delle cubature del 20%, per intenderci, basterà una Dia, la Dichiarazione di inizio attività. Ma chi potrà usufruirne? «È chiaro che la legge funzionerà di più per le abitazioni singole, con i condomini sarà più difficile. Ma nel Veneto ci sono più case e casette che non palazzoni». Aggiunge: «È anche in incentivo per l’economia, così la gente tira fuori i soldi da sotto il materasso». Mattoni e nuove tecnologie: «Butti giù vecchi capannoni e li ricostruisci, ampliandoli, con le nuove tecniche». L’ambiente, sottolinea il governatore, sarà salvaguardato: tutti i vincoli e le tutele esistenti non si toccano. Oneri finanziari a carico della Regione: zero. E a chi già contesta la diminuzione degli oneri di urbanizzazioni a favore dei Comuni, Galan risponde con una battuta: «Sì, i Comuni prenderanno minori contributi, ma non avrebbero preso niente senza questa legge, perché se non costruisci non hai gli oneri di urbanizzazione». E comunque, aggiunge Marangon, questa è «una risposta, la via veneta, alla crisi economica».

Approvata all’unanimità dalla giunta veneta, ora il disegno di legge passa all’esame del consiglio regionale. L’auspicio di Galan è che venga licenziato in tempi stretti: «Tra l’altro stavolta ho notato meno fanatismo ideologico, il sindaco di Vicenza Achille Variati per esempio ha preso una posizione intelligente». E le perplessità della Lega? «In giunta la Lega ha votato a favore. C'è questa preoccupazione per cui sarebbero case per immigrati: ma che c'entra? Se io dò il permesso per costruire due stanze in più che c'entrano gli immigrati? Forse non avevano ancora letto il testo». Marangon spera in una approvazione in aula prima dell’estate: «Anche perché altrimenti perderebbe senso, questa norma ha due anni di validità, fino al 2010». E il governatore confida anche un altro progetto: «Fare in modo che le 40mila persone che pagano un affitto per abitare in una casa dell'Ater possano diventare con una firma proprietari dell'abitazione. E su questo le banche devono fare la loro parte».

Dagli alleati di governo (regionale) plausi all’iniziativa: «Mi auguro che il Veneto possa ancora una volta fungere da apripista con questo interessante, intelligente, innovativo progetto di legge», dice Antonio De Poli (Udc). Leonardo Padrin, Forza Italia, ha già inserito il disegno di legge con l’intero articolato nel suo sito Internet. Ma Franco Frigo, consigliere regionale del Pd, è di tutt’altro avviso: «Tanto fumo e poco arrosto».

Sono 250mila le case abbandonate

di Adriano Favaro

C’è anche un record, poco noto, nel settore edilizio a Nordest, quello delle case disabitate e inutilizzate: quasi 250 mila. Precisi precisi i numeri dicono 200 mila tra Veneto e Trentino Alto Adige e altre 41 mila in Friuli Venezia Giulia. Un calcolo-stima fatto dal Cescat, il Centro studi casa ambiente e territorio di Assoedilizia. Che fornisce anche una somma complessiva. «In tutto il paese - spiegano i ricercatori Cescat - ci sono due milioni di edifici abbandonati: case di montagna e di campagna, casolari, casupole, baite, ville rustiche, antiche magioni, casali, rocche e cascinali». Il record del Nordest viene dal fatto che esistono quasi 250 mila edifici disabitati per una popolazione di poco superiore ai sei milioni e mezzo.

La Lombardia registra la stessa quantità di edifici disabitati con una popolazione di circa dieci milioni di abitanti. Di fronte a queste cifre Assoedilizia, associazione legata a Confindustria aveva deciso - alcuni mesi prima della recente proposta del governo - di dare una scossa lanciando un’idea: nell’attuale congiuntura economica molti cominciano a guardare con interesse crescente alla ricerca di nuovi affari. E, contemporaneamente, i Comuni - attenti ai bilanci - potrebbero favorire la forte spinta al "riuso". «Le amministrazioni comunali - spiegava l’avvocato Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia - dovrebbero istituire incentivi, non solo sul piano delle agevolazioni strutturali, ma anche in termine di premi volumetrici, per coloro che promuovono operazioni di recupero del patrimonio edilizio abbandonato». Quasi come le idee di Berlusconi.

Procedimento facile? «Tutto dipenderà anche dal comportamento dei Comuni - spiegava Riccardo De Gobbi, il responsabile della direzione Agroambiente e servizi per l'Agricoltura del Veneto - In questo periodo stanno redigendo i "Pat" o "Pati", in pratica quello che una volta erano i piani regolatori. Alcune delle richieste per la salvaguardia delle abitazioni rurali abbandonate potrebbero essere accolte». De Gobbi segue questi temi da anni e ha spiegato come la regione del Veneto sia stata la prima (e forse l’unica) regione in Italia a rispondere ad una legge nazionale del 2003 che aveva lo scopo di salvaguardare e valorizzare le architetture rurali, cioè gli insediamenti agricoli, gli edifici o fabbricati rurali realizzati tra il XIII e il XIX secolo; almeno 80 mila nel Veneto.

