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Luciano Gallino
Globalizzazione irresponsabile
17 Agosto 2005
Articoli del 2004
Una rondine non fa primavera, ma di foglie quest’autunno italiano ne ha già tante. Da la Repubblica del 18 novembre 2004

I teorici della globalizzazione assicurano che tra i suoi effetti benefici vanno incluse l´interdipendenza che si è realizzata tra i sistemi economici, e la possibilità di poter produrre ogni cosa in qualsiasi luogo. Nonchè il fatto che è diventato indifferente se la proprietà formale di un´impresa abbia sede in un dato paese mentre le sue unità produttive sono localizzate altrove. Il caso della Embraco di Chieri, presso Torino, che ha chiesto di aprire la procedura di mobilità per oltre 800 dipendenti, mettendo a rischio anche altri 400 posti di lavoro nell´indotto, suggerisce di annoverare tra gli effetti della globalizzazione anche la irresponsabilità, sottratta a ogni forma di tracciabilità, di imprese e dirigenti.

In verità se uno chiede chi mai sia responsabile del destino di queste 1.200 persone, molte delle quali sono troppo giovani per poter andare in pensione quando la mobilità avrà termine, si trova dinanzi a una serie di risposte affatto razionali. Ma esse, nell´insieme, portano a concludere che abbiamo costruito un sistema economico irrazionale, in primo luogo perché nei suoi meandri è impossibile risalire a chi dovrebbe rispondere di quel che succede.

La fabbrica di Chieri una volta si chiamava Aspera. Non andava troppo bene, e la proprietà la cedette alla multinazionale brasiliana Embraco. L´importante, fu detto, non era la collocazione della proprietà, bensì il mantenimento della produzione e dei posti di lavoro. Risultato: i dipendenti Embraco erano 2.150 nel 1999, 1.640 nel 2001, 1.000 tondi l´estate scorsa e 940 oggi. Di cui quattro quinti in mobilità, il che significa chiusura prossima della fabbrica. Chi è responsabile di simile caduta dell´occupazione, e prima ancora del calo di produzione che l´ha causata? L´Embraco produce compressori per frigoriferi che vengono acquistati soprattutto dalle consociate di Whirlpool Europa, colosso degli elettrodomestici trapiantato dagli Usa, le quali stanno in Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, con stabilimenti in vari altri paesi. Per essere redditizia l´Embraco dovrebbe produrre almeno 6 milioni di pezzi l´anno, ma le imprese di Whirlpool Europa gliene comprano soltanto 4. Il prodotto italiano di marca brasiliana è forse di qualità non eccelsa? Costa troppo? Non è adatto alle produzioni degli stabilimenti austriaci, bulgari o slovacchi? E se tutto ciò fosse vero, qualcuno nell´azienda di Chieri non poteva accorgersene anni fa, e introdurre i mutamenti opportuni? I dirigenti di Chieri potrebbero naturalmente rispondere che loro debbono sottostare alle superiori prescrizioni di costi e di specifiche tecniche della multinazionale da cui dipendono. Se gli stabilimenti austriaci o belgi o bulgari non gradiscono i compressori della Embraco, è al Brasile che bisogna domandare spiegazioni, non a Chieri. Ed è presumibilmente dal Brasile che è giunto l´ordine di chiudere la fabbrica del torinese per portare la produzione nell´Europa orientale. A loro volta i dirigenti Whirlpool dei relativi paesi potrebbero difendersi dall´accusa di snobbare il prodotto made in Ue, seppur con marchio brasiliano, ricordando che loro hanno sul capo la Whirlpool Corporation of America, che verifica con estrema severità l´andamento delle vendite come dei costi di produzione.

Il caso Embraco è dunque emblematico. Vuoi perchè di casi simili ve ne sono ormai centinaia solo in Piemonte, e migliaia in Italia, con centinaia di migliaia di lavoratori coinvolti. Vuoi per il fatto che al fondo della maggior parte di essi si ritrovano circostanze analoghe: l´interdipendenza globale che diventa una forma patologica di dipendenza locale dalle bizzarrie di processi economici incomprensibili ai più; la proprietà straniera che preferisce ovviamente licenziare i dipendenti d´un paese lontano che non quelli del suo vicinato; intrecci produttivi e finanziari di cui è quasi impossibile venire a capo, al fine di trovare qualcuno che renda conto di decisioni aventi ricadute negative su intere regioni. Per il momento possiamo solo sperare che enti territoriali e sindacati trovino modo quanto meno di alleviare la grave situazione determinatasi in quel di Chieri. Ma i casi simili continueranno a moltiplicarsi, fino a quando non si inventeranno e si adotteranno mezzi appropriati per governare localmente la globalizzazione.

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