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Giuseppe Guida
Il tramonto del piano casa, legge più dannosa che utile
8 Novembre 2009
La barbara edilizia di Berlusconi
Mentre il piano-casa campano stenta, per fortuna, a decollare, il Prg di Napoli continua a produrre buoni frutti. Da la Repubblica, Napoli, 8 novembre 2009 (m.p.g.)

La relazione di esordio del neo-presidente dei costruttori napoletani (Acen) ha avuto l´utilità di rilevare con attenzione i difetti e le incongruenze dell´urbanistica regionale e alcune inefficienze amministrative del Comune di Napoli.

Ovviamente lo fa in maniera partigiana, traguardando la metà più conveniente del bicchiere, sia per quanto riguarda i diversi dati sul deficit di abitazioni, di infrastrutture, sia sui ritardi di ordine burocratico che non favoriscono gli investimenti, sia sui provvedimenti emergenziali, come il piano casa, che, nonostante dichiarati urgenti, tardano a partire. Su alcuni di questi temi vale forse la pena offrire un contributo.

Malgrado qualche recente timido scatto in avanti del consiglio regionale, era quasi inevitabile che il cosiddetto piano casa, che sarebbe meglio chiamare "piano edilizia", finisse nel magma di fine legislatura. E non si tratta di sole questioni di tipo "politico".

Con l´incongruenza e l´insipienza delle norme interamente deregolative in essa contenute, questa legge si è quasi subito manifestata, da un lato, di difficile applicazione e poco snella e proficua per gli investitori, dall´altra avrebbe addirittura messo in discussione la quantità non trascurabile di progetti, piani attuativi e programmi integrati che, sebbene rallentati (e spesso mortificati) dalle regie inadeguate degli enti pubblici, stanno mettendo in campo milioni di euro, in genere privati, a cui le norme-papocchio del "piano edilizia" non avrebbero certo fatto bene. Molti attori economici, anche all´interno dell´Acen, sono coscienti di questo virus contenuto nella legge e di certo non si sono affaticati più di tanto nel promuoverla e nel sostenerla attraverso le consuete metodologie e azioni lobbistiche.

Il caso Napoli può essere un utile esempio. Rivelandosi ancora una volta migliore delle tante critiche che lo vogliono obsoleto e da demolire, il Piano regolatore vigente dal 2004 ha consentito e sta consentendo, all´interno del territorio cittadino, una quantità di trasformazioni urbane (molte delle quali vedono proprio l´Acen in prima linea) che danno attuazione agli scenari previsti dal piano, muovendosi all´interno di regole chiare, univoche e, in parte, anche ragionevolmente flessibili. Vediamo i dati.

Il numero delle iniziative in corso, in attuazione del Prg, è di circa 200.

I Piani urbanistici attuativi (Pua) e i Grandi progetti urbani (Gpu) approvati o adottati sono 24, per una superficie di 8.079.335 mq, con urbanizzazioni per 788.648 mq.

I Pua e i Gpu in corso di adozione sono 8, per una superficie di 1.322.570 mq, con urbanizzazioni per 165.345 mq, quelli ancora in istruttoria sono 16, per una superficie di 3.018.420 mq e urbanizzazioni per 386.595 mq.

L´investimento per realizzare le attrezzature, le residenze e le infrastrutture in essi previste, è tutto a carico dei privati, così come a carico dei privati sono le opere compensative, le urbanizzazioni, spazi e attrezzature interamente cedute al pubblico.

La superficie destinata a urbanizzazioni derivanti dall´insieme delle iniziative già in corso ammontaa 2.945.981 mq, che corrisponde al 23 per cento del deficit dei cosiddetti "standard" calcolato e previsto dal Prg.

Questa immissione di spazi pubblici comporterebbe un incremento di circa 3 mq nella dotazione media per abitante in termini di attrezzature pubbliche, che rappresenta circa il 50 per cento dell´attuale.

Non è difficile ipotizzare che le norme factotum del "piano edilizia" sarebbero entrate a gamba tesa nei già complicati processi di attuazione, alterandone l´iter, innescando varianti a ripetizione e, soprattutto, mettendo in discussione proprio la parte "pubblica", e cioè quelle attrezzature e servizi che, con le regole del piano, i privati investitori dovranno obbligatoriamente cedere al Comune. E invece, come prevede espressamente il "piano edilizia" queste sarebbero le prime a essere derogate e a saltare assieme a indici di fabbricabilità, altezze massime, rapporti di coperture, e tutto l´armamentario urbanistico, forse un po´ vecchio, ma che serve ancora a regolare una crescita e una trasformazione sensata dei tessuti urbani.

Anche per quanto riguarda il semplice 20 per cento di allargamento delle villette si avanzano dubbi da più parti e le stime che misuravano, a livello nazionale, un impatto complessivo del provvedimento di 60 miliardi, sono oramai riviste al ribasso (su questo concordano anche i vertici nazionali dell´Acen).

A una scala diversa, lo stesso discorso vale anche per gli altri Comuni. La mole non piccola di programmi e progetti già in parte operativi, quindi, è senz´altro una positiva base di partenza sulla quale costruire un rilancio strutturale dell´attività edilizia a Napoli e in Campania. I ritardi amministrativi e lo stallo burocratico devono diventare problemi da risolvere e non pretesto per confidare ancora una volta nel solito provvedimento straordinario, nell´ennesima variante, in ulteriori sussidi.

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