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Cino Antonio; Casson Casellati
Il Partito repubblicano a Venezia e il ruolo di Luigi Scano
29 Dicembre 2010
L'incontro all'Iveser (2010)
La relazione sul tema “Gigi Scano e la politica” nell’incontro di studio organizzato da Iveser, Ambiente Venezia ed eddyburg a Venezia, 16 ottobre 2010

Queste note sono il frutto di alcune conversazioni tra me e Antonio Casellati; ad esse si può collegare una lunga intervista, rilasciata da Casellati alla Fondazione Gianni Pellicani, che testimonia con maggior dettaglio alcuni dei passaggi politico-amministrativi del periodo 1967-1990, l’arco di tempo nel quale si sviluppa l’azione del PRI Veneziano che, si può dire senza presunzione, ha svolto in quegli anni un ruolo certamente superiore alla sua consistenza elettorale ed è stato interlocutore, spesso scomodo, ma ineludibile, di tutte le altre forze politiche. Eventuali imprecisioni e/o omissioni si debbono addebitare esclusivamente alla nostra memoria … non verdissima, come la nostra età. (Cino Casson)

Negli ultimi mesi del 1966 matura, all’interno della minoranza della Gioventù Liberale, la decisione di uscire dal PLI, per manifesta incompatibilità con la linea politica imposta dalla segreteria di Giovanni Malagodi; assieme ad alcuni esponenti del PLI (dirigenti e amministratori locali), i giovani liberali si dimettono dal PLI e danno vita a un movimento, “Democrazia 67”, che, fin dal nome, si pone come transitorio. La sinistra liberale vede nel PRI di Ugo La Malfa il partito che meglio corrisponde a una visione liberale moderna, soprattutto per le linee di politica economica.

Nel maggio del ’67 viene sancita, al teatro Eliseo a Roma, alla presenza di Ugo La Malfa, la confluenza di “D 67” nel PRI. A Venezia il leader politico dei Giovani Liberali è il giornalista Pino Querenghi e il gruppo può contare su un consigliere comunale, l’avvocato Antonio Casellati, da anni oppositore della dirigenza locale del PLI; il più giovane è Luigi Scano, studente di Giurisprudenza a Padova.

I repubblicani di Venezia non vedono di buon occhio l’ingresso dei “nuovi”, sia perché si sentono “scavalcati” dal rapporto diretto con La Malfa, sia perché temono che un gruppo organizzato ed esperto possa “agitare le acque” in un partito che, soprattutto nel centro storico, vivacchia stancamente, più “club” che partito, privo di un vero “leader”[1].

Anche a Mestre non manca chi guarda con sospetto all’operazione; il giovane leader locale, Gaetano Zorzetto, dopo una iniziale diffidenza, è il primo a comprendere, fors’anche per la vicinanza generazionale, che una intesa tra vecchi e nuovi repubblicani può irrobustire il partito e renderlo anche elettoralmente competitivo.

Siamo nell’immediato “day after” della disastrosa “acqua alta” del 4 novembre 1966 e il tema della difesa di Venezia è quello che più appassiona l’opinione pubblica.

Si è costituito, ad opera di cittadini di vario orientamento politico, un “Fronte per la difesa di Venezia” e gran parte dei dirigenti del movimento guardano da subito al “nuovo” PRI come un interlocutore politico privilegiato, tanto che molti di essi entreranno nel partito e vi svolgeranno ruoli di rilievo[2]; in particolare è visto con interesse il ruolo del consigliere comunale Casellati, autorevole esponente veneziano di “Italia Nostra” (della cui sezione veneziana sarà, anche , presidente). E i repubblicani veneziani comprendono che la battaglia per la salvaguardia della città è in piena sintonia con le loro convinzioni ed offre loro uno spazio politico del tutto originale.

Nel 1968 la prima iniziativa pubblica è il lancio di una petizione, “Venezia domanda:precise scelte per la città”, che raccoglie migliaia di firme per chiedere un intervento legislativo straordinario; un anno dopo il PRI risponde, in un convegno al quale partecipano La Malfa e Bruno Visentini, con la presentazione di una pubblicazione “Il PRI risponde: una legge per Venezia”, che contiene un disegno di legge, che prevede, tra l’altro, la costituzione di una “autority”, l’Ente Laguna Veneta. Infatti i repubblicani, in linea con gran parte del mondo della cultura e delle associazioni ambientaliste (non esistono, ancora, i “verdi”), sono convinti che “Venezia si salva salvando la sua laguna”.

