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Eugenio Scalfari
Il martello americano e il veleno di Al Qaeda
17 Agosto 2005
Articoli del 2004
I pensieri che vengono al fondatore de la Repubblica, a proposito della guerra dove ci hanno gettato, nell'editoriale del 12 settembre 2004

Il martello americano e il veleno di Al Qaeda

EUGENIO SCALFARI

LA REALTÀ che abbiamo di fronte a tre anni di distanza dall´11 settembre è così tremendamente complessa e intrisa di fatti oggettivi, interpretazioni soggettive, passioni, interessi, che un discorso filato con un suo sviluppo coerente e una sua conclusione valida e non contestabile è diventato difficilissimo se non addirittura impossibile. Tenterò dunque un´altra strada: quella di allineare frammenti di verità e citazioni significative che servano ai elettori come elementi per comporre un loro disegno e un loro giudizio su una situazione che sembra dominata da un vento di generale follia. Usando contemporaneamente gli occhi della mente e quelli del cuore, l´intelletto razionale e l´anima dei sentimenti. Pascal fu il primo ad avvalersi consapevolmente di questo duplice approccio alla conoscenza e all´azione. Non potremmo avere miglior modello.

1. Chi uccide bambini e prima di ucciderli nel corpo imprime nei loro occhi il terrore e l´orrore, non uccide soltanto l´innocenza ma anche il futuro. Uccide perfino il fine che, quale che sia, ha determinato la scelta di mezzi così mostruosi. I massacratori, uomini e donne, di Beslan hanno perso il diritto ad ogni prova d´appello e così i loro capi e ispiratori.

2. Esiste una differenza tra il massacro di bambini progettato ed eseguito in quanto tale e quello che avviene come effetto di un´azione che, perseguendo altri obiettivi, produce tuttavia quel massacro ipocritamente definito «danno collaterale»? Credo che una differenza vi sia quando quelle uccisioni - comunque delittuose - avvengano casualmente e quando il metodo che le ha causate sia abbandonato e non reiterato. È una differenza analoga a quella che corre tra un reato doloso ed uno colposo o preterintenzionale. Ma se il metodo viene reiterato più e più volte fino a diventare prassi abituale o se quel metodo «non può non comportare» il cosiddetto danno collaterale, allora la differenza si cancella, il delitto diventa doloso a tutti gli effetti. In quel caso rimane soltanto una differenza, diciamo così, mediatica tra le uccisioni avvenute in presenza della televisione e quelle avvenute in sua assenza. Differenza importante per la diversa reazione che le prime suscitano nella pubblica opinione ma irrilevante dal punto di vista del giudizio morale.

3. È comunque chiaro - e dovrebbe esserlo - che alle stragi di innocenti non si può in nessun caso rispondere con altre simili stragi senza far precipitare una regione, una nazione o il mondo intero dalla condizione umana, pur così imperfetta, a una condizione bestiale, anzi diabolica perché l´animale non dispone di coscienza mentre l´uomo ne è comunque provvisto.

E così le vittime innocenti della distruzione della città di Coventry furono l´effetto di un inescusabile ed esecrabile delitto nazista così come la distruzione per vendetta della città di Dresda alla fine della guerra fu un esecrabile e inescusabile delitto della democratica Inghilterra. Nell´uno e nell´altro caso perirono migliaia di bimbi e di ragazzi colpevoli soltanto di abitare in quelle città e in quelle case. A maggior ragione va iscritto in questo elenco delittuoso e privo d´ogni giustificazione accettabile il bombardamento atomico di Hiroshima e di Nagasaki e l´annientamento e la napalmizzazione di centinaia di villaggi vietnamiti da parte delle truppe Usa. Non si parla qui né dell´Olocausto né dei lager sovietici che sono le fasi oscene del Novecento occidentale.

