Anche la Campania ha il suo piano casa. Il consiglio regionale, dopo quasi quattro mesi di discussione, nella tarda serata di ieri ha dato il via libera alla legge, ma la maggioranza di centrosinistra è andata in frantumi, con il PD che ha votato con le destre, la Sinistra che si è divisa tra astensione e voto contrario, e il no dell’Italia dei Valori. Un brutto spettacolo in vista delle elezioni regionali di primavera.
Il testo approvato è diverso da quello adottato nella scorsa primavera dalla giunta. La Sinistra è riuscita dopo un estenuante braccio di ferro ad imporre modifiche significative, relative alle aree di esclusione (piani paesistici, aree a rischio idrogeologico,vulcanico e sismico, centri storici, aree agricole); alla possibilità per i sindaci di individuare ulteriori ambiti di non applicazione della legge; all’impegno della Regione di finanziare interventi di edilizia sociale.
Ma il risultato resta insoddisfacente. Troppo inadeguato il disegno di legge di partenza, senz’altro il peggiore nel panorama nazionale. Troppo forti gli appetiti della maggioranza trasversale PD-PDL, che ha usato l’accordo stato-regioni come pretesto per una specie di “decreto mille proroghe” in materia di governo del territorio. Dentro c’è di tutto: dal cambiamento di destinazione d’uso delle case rurali, all’abitabilità dei sottotetti, fino al recupero delle stalle abusive sui Monti Lattari, in piena area PUT. E poi ancora, la possibilità di conversione residenziale di lotti produttivi dismessi fino a 15.000 mq (due terzi di piazza del Plebiscito), in deroga ai piani vigenti, con un semplice permesso a costruire. Per il verde, gli standard e la coerenza con il disegno urbano si vedrà.
Nella foga, i promotori della legge non hanno risparmiato nemmeno le zone C dei parchi nazionali, inserendo nella legge un evidente vulnus di incostituzionalità.
Com’era da aspettarsi, gli incrementi del 20 e 35% sono consentiti anche sugli immobili abusivi condonati o in attesa di regolarizzazione, purché prima abitazione, e così la legge ripropone il triste concetto di “abuso di necessità”, in una regione che ospita il 20% del patrimonio abusivo italiano, e nella quale risultano ancora inevase più dell’80% delle domande di condono.
Il voto di ieri è l’epilogo triste di un ciclo politico durato quindici anni: i contenuti della legge, e le modalità della sua approvazione, con il PD pronto a mollare i suoi alleati per correre all’abbraccio con le destre, proiettano lunghe ombre sul panorama che si aprirà in Campania dopo le elezioni di marzo.