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Pasquale Rinaldis
Ipermercato a L’Aquila - Appello per fermarlo
14 Febbraio 2013
Territorio del commercio
Ancora una volta c'è un'amministrazione locale che non sa proprio fare il suo mestiere, e si tira la zappa sui piedi per puro vuoto culturale e approccio contabile.

Ancora una volta c'è un'amministrazione locale che non sa proprio fare il suo mestiere, e si tira la zappa sui piedi per puro vuoto culturale e approccio contabile. Il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2013, postilla (f.b.)

Il fatto era stato già denunciato su questo giornale in un articolo a firma di Tomaso Montanari: nonostante a quasi quattro anni dal sisma il centro storico de L’Aquila sia ancora “una città fantasma” e le pratiche relative alla ricostruzione siano “ferme e confinate in un limbo istituzionale”, il sindaco Massimo Cialente (Pd) di recente ha presentato un progetto per costruire, sotto la grande Piazza del Duomo, un centro commerciale sotterraneo con negozi “di lusso” e con annesso un parcheggio da 500 posti, il tutto, per intendersi, in stile “Galleria Alberto Sordi”, che è a Roma di fronte a Piazza Colonna.

Il progetto agli occhi degli esperti appare come “l’ennesima negazione di una corretta ricostruzione del centro storico, sia dal punto di vista storico-culturale, sia per quanto riguarda la sua rivitalizzazione, indice di una gestione della città che fin dall’inizio ha rifiutato una visione d’insieme e si è invece adagiata in una posizione inerziale, disponibile a ogni sorta di proposte avanzate da chicchessia”. E proprio per evitare che ciò avvenga, perché “L’Aquila si merita di essere più di un ‘salotto’ commerciale di lusso scavato sotto un centro monumentale in rovina” è stato lanciato in Rete l’“Appello per L’Aquila”, sottoscritto da personalità e urbanisti di fama nazionale, per chiedere al Comune il ritiro immediato del progetto.
Irritata la risposta del sindaco Cialente: “Delle due cose, l’una: o non si sa cosa sia un project financing, con la relativa normativa, oppure si sta facendo di tutto per strumentalizzare le mie parole – perché, prosegue – questo è il primo vero project financing del dopo terremoto che ci viene presentato, un progetto che impegna l'amministrazione, per legge, a dire se sia di interesse pubblico o meno, entro 150 giorni”. Il progetto presentato da Cialente, invece, per i sottoscrittori dell’Appello è in perfetta continuità culturale con la distruzione del tessuto civile provocato dalle new town di Berlusconi e Bertolaso: “Se in quel caso si rimuoveva il cadavere della città storica andando a cementificare la campagna, qui sembra gli si voglia scavare la fossa, letteralmente e metaforicamente”.
Postilla
Se solo non ci fosse sempre questo atteggiamento pronto all'individuazione del salvatore della patria, che si materializza (come ovvio) nelle forme di un prodotto preconfezionato chiavi in mano, perché così funziona il suo modus operandi! E se si provasse a riflettere, e guardarsi attorno, a proposito della differenza abissale fra l'ambiente a vuoto pneumatico extraurbano (dove è stato allevato il format) e la delicata cristalleria della città tradizionale! E invece sulla base di conti di solito truccati ci si tira in casa entusiasti, alla Nando Mericoni, lo slogan del project financing. Il quale non è cattivo come metodo in sé, ma deve essere riplasmato sulle specifiche esigenze spaziali e socioeconomiche di un tessuto diverso. Ad esempio: che squilibri induce nelle attività consolidate? Qualcuno l'ha verificato l'impatto? E quello sul traffico? Insomma, prima di mangiarsi un bue intero, il consiglio della zia è almeno, prima, di arrostirlo, salarlo, tagliarlo a fettine. Non trangugiarlo in un boccone entusiasti perché l'insegna al neon ci propone il fantastico "Beef Gulping"! (f.b.)
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