4. Due sondaggi effettuati nello scorso giugno e resi pubblici pochi giorni fa, condotti su un vasto campione di cittadini americani ed europei, hanno suscitato una forte scossa nell´opinione pubblica dei due continenti e nei centri di ricerca sociale e politica dei paesi interessati. Il succo di questi sondaggi è che una forte maggioranza di europei e circa la metà dei cittadini Usa è contraria alla guerra in Iraq e alla perdurante presenza delle truppe della coalizione in quel paese. Una forte maggioranza di europei è contraria ad un mondo in cui esista una sola superpotenza come gli Usa, mentre più della metà degli americani auspica che l´Europa diventi un effettivo soggetto politico unitario capace di bilanciare costruttivamente la potenza americana. Infine l´80 per cento degli europei e il 40 per cento degli americani auspica che Bush perda le elezioni del 2 novembre in favore di Kerry.

5. I risultati di questi sondaggi, pur con tutta la cautela che s´impone nell´uso di strumenti conoscitivi virtuali, hanno suscitato sorpresa accendendo un appassionato e appassionante dibattito sia in Usa che in Europa. Dibattito trasversale poiché le opinioni sono divise sia nell´una che nell´altra sponda dell´Atlantico. Da alcune parti politiche si sostiene che lo schiacciante favore europeo per il candidato democratico americano alla presidenza sia comunque irrilevante: Bush resta il favorito degli elettori Usa; quanto a Kerry, se pur vincesse contro il pronostico, la sua politica estera non potrebbe discostarsi molto da quella di Bush. Altre e opposte parti politiche, sia in Usa sia in Europa, sostengono al contrario che Kerry sarebbe profondamente diverso da Bush e che, nel caso di vittoria di quest´ultimo, il vincitore dovrebbe comunque tener conto in qualche modo anche degli umori dell´opinione pubblica europea.

6. Nell´ambito di questo dibattito un autorevole storico di livello europeo che insegna al St. Anthony College di Oxford, Timothy Garton Ash, ha scritto quanto segue sulla "Repubblica" di ieri: «Per vincere insieme - americani ed europei - la battaglia contro il terrorismo dobbiamo essere sia energici sia saggi. Significa ammettere che questa è una guerra e la guerra non può vincere. Ovviamente la forza militare serve ma l´amministrazione Bush sopravvaluta ampiamente la misura in cui la schiacciante superiorità militare degli Usa può contribuire alla vittoria. Dato che ha in mano un martello gigantesco, Washington tende a vedere tutti i problemi sotto forma di un chiodo. Purtroppo il terrorismo non è un chiodo. È più simile ad un fungo sotterraneo che si diffonde invisibile per chilometri per poi rispuntare all´improvviso in un luogo diverso. Riflettere sulle cause politiche del terrorismo (come ad esempio la brutalità e stupidità della politica russa nei confronti della Cecenia nell´ultimo decennio) e su come sia possibile eliminarle non è un atteggiamento debole e conciliante come ribadiscono i demagoghi della destra americana. È semplice buonsenso».

7. Un´altra osservazione che viene bollata dai demagoghi delle due sponde dell´Atlantico come inaccettabile travisamento della realtà riguarda le reciproche posizioni dei capi di Al Qaeda e dell´amministrazione Bush. Ha scritto in proposito Sergio Romano sul "Corriere della Sera" di ieri: «Mentre gli Usa ricordano il terzo anniversario dell´attacco alle Torri, Al Zawahiri, leader vicario di Al Qaeda, ha celebrato a modo suo quella ricorrenza. Colpisce un curioso parallelismo. I due nemici interpretano le due guerre degli ultimi tre anni - Afghanistan e Iraq - come tappe d´uno stesso processo. Per l´America sono momenti necessari e complementari della lotta al terrorismo globale. Per il consigliere di Osama sono momenti altrettanto complementari della lotta dell´Islam contro gli Stati Uniti. I due contendenti si promuovono a vicenda «nemico assoluto» e ciascuno di essi conferisce a se stesso e all´altro una maggiore legittimità. Tra i due beninteso non esiste alcuna complicità. Nei fatti tuttavia Al Qaeda facilita la vittoria di Bush e questi concorre a fare di Osama il califfo dell´Islam militante».

8. Al Zawahiri proclama da un suo video dell´altro ieri che sia in Iraq sia in Afghanistan gli americani hanno ormai perso la guerra. Non gli resta che ostinarsi ancora a combattere inutilmente o andarsene. Gli ha risposto colpo su colpo l´assistente di Bush, Condoleezza Rice, ribattendo che le due guerre le ha perse Osama, sempre più impotente e vagante sulle montagne afgane.

