Lutto in città per la improvvisa scomparsa di Gigi Scano, uno dei più grandi urbanisti veneziani, già consigliere comunale per i repubblicani di Bruno Visentini.
Luigi Scano è morto a casa sua, in Rio Terà, colto da un infarto, il secondo dopo quello che aveva sofferto, e superato, quattro anni fa. Viveva da solo ed è stato ritrovato dai Vigili del Fuoco - ieri sera intorno alle ore 20 -, ormai privo di vita, riverso sul lavandino col rubinetto aperto, nel bagno di casa sua.
Ad avvertire i Vigili del Fuoco sono stati i vicini di Luigi Scano, allarmati dall’acqua che vedevano uscire senza sosta da sotto la porta della sua abitazione.
Luigi Scano aveva sessant’anni e nonostante il suo lavoro di urbanista lo portasse spesso in giro per l’Italia e all’estero, tornava sempre nella sua Venezia.
L’amore per la città e la sua professione, lo hanno portato ad essere uno dei protagonisti della vita politica e dei grandi piani di trasformazione urbanistica di Venezia e della Terraferma.
E’ stato uno degli artefici del Piano regolatore generale del centro storico e ha dato un importante apporto alla stesura delle Legge Speciale per Venezia.
Alla fine degli anni Settanta, ha lavorato anche alla pianificazione territoriale per «comprensori», anticipazione di quello che sarebbe poi diventata la città metropolitana.
E’ stato consigliere comunale (per il Partito repubblicano di Visentini) durante la giunta rossoverde di Casellati e convinto promotore del Comitato del No al primo referendum per la separazione di Mestre e Venezia.
Dopo la morte di Bruno Visentini ha continuato a militare nel Pri, ma ne è poi uscito quando, Giorgio La Malfa, ha deciso di schierarsi con il centrodestra di Berlusoni.
Ultimamente si era avvicinato ai Democratici di sinistra veneziani.
La sua lunga esperienza di urbanista in una città complessa e fragile come Venezia, lo ha portato a schierarsi decisamente contro le grandi opere: a cominciare dal Mose fino alla Sublagunare.
L’estate scorsa, durante una mobilitazione contro il Mose, Luigi Scano aveva pubblicamente ricordato che il decreto legge 62 del gennaio 1994 (tuttora vigente) prevede la costituzione di una società pubblica partecipata da Stato, Regione ed enti locali con lo scopo di studiare, progettare e controllare le opere di salvaguardia in laguna, sottraendole così al monopolio progettazione-esecuzione del Consorzio Venezia Nuova. «Sono passati dodici anni dalla firma di questo decreto - diceva - ma il Consorzio agisce ancora indisturbato, progetta e realizza, con continue forzature interpretative».