Miserabile parabola di un’idea stupida, che i suoi stupidi promotori ancora rivendicano.
Corriere della Sera Milano, 4 novembre 2012 (f.b.)
Avrebbero dovuto «risollevare l'economia del Nord», ma adesso al massimo aiuteranno gli imprenditori a dimenticare la crisi con uno spritz. La dove c'era la sede decentrata dei ministeri voluti dalla Lega, ora c'è la caffetteria della Villa Reale.
Era il 23 luglio del 2011 quando Umberto Bossi li inaugurò sollevando un fiume di polemiche.
Oggi, a distanza di poco più di un anno, quei 100 metri quadrati scarsi all'interno della Cavallerizza sono stati impiegati per accogliere i visitatori della biennale Italia-Cina: roba da far andare la cassoeula di traverso anche al più puro dei leghisti. Al posto del tavolo di Bossi, che l'ex ministro alle Riforme istituzionali aveva fatto arrivare direttamente Catania assieme al resto degli arredi, adesso c'è la biglietteria, la dove invece avrebbe dovuto lavorare l'ex ministro Roberto Calderoli, titolare del dicastero alla Semplificazione normativa, è stato allestito il bar.
Niente delibere o decreti, dunque, ma caffè, cappuccini, brioche e cocktail per sorseggiare un aperitivo in Villa. Alla luce della decisione del governo Monti di cancellare la Provincia brianzola, nel giro di un anno o poco più Monza è passata dall'essere sede ministeriale a «periferia di Milano», per usare un'espressione usata più volte in questi ultimi giorni negli ambienti politici brianzoli. Il dado non è ancora tratto del tutto. Il decreto dovrà essere convertito in legge e c'è tempo fino alla fine dell'anno, ma per l'ex sindaco di Monza, Marco Mariani, uno dei principali sostenitori della Provincia e poi dei ministeri decentrati, il declino è invitabile. «Peggio di così non si può andare — dichiara —. Una caffetteria al posto dei ministeri è l'immagine che riflette meglio di qualsiasi commento questo paese e il bello è che molti sono pure contenti. L'abolizione degli enti intermedi è stato solo l'ultimo colpo col quale questo governo di tecnocrati ha cancellato la Provincia più importante d'Italia».
Roberto Scanagatti, sindaco di Monza, però non vede nessun disfatta. «Monza ha la sua identità, la sua tradizione e la sua cultura — spiega il primo cittadino —. Non dipendendo dalla presenza del ministero o della Provincia e in ogni caso quella dei ministeri era proprio una buffonata, la città non ha perso niente». Anche Giulio Tremonti, ex ministro al tesoro, avrebbe dovuto avere il suo ufficio con vista sulla Villa, ma adesso in quelle stanze non troveranno posto ponderosi trattati di economia, ma il book shop con libri sulla storia della reggia e del Parco. Ovviamente, sono stati eliminati anche tutti i simboli iconografici della Carroccio, a partire dal ritratto del Bossi giovane che campeggiava in ogni stanza al posto della foto istituzionale del presidente della Repubblica. Al loro posto rimangono solo dei buchi nei muri dove erano stati piantati i chiodi, che gli operai hanno provveduto a coprire con riproduzioni di stampe antiche. Sono state tolte anche la statuette che raffiguravano Alberto Da Giussano e i quadri che riproducevano il giuramento di Pontida.
Ma al di là dei simboli, c'è chi ritiene che il fallimento dei ministeri del Nord prima, e l'abolizione delle Province adesso, sia l'anticamera di un ritorno allo stato centralista «È il segno dei tempi che stiamo vivendo — dice Massimiliano Romeo, consigliere regionale del Carroccio —. Non ho molti dubbi su ciò che sta accadendo, Roma continuerà a svolgere il ruolo di padrona, e mi pare che la strada sia stata chiaramente tracciata».
La caffetteria e la biglietteria sono state allestire ad hoc per la biennale. Finta l'esposizione, sarà smantellato tutto. L'intenzione del Consorzio però è di sfruttare questi spazi nello stesso modo. Quando la ristrutturazione della Villa sarà completata (il primo lotto per un investimento complessivo di oltre 20 milioni di euro dovrebbe essere ultimato nella primavera del 2014) la Cavallerizza è destinata a trasformarsi in via permanente nei locali di accoglienza dei visitatori. Con buona pace dei ministeri.