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Domenico Palminotti
Il gasdotto tenuto in scacco dagli ulivi
26 Luglio 2016
Post 2012
Un ramoscello d'olivo agitato dal comune di Melegnano, simbolo della resistenza contro l'avanzare di uno "sviluppo"sempre pù basato sul consumo di energia e sullo svuotamento delle residue risorse naturali. Gli adoratori del PIL scalpitano impazienti.

Un ramoscello d'olivo agitato dal comune di Melegnano, simbolo della resistenza contro l'avanzare di uno "sviluppo"sempre pù basato sul consumo di energia e sullo svuotamento delle residue risorse naturali. Gli adoratori del PIL scalpitano impazienti. Il Sole 24 Ore, 26 luglio 2016 (p.s.)

Il gasdotto Tap in Puglia bloccato all’ultimo miglio. Benchè il ministero dell’Ambiente abbia rilasciato la Valutazione di impatto favorevole, con prescrizioni, nel lontano 11 settembre del 2014, e il ministero dello Sviluppo economico l’Autorizzazione unica il 20 maggio del 2015, il braccio di ferro, l’ennesimo, tra società del gasdotto e regione Puglia su una delle 66 prescrizioni – la A 44 che riguarda il ripristino ambientale – tiene in scacco i lavori preliminari nell’area di Melendugno, nel Salento, dove l’opera approderà dal Mar Adriatico.

La prescrizione riguarda il reimpianto degli ulivi e loro ricollocazione ma anche il ripristino dei muretti a secco e di tutti gli altri elementi che costituiscono il paesaggio. Va premesso che su quasi ogni prescrizione (57 del dicastero dell’Ambiente e 9 dei Beni culturali) c’è un ente vigilante (i ministeri stessi o la Regione) e uno o più enti coinvolti (dall’Arpa Puglia al Comune di Melendugno). Inoltre, ciascuna prescrizione corrisponde, anche sul piano temporale, a una fase di lavoro, fissa dei paletti al riguardo, e per la sua applicazione Tap ha presentato un progetto alle amministrazioni competenti.

Attualmente le attività di cantiere che Tap ha avviato da metà maggio (una decina di operai al lavoro nell’area) non possono proseguire nell’area del microtunnel, 1,4 chilometri di tracciato, se la Regione Puglia, in qualità di ente vigilante della prescrizione A44, non accende il semaforo verde. Prescrizione parzialmente ottemperata, ha detto la Regione mesi fa. Tale decisione, ha dichiarato il governatore pugliese Michele Emiliano, si basa sul fatto che il comune di Melendugno (soggetto coinvolto) ha respinto il progetto di Tap dopo le osservazioni dei Vigili del Fuoco sulla «distanza tra le sedi di reimpianto degli ulivi e la proiezione a terra del contorno della condotta», mentre la regione stessa ha preso atto delle disposizioni del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, circa il «divieto di movimentazione degli ulivi nelle zone infette» dalla Xylella.

In seguito al pronunciamento della regione, sono intervenuti una serie di chiarimenti a più livelli ma sul piano concreto non è accaduto nulla. Nè la regione stessa ha emesso un nuovo parere. Cosa è stato chiarito nel frattempo? Che non c’è interferenza tra gli ulivi e la condotta del gasdotto, perché le norme richiamate dai Vigili del fuoco valgono solo per gli alberi ad alto fusto, tipologia nella quale non rientrano gli ulivi; che il Comune di Melendugno ha sì espresso il suo diniego ma ha pure evidenziato che la Regione deve decidere sul punto; che le disposizioni sulla Xylella non hanno impatto sui lavori dell’opera; infine, che Tap è disponibile ad avviare il discorso delle compensazioni ambientali. Va aggiunto che alla prescrizione A44 sono correlate anche altre due, A29 e A45, rispettivamente piano di gestione degli ulivi e monitoraggio ambientale, sulle quali, però, non ci sono problemi visto che i piani di Tap sono stati approvati rispettivamente da Regione Puglia e Arpa Puglia in qualità di enti vigilanti. Tutto, quindi, si concentra sulla prescrizione A44 e Tap adesso solleciterà un ulteriore intervento del ministero dell’Ambiente per superare lo stallo.

Per motivi climatici e colturali ora non si possono espiantare gli ulivi – Tap aveva previsto di farlo ad aprile scorso –, ma ulteriori ritardi rischiano di pregiudicare l’avanzamento del cantiere. Senza trascurare che Regione e Comune di Melendugno, dall’inizio contrari alla localizzazione nel Salento per motivi ambientali, hanno in piedi anche un giudizio al Consiglio di Stato (ma la nuova udienza è a gennaio) contro l’Autorizzazione unica del Mise, già riconosciuta valida dal Tar.

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