Milano, oggi.
E una doverosa premessa: qualunque cosa è meglio del nulla attuale, privo di visione che non siano vaghi medioevi signorili prossimi venturi, condito di sparate senza senso, guarnito di odioso razzismo e spudorata strumentalità fine all'affarismo. Ma la soluzione che sta emergendo onestamente pare sbucata fuori dalle classiche battute qualunquiste da bar. Lo stesso tipo di battuta che (molti) anni fa diceva più o meno: la presidenza della Repubblica non conta un cazzo, mettiamo lì Gianni Agnelli che almeno è elegante e parla bene.
E giusto per restare ancora un istante in questo genere di fantapolitica nazionalpopolare, cosa si sarebbe pensato se ai tempi suoi, invece del cognato, Craxi avesse puntato su – tanto per fare un nome fra i tanti – Trussardi, per la poltrona di Palazzo Marino? Elegante, eloquio gradevole, bella presenza, capacità di relazione a prova di bomba, e in varie direzioni, politiche e non. Che ci vuole di più? Appunto, cosa si sarebbe pensato ai tempi, e cosa si deve pensare oggi, col “candidato della società civile” che il Pd milanese sembra aver finalmente pescato?
Cito dalla pagina nazionale di Repubblica (1° settembre 2010), che per la seconda volta torna (anche giustamente) sul tema: “Un’archistar che sta disegnando il Cerba, il Centro europeo per la ricerca biomedica promosso da Umberto Veronesi e realizzato da Salvatore Ligresti, ma il cui cuore batte a sinistra. Tradizione di famiglia, alto borghese e milanesissima. Il profilo giusto, secondo il vertice milanese del Pd, per rappresentare un mondo partecipe della politica cittadina ma lontano dalle ideologie”. Questa è una frase – più o meno - qualsiasi, presa dalla parte centrale dell’articolo. Provo a scomporla e vedere cosa può dire al popolo bue & sovrano, con un approccio più o meno da wikipedia.
Archistar. >Figura sociale che evoca nell’immaginario collettivo del terzo millennio sensazioni simili a quelle degli stilisti verso la fine del XX secolo, o dei leader postcoloniali nel dopoguerra, o ancora prima dell’ingegnere jack-for-all-the-trades ottocentesco. Mentre noi stiamo a guardare affascinati i metri quadri di tavole a colori esposte all’immancabile urban center di Casalpusterlengo, nella sala consiliare accanto di solito stanno votando all’unanimità la demolizione dell’abitato dove sta casa nostra, per far spazio al nodo di eccellenza globale appunto progettato dall’archistar. Che bello, in futuro, guardare ogni mattina dal campo profughi in cui ci avranno simpaticamente alloggiato sorgere il sole, che si riflette sulle pareti a specchio del centro congressi!
Cerba. Centro Ricerche Biomediche Avanzate. Per fare le ricerche biomediche avanzate, come dice la parola stessa, bisogna avanzare, dal margine della città costruita verso la Tangenziale, esattamente per sessanta ettari di terreno agricolo, precedentemente destinato a parco dai comunisti. Obiettivo quindi condivisibile da chiunque si senta di casa in “un mondo partecipe della politica cittadina ma lontano dalle ideologie”. Lontano dalle ideologie, ma vicino alla Tangenziale. Sui disegni dei progetti firmati archistar, tra l’altro la Tangenziale confina direttamente con l’Oltrepo pavese e le sue colline farcite di vigneti. Visto cosa ci impedivano di vedere, tutte quelle ideologie?
Umberto Veronesi e Salvatore Ligresti. Vedi secondo paragrafo. Non sono né cognati di Craxi, né stilisti. Ma vedi comunque secondo paragrafo.
Alta borghesia milanesissima. Vedi Moratti. Vedi anche physique du role?
Il cuore che batte a sinistra. Al momento una quantità sterminata di cuori, che battono più o meno ognuno per proprio conto, ahimè distribuiti con densità residenziali anche inferiori ai classici due per capanna: che sia quello il villaggio globale? Assomiglia molto di più allo slum globale di Mike Davis.
Proprio il posto in cui rischiano di trascinarci quei genialoni delle grandi strategie di consenso progressista: non si era detto prima facciamo i programmi, e poi troviamo un candidato. Col cuore che batte, la borghesia milanesissima e tutto il resto, ma per fare cosa? Solo per farci ribollire nel brodo archistar della comunicazione efficace copiata dalla concorrenza? Oppure il programma non importa cercarlo, perché basta andarlo a cercare nelle varie parole chiave citate, in neretto e non, con relativi programmatori?
L’unico progetto citato, non è naturalmente l’unico in assoluto, e anzi il ruolo istituzionale di tutte le archistar globalizzate pare proprio quello, ovvero di verniciare di scintillante desiderabilità collettiva alcuni interessi particolari. Che naturalmente nella vulgata neoliberale poi dovrebbero scendere a cascata come manna a beneficiare tutti. Si potrebbe per esempio citare il gigantesco intervento alla Maddalena, prima sede del G8, poi espropriata a favore del palcoscenico post-terremoto abruzzese, e con l’archistar esattamente nel ruolo di chi doveva far digerire alla società locale, a colpi di immagini, promesse (anche qualche aggiustamento, dai!) il progettone calato dall’alto, con tutti i suoi impatti.
Nulla di fazioso in tutto quello che si è detto sinora, salvo l’imbarazzo davanti all’ennesima pensata di una sedicente classe dirigente, che prima ancora di aver proferito sillaba a proposito di una visione alternativa per la metropoli, si sceglie il candidato-immagine, che a parere di chi scrive non “parla” solo nelle intenzioni dichiarate, ma anche e forse soprattutto nei risultati concreti. Di sicuro non in certe enunciazioni “programmatiche” nel migliore stile rendering, traboccanti di suggestioni, ma che non vanno oltre gli abituali I have a dream che, mi si consenta, anche in anni recenti dalle nostre parti non hanno raccattato molto.
Specificando in conclusione, che comunque, si può anche sostenere che è meglio del nulla attuale, che una pagina bianca è meglio … di una pagina nera. Neh? Ma parliamo di programma, e poi magari anche di chi tiene in mano il telecomando.