Ed è in questa occasione che emerge il ruolo di Luigi Scano, poco più che ventenne, che si impegna con Casellati a dare sostanza culturale e normativa alle idee in materia di salvaguardia. Il disegno di legge, depositato alla Camera, primo firmatario Ugo La Malfa[3], non riuscirà ad approdare all’aula e decadrà con la legislatura. È forte la polemica con la DC, a Venezia egemonizzata culturalmente da Vladimiro Dorigo, sostenitore di uno sviluppo economico senza vincoli ambientali, che vede nell’espansione della Terza Zona industriale che sottrae spazio alla laguna, l’unico futuro di Venezia. Il PCI guarda con interesse, ma non senza sospetto, al protagonismo repubblicano; è ancora forte, in esso, la cultura operaista di Cesco Chinello e un certo pregiudizio “antiborghese”, anche se la “destra” del PCI (quelli che poi saranno definiti i “miglioristi”, che hanno il loro leader in Gianni Pellicani”) comincia a porsi alcune domande, che, più tardi, incroceranno le risposte che, già allora, dà il PRI. Il rapporto con il PSI è complesso; i vecchi dirigenti sono in parte attratti nell’ambito culturale del PCI, ma guardano, in chiave di governo, alla prime “aperture a sinistra” della DC[4]; inizialmente il PRI si ritrova in maggior sintonia con la componente “lombardiana” dove sta emergendo la leadership di Gianni De Michelis (il quale, per altro, dopo aver conquistato l’egemonia nel PSI veneziano, sconfesserà molte delle sue idee degli anni ’70, arrivando a coniare per il PRI l’appellativo di “partito delle contesse”, con trasparente riferimento a Teresa Foscari e Annamaria Cicogna, esponenti di Italia Nostra). Decisamente ostili, almeno fino alla fine degli anni ’70, sono i sindacati, che vedono nelle politiche protezionistiche il rischio di interrompere le attività di Porto Marghera.

Nel 1970 si tengono le elezioni amministrative; il PRI presenta, dopo decenni, una sua lista, che ottiene due seggi; rientra in Consiglio comunale Antonio Casellati, al quale si affianca Gaetano Zorzetto. E dalla consuetudine del lavoro amministrativo si consolida il rapporto tra Zorzetto e i “nuovi” repubblicani.

Nel 1971, dopo una crisi della giunta, guidata da Giorgio Longo della sinistra democristiana, il PRI entra nella nuova giunta Longo, ottenendo importanti accordi programmatici, apprezzati anche dal PCI, e l’istituzione, per la prima volta in Italia, di un Assessorato all’Ecologia, assunto da Casellati. I testi che vengono sottoscritti, dopo giorni e notti di laboriose trattative, sono elaborati, nella forma e nella sostanza, da Scano. Superando ostacoli espliciti e boicottaggi sotterranei, Casellati riesce a costruire, dal nulla, un assessorato dotato di competenze ed entusiasmo, utilizzando la competenza di alcuni (pochi) funzionari messi a disposizione (tra i quali l’ottimo Armando Danella). Dopo meno di 3 anni, però, il PRI si trova costretto a denunciare un accordo che la DC mostra di non voler onorare.

Casellati si dimette da assessore e da consigliere e gli subentra Luigi Scano; Casellati considera questa operazione anche come un “investimento” su un giovane nel quale egli vede un possibile “leader” politico. Nel frattempo il PRI si impegna, a livello nazionale, nella stesura di una Legge Speciale per Venezia, che finalmente, anche la DC accetta di discutere, abbandonando il sostegno alla proposta del socialista Lauricella.

Luigi Scano ne è assoluto protagonista; si trasferisce a Roma, dove può contare sull’aiuto del deputato Adolfo Battaglia, del senatore Pietro Bucalossi e sulla decisa azione di Ugo La Malfa, che arriva a minacciare la crisi del governo, pur di far approvare la legge. La Legge viene approvata nel 1973 e, due anni dopo, il Ministro dei Lavori Pubblici Bucalossi emana gli “Indirizzi” del governo per l’attuazione della Legge Speciale.