9. Che cosa dicono i fatti? I fatti dicono che una parte dell´Iraq, quella a maggioranza sunnita e quella dove c´è una robusta presenza di sciiti seguaci di Moqtada Al Sadr, non sono più sotto il controllo americano. Dicono che pullulano bande armate di varia estrazione ma di notevole pericolosità in tutto il paese. Dicono che curdi e sunniti difficilmente accetteranno una Costituzione non già federale ma decisamente separatista. Dicono infine che anche la pazienza ormai proverbiale di Al Sistani, riconosciuto capo della maggioranza sciita, si stia esaurendo anche perché incalzata dagli altri tre ayatollah che con lui compongono la Marjaja, che è l´equivalente di un Vaticano sciita iracheno. In questa confusione che ormai è sconfinata in un vero e proprio caos diventa sempre più problematico il rispetto del calendario fissato dagli Usa e dall´Onu che prevede elezioni in Iraq nel gennaio 2005 e lo sgombero delle truppe della coalizione nel gennaio 2006.

10. In Afghanistan, dove tra un mese si terranno le elezioni politiche, il territorio è sotto il controllo armato delle varie fazioni salvo la capitale Kabul dove sono presenti i caschi blu dell´Onu e il territorio ai bordi delle montagne di Tora Bora dove sono presenti le truppe della coalizione guidate dagli Usa. I Talebani dal canto loro si stanno riorganizzando militarmente e politicamente.

11. Il rapimento delle due donne italiane, Simona Torretta e Simona Pari, ha suscitato in Italia grandissima commozione e partecipazione sia perché è la prima volta che i terroristi rapiscono donne sia per la qualità di entrambe, universalmente conosciuta e riconosciuta. Ciò ha determinato anche - cosa di estrema importanza - una solidarietà massiccia della numerosa comunità islamica in Italia.

12. Il fatto che a parecchi giorni da quel rapimento nessuna attendibile notizia sia pervenuta dai rapitori accresce sgomento e preoccupazione tanto più che quel rapimento era stato accuratamente preparato e mirato e che ha seguito di poco l´uccisione di Enzo Baldoni. In questa occasione, come del resto quasi sempre, gli italiani hanno dimostrato una unità e una maturità di sentimenti che ha trovato la sua massima espressione nella dignitosa compostezza delle famiglie delle due ragazze e infine nella commossa e ferma dichiarazione di Ciampi che ha interpretato il comune sentire di tutto il paese.

13. Va lodata la decisione del presidente del Consiglio, di coinvolgere le forze di opposizione nell´obiettivo di ottenere la liberazione delle due Simone, mobilitando tutti gli strumenti di pressione e di negoziato verso il mondo arabo, salvo il principio che deve restare fermissimo di non cedere ad alcun ricatto che possa essere richiesto dagli ancora ignoti rapitori. Va egualmente lodata la risposta di tutti i partiti dell´opposizione che accantonando le differenze che permangono sulle questioni della guerra e della pace, si sono dichiarate disponibili alla risposta unitaria e preliminare contro il terrorismo, che del resto avevano ripetutamente manifestato fin dall´11 settembre di tre anni fa e che - come ha ricordato Piero Fassino - è iscritta nella storia della sinistra italiana.

14. Voci isolate quanto stonate si sono fatte sentire da parte di alcuni settori scalmanati del movimento «no global» e dal partito di Cossutta e Diliberto, che hanno tra l´altro contestato la limpida posizione assunta in quest´occasione da Fausto Bertinotti. Si tratta a nostro avviso di posizioni faziose e prive di peso, così come faziose e prive di peso sono le simmetriche posizioni degli oltranzisti del bellicismo nostrano che fanno il tifo per la guerra di civiltà.

* * * *

I tempi sono tristi e cupi. Non sempre chi dovrebbe contribuire a fare chiarezza è all´altezza del compito. Non sempre sprazzi di intelligenza e di consapevolezza riescono a tradursi in strategie durature ed efficaci.

Speriamo che tra tante ombre che oscurano l´orizzonte, le tenui fiammelle che abbiamo visto a migliaia accendersi in queste sere di commossa e unanime testimonianza possano far luce e guidino i passi di tutte le persone di buona volontà.

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