Resta da fare i conti anche con un altro dato: nelle ultime rilevazioni il Catasto nazionale ha censito 31,5 milioni di abitazioni. Mentre l’Istat, dalle sue indagini, ne rileva 28,5 milioni. Un patrimonio esistente ma "scomparso" - gli immobili in caso di permanenza dell'abbandono dovrebbero essere stralciati dal catasto - che diventa ancora più significativo se a questi numeri si aggiungono (ma per il Nord del Paese vale poco) gli immobili abusivi, comunque stimati attorno al milione e mezzo.

IL CONTENUTO DELLA LEGGE VENETA

LE DEROGHE - La legge regionale stabilisce che quando l’intervento edilizio sia volto a «preservare, mantenere, ricostituire e rivitalizzare il patrimonio edilizio esistente» oppure sia diretto a «favorire l’utilizzo di energia rinnovabile», è consentito l'ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20% del volume se destinati ad uso residenziale e del 20% della superficie coperta se adibiti ad uso diverso, e questo anche «in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e territoriali comunali provinciali e regionali».

AMPLIAMENTI - L’ampliamento degli edifici «deve essere realizzato in contiguità rispetto al fabbricato esistente» ma se ciò risulti materialmente o giuridicamente impossibile «potrà essere autorizzata la costruzione di un corpo edilizio separato, di carattere accessorio e pertinenziale».

CONDOMINI - In caso di edifici composti da più unità immobiliari l'ampliamento potrà essere realizzato anche separatamente per ciascuna di esse, compatibilmente con le leggi che disciplinano il condominio negli edifici.

DEMOLIZIONI - Per realizzare gli interventi, sono consentiti la demolizione e l’integrale ricostruzione degli edifici con aumento del 30% dei volumi per gli immobili residenziali e del 30% della superficie coperta per gli immobili a uso diverso. La percentuale di aumento puà arrivare fino al 35% se si utilizzano «le tecniche della bioedilizia» o le energie rinnovabili.

MIGRAZIONI - La ricostruzione dell’edificio demolito può anche avvenire su area diversa, purché l’area dove si ricostruiscono i volumi demoliti sia destinata a questo scopo, aumenti di volume compresi, dagli strumenti urbanistici e territoriali. Inoltre, l’area originariamente occupata dal fabbricato demolito «dovrà essere gravata da un vincolo di inedificabilità».

FOTOVOLTAICO - Per incentivare l’installazione di impianti fotovoltaici fino a 6 kilowatt, le pensiline o le tettoie realizzate su abitazioni già esistenti al momento di entrata in vigore della legge non siano calcolate nella cubatura dell’immobile. Inoltre, tali tettoie o pensiline finalizzate al supporto di impianti fotovoltaici «sono realizzabili anche in zona agricola» con una semplice Dia (Dichiarazione d’inizio attività). Dovranno però rispettare caratteristiche e dimensioni che verranno stabilite dalla Giunta regionale con successivo decreto.

SCONTI - Per questi interventi, il contributo di costruzione, ove dovuto, è commisurato al solo ampliamento ridotto del 20%. La riduzione arriva al 60% nell’ipotesi di edificio o unità immobiliari destinati a prima abitazione del proprietario o dell’avente titolo.

LIMITAZIONI - I comuni dovranno istituire ed aggiornare l'elenco degli ampliamenti autorizzati. Gli interventi «sono subordinati al titolo edilizio previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380». Gli edifici per i quali si chiede l’ampliamento dovranno essere già stati ultimati entro il 2008. Gli interventi sono subordinati all'esistenza delle opere di urbanizzazione primaria e al loro adeguamento al maggiore carico derivante dagli ampliamenti. Non si può intervenire su immobili aventi valore culturale o paesaggistico. E gli interventi su immobili commerciali non possono condurre a «derogare alle norme in materia di programmazione di grandi strutture di vendita».

ABUSIVI - Non può essere riconosciuto alcun aumento di volume o di superficie ai fabbricati anche parzialmente abusivi soggetti all'obbligo della demolizione, così come agli edifici che sorgono su aree demaniali o vincolate ad uso pubblico o dichiarate inedificabili.

ESCLUSIONI - I comuni hanno 60 giorni di tempo dall’entrata in vigore della legge per escludere l'applicabilità delle norme a specifici immobili o zone del proprio territorio, sulla base di specifiche valutazioni o ragioni di carattere urbanistico, edilizio, paesaggistico, ambientale. I comuni possono pure stabilire limiti differenziati di ampliamento in relazione alle caratteristiche proprie delle

Ed ecco il testo del disegno di legge, in eddyburg

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg