Come facilmente prevedibile, è stato rapidamente approvato il disegno di legge n. 64 “anticrisi” in Friuli Venezia Giulia, già commentata su eddyburg.it, che è ora diventato la LR n. 11/2009.
Sostanzialmente invariate sia le norme per lo “sconto” sulle tariffe dovute dalle aziende per i controlli e le istruttorie funzionali al rilascio dell’AIA, sia quelle sull’esenzione dalla procedura VIA per i “piani straordinari di emergenza” approvati con ordinanze del Presidente del Consiglio ai sensi della L. 225/1992, oppure con analoghi provvedimenti regionali. Piani che dovrebbero riguardare interventi di protezione civile, ma che sono già stati utilizzati, negli anni scorsi, per fare tutt’altro.
Le opere “strategiche”
Rispetto al testo iniziale del disegno di legge 64, sono state invece apportate alcune modifiche alla parte (il Capo II) che concerne le cosiddette “opere strategiche”. Modifiche inserite con un emendamento trasversale, sottoscritto anche dai gruppi di opposizione, tant’è che la legge è stata alla fine votata a larga maggioranza, con l’astensione di PD, IdV e Sinistra Arcobaleno e con l’unico voto contrario di un consigliere del PRC (che pure della SA fa parte).
La stesura definitiva del Capo II pone un limite – del tutto teorico – alla validità delle procedure speditive previste nella legge “anticrisi”, vale a dire (art. 6, c. 2) “fino al completamento della riforma urbanistica e all’entrata in vigore del nuovo strumento di pianificazione generale regionale”, il che equivale ad un rinvio alle calende greche. Nessun disegno di legge in materia urbanistica è stato infatti presentato e l’orizzonte temporale indicato dall’assessore competente (Federica Seganti, Lega Nord) per questa riforma e per la predisposizione del nuovo Piano territoriale regionale – che forse non si chiamerà più così – coincide con la fine del 2010…
Entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, la giunta regionale approva “in via preliminare” (art. 6, c. 3) l’elenco delle opere strategiche e lo sottopone al Consiglio delle autonomie, e alla competente commissione del consiglio regionale, i quali hanno 30 giorni per esprimere il primo un’intesa, la seconda un parere vincolante. La giunta regionale può però “prescindere motivatamente” dall’intesa, mentre se entro 30 giorni non arriva il parere della commissione, si prescinde anche da questo: facile immaginare cosa succederà, in un consiglio regionale dove il centro-destra gode di una solidissima maggioranza. Nella migliore delle ipotesi, tutto si ridurrà ad un mercanteggiamento tra forze politiche ed enti locali, per l’aggiunta – non certo per l’eliminazione! - di qualche ulteriore opera “strategica” rispetto all’elenco predisposto dalla giunta.
Gli atti di pianificazione del “Sistema dei trasporti”, inoltre, prevalgono (art. 7) sui piani regolatori comunali e su tutti i piani di settore regionali, compresi quelli approvati in attuazione di leggi statali: si tratta quindi, tra l’altro, anche dei piani paesaggistici e di quelli per la gestione dei siti di interesse comunitario della rete “Natura 2000”. Se i Comuni non adeguano prontamente i propri strumenti urbanistici alle previsioni del “Sistema dei trasporti”, interviene la Regione in via sostitutiva. Insomma: infrastrutture über alles. Resta ovviamente da vedere se i suddetti atti di pianificazione saranno veramente tali o se – come appare più verosimile – si tratterà di meri elenchi di infrastrutture da realizzare. Del resto, nulla dice la legge in merito alle procedure partecipative e valutative (VAS ecc.) concernenti il “Sistema” suddetto.
D’altro canto, la semplice approvazione del progetto preliminare di un’opera dichiarata “strategica”, costituirà variante automatica al PRGC (art. 7 c. 6) e potrà trattarsi naturalmente anche di tutt’altra cosa rispetto alle infrastrutture previste nel “Sistema dei trasporti”.