Il 23 dicembre 1974 il Consiglio comunale approva un Ordine del Giorno che verrà denominato come “minicompromesso storico”; è votato, infatti, anche dal PCI; ma sulla successiva votazione dei Piani particolareggiati (31.12.74), presentati da Gianni De Michelis, assessore all’Urbanistica, il PRI non darà il suo assenso, considerando insufficienti le misure di tutela dei beni ambientali e monumentali. Luigi Scano è autore della argomentata critica e viene considerato, ormai, “l’ideologo” del PRI veneziano (Gigi respingerebbe con disgusto tale qualifica, preferendovi certamente quella di “produttore di idee”).

Nel 1975 il PRI riporta in Consiglio comunale i due consiglieri Zorzetto e Scano. Si forma una Giunta di sinistra, sindaco Mario Rigo, del PSI, vicesindaco Gianni Pellicani, del PCI; il PRI non partecipa, sia per perduranti divergenze sullo strumento urbanistico dei Piani Particolareggiati, sia per le forti resistenze del partito a livello nazionale a consentire una alleanza decisamente opposta a quella del governo nazionale (il PRI, dopo la scomparsa di Ugo La Malfa, è retto da Oddo Biasini, persona integerrima, ma meno sensibile alle tematiche care ai repubblicani veneziani).

Tuttavia la stretta collaborazione tra Luigi Scano e il nuovo assessore all’Urbanistica, Edoardo Salzano, porterà a una sempre maggior vicinanza delle posizioni di PRI e PCI (mentre si accentueranno le divergenze con il PSI egemonizzato da De Michelis). Il voto favorevole annunciato dal PRI sulle controdeduzioni alle Osservazioni ai Piani particolareggiati, frutto di tale collaborazione, è causa di un forte scontro politico tra i repubblicani veneziani e la dirigenza nazionale; Luigi Scano e Cino Casson, segretario comunale del PRI, vengono convocati a Roma, dove subiscono una sorta di “processo” da parte della Direzione nazionale, sommariamente e artatamente informata dal segretario regionale, Licisco Magagnato, da sempre ostile; Scano “tiene il punto” e rifiuta di modificare la decisione assunta dal gruppo consiliare.

Nel 1977 Antonio Casellati diventa presidente del Comprebnsorio della laguna, che dovrebbe stendere un Piano per l’attuazione urbanistica delle prescrizioni della Legge Speciale; anche in questa incombenza il lavoro di Luigi Scano, formalmente consulente, si integrerà perfettamente con quello dell’urbanista Vezio De Lucia, responsabile scientifico del Piano. Il Piano vedrà, infine la luce, ma si arenerà in sede regionale e il Comprensorio, dopo l’uscita dalla presidenza di Casellati, si avvierà ad una pratica estinzione.

Nel 1980 il PRI ha una battuta d’arresto elettorale (che gli oppositori interni tenteranno di addebitare a un eccessivo “sbilanciamento” a sinistra) e porta in consiglio comunale il solo Gaetano Zorzetto; Mario Rigo è confermato Sindaco, nonostante l’ostilità di De Michelis; Zorzetto entrerà in giunta qualche mese dopo, blandamente sconfessato (ma ufficiosamente incoraggiato) dal nuovo segretario del PRI, Giovanni Spadolini, forse memore delle battaglie condotte dalle colonne del Corriere della Sera per la salvaguardia di Venezia per la penna di Indro Montanelli. A Zorzetto verrà assegnato quell’assessorato all’Ecologia che, creato da Casellati, aveva, poi, vivacchiato senza particolari iniziative.

Nel 1982 il PRI entra anche nella giunta di sinistra della Provincia di Venezia[5]. Ma la stagione delle giunte di sinistra sta volgendo al termine; il PSI accentua sempre più la sua insofferenza per un rapporto con il PCI nel quale non riesce ad affermare le sue velleità di leadership; in più, a Venezia, si evidenzia la contrapposizione tra Rigo e De Michelis, che, nel frattempo, ha consolidato un rapporto privilegiato con il presidente della Regione, il democristiano Carlo Bernini.

Le elezioni amministrative del 1985 segnano un forte incremento dei voti al PRI, con l’elezione di 3 consiglieri: Bruno Visentini, Gaetano Zorzetto e Alfredo Bianchini. Visentini è immediatamente contrario a ogni collaborazione di Giunta e, in una seduta della direzione provinciale del PRI, espone la sua previsione: “Laroni (designato Sindaco da De Michelis) durerà pochi mesi; poi noi entreremo in Giunta e avremo il Sindaco; io mi dimetterò e Casellati, che mi subentrerà, sarà Sindaco.” Bianchini, il giorno dopo, presenterà, con una lettera a Visentini e Casellati, le sue dimissioni da consigliere e Casellati entrerà subito in Consiglio. De Michelis impone come Sindaco di una giunta DC-PSI-PSDI Nereo Laroni e il PRI si schiera decisamente all’opposizione; è vivo lo scontro politico sulla proposta di Gianni De Michelis per portare a Venezia l’Esposizione Universale di fine secolo, che presenta, per PRI, PCI, Verdi e gran parte del mondo della cultura, un grave attentato agli equilibri ambientali e lascia intravedere possibili (e ancor più probabili) intrecci affaristico-speculativi.

