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Rita Querzé
Auto, eventi e un centro commerciale: «Così una nuova vita per Arese»
23 Giugno 2015
Territorio del commercio
Deindustrializzazione e riuso delle superfici dismesse con l'intervento del privato salvatore della patria: il copione classico è rispettato, e alla società locale restano i cocci da mettere insieme.

Deindustrializzazione e riuso delle superfici dismesse con l'intervento del privato salvatore della patria: il copione classico è rispettato, e alla società locale restano i cocci da mettere insieme. Corriere della Sera, 23 giugno 2015, postilla (f.b.)

Anche i luoghi hanno un’anima: quella di Arese palpita al ritmo di un sei cilindri. Erano 19 mila, ai tempi d’oro, le tute blu che entravano e uscivano dai cancelli dello stabilimento voluto nel 1962 da Giuseppe Luraghi alle porte di Milano. Da quando, nel 2002 qui si è smesso di produrre automobili si sono moltiplicati i progetti di riqualificazione. Ora, finalmente, il futuro prende forma. I primi di maggio è stata inaugurata senza clamori una pista di collaudo nuova di zecca dove si trovava il vecchio tracciato dell’Alfa Romeo. Accanto al percorso, due edifici firmati Michele De Lucchi dove si terranno, eventi, corsi di guida, presentazioni. Viste da lontano le due costruzioni appaiono come un’unica bandiera a scacchi che sventola sulla pianura.

Artefice del rilancio della pista è Marco Brunelli, il patron del gruppo Finiper. Fu Brunelli nei primi anni Duemila a rilevare i due milioni di metri quadrati dell’area. Il primo passo della riqualificazione ha coinvolto gli 86 mila metri quadrati della pista stessa. Entro marzo 2016 sarà completato il centro commerciale che cresce a vista d’occhio a breve distanza, anch’esso progettato da De Lucchi. Si arriva così a un milione di metri quadrati. Per il milione che resta si stanno valutando diverse opzioni. A oggi una parte dell’area ospita undicimila posti auto al servizio del sito di Expo, a pochi chilometri in linea d’aria. Poi non è escluso che quella che inizialmente sembrava dovesse diventare un’area residenziale alla fine abbia un altro destino.

Lui, Marco Brunelli, 88 anni, uno che ha fatto la storia della grande distribuzione in Italia, si aggira nei nuovi edifici con malcelato orgoglio. L’imprenditore è attento a ogni dettaglio. Anche uno spigolo troppo sporgente può essere di disturbo: «Non si può aggiustare? Potrebbe creare disagio a chi è di passaggio». Perché Brunelli vede ogni cosa con gli occhi degli appassionati di motori che verranno qui ad affondare il piede sull’acceleratore. E tutto deve essere perfetto, a regola d’arte.
Il genio deve stare proprio qui, nella capacità di entrare nei panni di chi si ha di fronte e di coglierne i bisogni. Grazie a questo dono negli anni Cinquanta Brunelli comprese tra i primi che il momento era arrivato per passare dai negozi ai supermercati. E oggi? «Oggi è cambiato tutto. Il vecchio supermercato è destinato a essere soppiantato da luoghi in cui il momento degli acquisti si mescola con lo sport, la cura di se stessi sia sul fronte della salute che su quello della bellezza», risponde Brunelli. Non a caso l’imprenditore ha affidato lo sviluppo di 1.500-2.000 mila metri quadrati all’interno del nuovo centro commerciale di Arese ad un importante complesso diagnostico. E a pensarci bene anche la pista, oggi gestita da Aci Vallelunga, potrebbe dialogare con la nuova struttura commerciale che aprirà i battenti nel marzo prossimo.

Spesa, corso di guida sicura e check up: nel fine settimana si può fare tutto insieme. In un unico luogo. Che poco ha a che fare con i centri commerciali vecchia maniera, spesso simili ad astronavi atterrate in mezzo alla città. Il nuovo edificio punta su materiali naturali, legno in primis, su tutti i 120 mila metri quadrati su due livelli che a lavori ultimati ospiteranno 230 negozi.
Come i piloti, anche Brunelli a suo modo ama il rischio. «L’acquisizione di questa area è stata una scommessa. Ora però dormo sonni tranquilli». Come dire: ogni business è un sorpasso azzardato, ma quando rientri in carreggiata tiri il fiato. Un brivido a cui Brunelli è abituato.

Fondatore di Esselunga insieme con Bernardo Caprotti nel ’57, Brunelli ha creato Finiper nel ’74 e nello stesso anno ha inaugurato il primo ipermercato italiano. Nell’84 si deve a lui la prima galleria commerciale. Oggi, con 26 ipermercati a insegna «Iper la grande I» e circa 170 supermercati, a nome Unes e U2, il gruppo genera un giro d’affari di 2,7 miliardi di euro l’anno ed è in utile a differenza di molte realtà del settore. Dà lavoro a novemila persone resistendo alla gelata dei consumi. «No, la crisi non è finita ma qualche segnale si vede - racconta Brunelli -. La gente, per esempio, sta tornando gradualmente a scegliere prodotti di qualità più alta. Ma basta poco, un evento sciagurato di cui si è avuto notizia alla tv, a bloccare la fiducia e svuotare i carrelli della spesa. Il fatturato ne risente subito». E allora meglio distrarsi. E tornare a sognare con un giro in pista.

postilla
A parte l’endorsement istituzionale del quotidiano vicino alla Fiat, per il «felice epilogo» della vicenda ex Alfa, volata via coi suoi posti di lavoro verso lontani lidi globalizzati, qui andrebbe davvero sottolineato sino a che punto il copione del salvatore della patria a colpi di ovvietà vetuste appaia consunto: automobili, parcheggi, monocoltura commerciale, ovvero la predisposizione di tutto quanto prepara a nuove dismissioni probabili, in tempi a discrezione degli operatori. Resilienza urbana, in senso sociale, economico, ambientale, neppure parlarne, sarà di certo «economicamente insostenibile». Così ci teniamo l’ennesimo baraccone ottenuto a colpi di ennesimi ricatti, con la minaccia di mantenere eterni deserti urbani, a cui tutto è ovviamente preferibile, invece di delineare qualcosa di un po’ più simile a un quartiere metropolitano mixed-use (veramente multifunzionale, non molti negozi), con la speranza di restare tale, vitale, resiliente. In altra parte del giornale, qualcuno nota come la Città Metropolitana, che magari a regime avrebbe potuto contare un po’ di più sulla qualità di quella riqualificazione, sia nata morta, colpevolmente abbandonata dal Governo. There Is No Alternative? (f.b.)

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