Ai Comuni viene invece concesso (art. 7, c. 10) di adeguare i propri piani regolatori alle previsioni dell’intesa Stato - Regione di cui alla L. 443/2001 (cioè la Legge obiettivo), anche “nelle more dell’efficacia degli atti di pianificazione del Sistema dei trasporti”. Intesa che contiene la previsione di varie mega-infrastrutture ad altissimo impatto ambientale, economico e sociale (TAV, autostrada Carnia - Cadore, ecc.): ma in tempi di servilismo generalizzato, perché negare a Sindaci e Consigli comunali la possibilità di acquisire meriti nei confronti della Giunta regionale, e della lobby delle costruzioni, dimostrandosi più realisti del re? Del resto, l’iniziale – ancorché timida - opposizione dell’ANCI al disegno di legge n. 64, è prontamente rientrata dopo le modifiche apportate nel testo definitivo.
Anche altri atti di pianificazione e programmazione regionale di settore (per esempio in materia di rifiuti, di energia, ecc.) possono poi essere scaturigine di opere “strategiche” (art. 8), anch’esse di conseguenza prevalenti sugli strumenti urbanistici comunali, a condizione però che nella formazione di tali piani o programmi di settore sia stata garantita “la partecipazione del pubblico e degli enti locali interessati” (condizione che invece per il “Sistema dei trasporti” non è prevista).
I Comuni potranno infine (art. 9) proporre alla Giunta regionale di dichiarare “strategici”, con le conseguenze del caso, anche interventi puntuali – di qualsiasi genere e natura, quindi anche privati– “che richiedono una tempestiva realizzazione dei lavori qualora non siano utilmente esperibili le procedure ordinarie di legge”.
Il “piano casa”.
Nel frattempo, è in dirittura d’arrivo pure il “piano casa”. Un disegno di legge dovrebbe essere approvato a giorni dalla giunta regionale, per passare poi all’esame del consiglio.
Oltre ad una serie di agevolazioni per piccoli interventi edilizi, l’assessore Seganti ha annunciato che il provvedimento ammetterà aumenti di volumetrie per gli edifici esistenti fino ad un massimo del 20 per cento, ma già il PDL insorge per chiedere il 35 e – perché no? – anche il 40 per cento.
Si annuncia quindi un’aspra battaglia nella maggioranza di centro-destra sull’ammontare della percentuale prevista. Silenzio dalle opposizioni, almeno finora.
Oltre ai soliti rompipalle ambientalisti, sul piano casa anche qualche altro segmento della “società civile” potrebbe forse farsi sentire: in teoria almeno gli urbanisti, il mondo accademico e gli ordini professionali (dopo l’assordante silenzio sull’”anticrisi”). In teoria … in pratica vedremo. Di certo si potrà contare su eddyburg per diffondere l’informazione e la riflessione sull’argomento.
E la crisi?
Ma tutto questo affannarsi per il rilancio dell’edilizia, servirà almeno a superare la famigerata crisi economica, rilanciando la mitica crescita? É lecito dubitarne.
É più probabile che tutto si risolva nel colpo di grazia al territorio di una regione che già da molti anni ha rinunciato al ruolo di avanguardia, in materia urbanistica, ricoperto negli anni ’70 (l’epoca del Piano urbanistico regionale generale, a tutt’oggi non sostituito da alcun altro strumento di pianificazione d’area vasta!). Una regione che sempre più si sta omologando ai peggiori esempi italiani, primo fra tutti il vicino Veneto. Importa qualcosa di ciò alla classe dirigente – non soltanto politica, ma anche economica, culturale, accademica, ecc. – locale? Nulla evidentemente: tanto, quando gli effetti delle scelleratezze odierne diventeranno evidenti a tutti, con colate di cemento ed asfalto in ogni dove, tutti costoro avranno passato la mano ad altri.
Nel sito www.wwf.it/friuliveneziagiulia, sezione “documenti”, il commento delle associazioni ambientaliste sul DDLR 64 “anticrisi”, il cui testo è disponibile nel sito della Regione Friuli Venezia Giulia ( www.regione.fvg.it), sezione “Consiglio”, sottosezione “iter delle leggi”. Nello stesso sito, sezione “leggi” della home page, è disponibile anche il testo della LR 11/2009.