La polemica si intreccia a quella nascente sul Mo.S.E., il sistema di chiusure mobili alle “bocche di porto”, che dovrebbe attuare le prescrizioni della Legge Speciale; tutto il mondo ambientalista manifesta la netta contrarietà a un intervento che viene visto come distruttivo dell’ecosistema lagunare e penalizzante per l’attività portuale; anche su questo tema si verifica convergenza tra PRI e PCI.

Scano non è più consigliere comunale, ma il suo impegno resta immutato; gran parte delle posizioni che il PRI viene assumendo escono dalla sua penna (si convertirà al “computer” solo molti anni dopo). Nel 1985 pubblica “Venezia: Terra e acqua”, riedita nel 2006 da Corte del fontego ediitore: una storia delle trasformazioni dell’ecosistema lagunare e della città dalla Serenissima agli anni ’80, che resta un’opera fondamentale e insuperata.

Una “congiura di palazzo”, orchestrata dall’ex sindaco Mario Rigo, porta alla crisi della Giunta Laroni sul finire del 1987; dopo un fallito tentativo di eleggere sindaco il DC Costante Degan, l’accordo tra Rigo, Pellicani e Visentini porta all’elezione a sindaco di Antonio Casellati, sostenuto da PCI, PSI, PRI e Verdi.

Luigi Scano, che nel frattempo ha intrapreso l’attività professionale di consulente in materia di normative urbanistiche, può riprendere un ruolo decisivo nella progettazione urbanistica della città, collaborando con il nuovo assessore all’Urbanistica, il Verde Stefano Boato e con l’arch. Edgarda Feletto; insieme elaborano una strumentazione che tende ad eliminare ogni possibile discrezionalità nell’esercizio della politica urbanistica. Nel frattempo, Cino Casson assume, in Provincia, l’incarico di assessore all’Urbanistica e, privo com’è di competenze disciplinari, chiede supporto a Scano, che, senza alcun incarico ufficiale (e senza compenso), glielo fornisce generosamente.

Casellati affronta un momento di grande difficoltà in occasione del famoso concerto veneziano dei “Pink Floyd”; l’evento era stato voluto da Laroni, che aveva anche assunto impegni con gli organizzatori, mettendo praticamente il Comune di fronte a un fatto compiuto. (Va detto che, in realtà, a Venezia non era accaduto nulla di grave, se non i modesti inconvenienti derivanti dalla presenza di una massa enorme, ingigantiti da una campagna mediatica non limpidissima). A dissuadere Casellati dal proposito di dimettersi a seguito delle polemiche ci fu il deciso intervento di Bruno Visentini e la piena solidarietà dei repubblicani veneziani. Il mandato di Casellati si conclude con una vittoria del PRI e delle più sensibili istanze culturali; l’Expo non viene assegnata a Venezia, anche per la decisa azione di “lobbyng”, in Italia e all’estero (Spadolini e Visentini si impegnano in sede governativa e Casellati si reca di persona a Parigi per sostenere il No all’Expo). All’indomani della decisione contraria il quotidiano La Nuova Venezia pubblica una vignetta nella quale un Visentini con “corno” dogale sperona, in gondola, l’esterrefatto De Michelis.

Negli anni il PRI veneziano si trova spesso in contrasto con i livelli regionale e nazionale. Si è detto della freddezza dei “vecchi” repubblicani per l’ingresso di D 67; tuttavia, a Venezia, a parte qualche iniziale contrasto con la componente mestrina, il clima in breve si rasserena; Casellati, Zorzetto, Scano e gli altri giovani dirigenti costruiscono sintonia politica e amicizia personale. In sede regionale, invece, la segreteria di Magagnato guarda con sospetto alla polemica con la DC, egemone nel Veneto, e la sintonia sempre maggiore con il PCI. Con Ugo La Malfa il rapporto è, sostanzialmente, positivo; il vecchio leader apprezza la battaglia per Venezia e se ne fa deciso sostenitore in sede di governo; per lungo tempo anche Adolfo Battaglia si impegna a favore dei veneziani, ma, qualche anno dopo, i rapporti si faranno più conflittuali, soprattutto per l’influenza di Magagnato (Battaglia è eletto nel Collegio di Verona). Ne seguirà anche un “commissariamento”, a seguito del voto dei consiglieri repubblicani ai Piani Particolareggiati, che non avrà, tuttavia, alcun esito: il PRI veneziano conferma, in congresso, tutti i dirigenti “commissariati”.

Con la segreteria Spadolini cade, di fatto, la preclusione alla partecipazione a giunte di sinistra e i rapporti si stabilizzano su un clima di reciproco rispetto. La segreteria di Giorgio La Malfa entra in conflitto con i veneziani in occasione della nomina di un rappresentante repubblicano nel CdA della Biennale su designazione dell’assessore provinciale: Casson, seguendo quanto deliberato dalla direzione provinciale, fa eleggere un candidato sgradito a Giorgio La Malfa, che, per ritorsione, scioglie gli organi veneziani. Anche questo “commissariamento” tuttavia, viene vissuto a Venezia con una certa indifferenza ed ha esito analogo al precedente.

Una nota a parte richiede il rapporto tra i repubblicani veneziani e Bruno Visentini. Il senatore trevigiano – che ama definirsi un “veneziano di campagna” – tende ad avere un rapporto “alla pari” con il solo Casellati; non ha in grande considerazione Zorzetto, rispetta Scano, ma non gli attribuisce grandi doti politiche; per tutti gli altri manifesta totale indifferenza. Visentini non apprezza che il PRI di Venezia abbandoni l’idea iniziale di una “authority”; inoltre sostiene la separazione tra Mestre e Venezia C.S., avversata dai dirigenti veneziani, che sarà causa di un raffreddamento nei rapporti con Casellati. Tuttavia anche Visentini condivide la polemica con De Michelis e la sintonia con Pellicani ed è il vero “regista” dell’operazione che porta Casellati a diventare sindaco.

Con gli anni ’90 il PRI a Venezia entra in una fase di smobilitazione; Casellati si ricandida “per onor di firma” come Sindaco uscente, ma si dimette poco dopo; Zorzetto rimane in consiglio comunale, ma non partecipa alla giunta di Ugo Bergamo; Scano esce dal partito e si avvicina al PDS (nel 95 sarà eletto consigliere provinciale, ma si dimetterà due anni dopo, anche per solidarietà politica con Cristiano Gasparetto che si dimette da Assessore all’Urbanistica per gli ostacoli che incontra) ; in Provincia Casson resta come consigliere di opposizione, per rientrare nella Giunta solo quando si ricostituirà, nel ’93, una maggioranza di sinistra.

Nel 1994 il PRI, con Giorgio La Malfa, rifiuta di entrare nell’alleanza dei “Progressisti” e si presenta alle elezioni insieme alla DC; molti repubblicani, anche assai autorevoli come Visentini, Gualtieri, Bogi, abbandonano il partito; anche a Venezia gran parte del gruppo dirigente lascia. Gaetano Zorzetto viene chiamato a far parte della prima Giunta Cacciari, con il ruolo di Prosindaco di Mestre, ma un anno dopo scompare a soli 55 anni. E, con lui, scompare ogni visibile presenza del PRI a Venezia.

Luigi Scano prosegue la sua attività professionale, contribuendo alla redazione di strumenti urbanistici e testi legislativi; ma non abbandona l’impegno politico all’interno di molti istituti e associazioni, assumendo la segreteria generale di “Polis” e partecipando a numerosi movimenti ambientalisti, a Venezia e nel resto d’Italia, fino alla sua prematura scomparsa, nel 2007.

[1] Le personalità di maggior spicco sono il prof. Giuseppe De Logu e Calogero Muscarà, docente di geografia economica a Ca’ Foscari, decisamente ostile ai nuovi entrati

[2] Ad esempio Gian Maria e Mara Rosa Salva; lo stesso Franco Rocchetta, che poi sarà “inventore” della Liga Veneta, aderisce, per un paio d’anni, al PRI

[3] DdL n. 1078/1969

[4] A Venezia il centrosinistra governa già dal 1961

[5] Cino Casson, unico consigliere provinciale per il PRI, assume l’assessorato all’Istruzione

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