Il Piccolo, 17 settembre 2013, postilla
È diventato un fiume carsico, sopravanzato dal Piano del traffico che aveva precedenza. Ma in Comune il nuovo Piano regolatore è tema del momento. A novembre scadono le salvaguardie, cioé il divieto di autorizzare modifiche sul territorio in attesa della nuova norma urbanistica. Dopo una imponente serie di incontri con cittadini e categorie, e con l’analisi geologica già inviata all’esame della Regione, che fisionomia si sta disegnando per la Trieste targata Cosolini-Marchigiani, dopo che il fallito “profilo Dipiazza” è stato cassato dalla giunta di centrosinistra?
Ecco le prime anticipazioni, con novità assolute per Trieste, sulla base della filosofia di base di questo disegno urbanistico: no al consumo di suolo («peraltro suolo edificabile a Trieste proprio non ce n’è, è finito» certifica l’assessore alla Pianificazione Elena Marchigiani), sì alla riqualificazione, alla vivibilità, all’unità del territorio e dell’”area vasta” provinciale e transfrontaliera, al recupero di aree dismesse (Campo Marzio in primo luogo), di pastini e boschi in Carso.
Il secondo, ancora più innovativo e ora in fase di rilascio da parte dell’avvocatura del Comune (parere-filtro per verificarne la pacifica congruità giuridica) riguarderà i privati, incentivati a rendere le case energeticamente più efficienti. È in progetto una “banca dei metri cubi”. Un giacimento virtuale di diritti a costruire alimentato da chi restaurerà in senso “green”. Così facendo guadagnerà un certo numero di metri edificabili (come fossero dei “punti”, altrimenti detti “crediti volumetrici”) che potrà usare in proprio, o se la sua zona non consente ampliamenti anche in un’altra sua proprietà situata in area dove il Piano regolatore prevede invece “densificazione”.
Se quel cittadino altri appartamenti non ha, com’è probabile, i suoi metri cubi di premio confluiranno appunto in una “banca”, alla quale altri, residenti in zone ampliabili, potranno approvvigionarsi. Pagando il corrispettivo a chi aveva “versato” quei diritti, che verrà dunque ricompensato per la spesa di restauro fatta in precedenza. Una leva per spingere dall’interno la trasformazione della città che il nuovo Prg intende sollecitare.
Poi c’è la pianificazione di “area vasta”. Proprio l’altro giorno Comune e Provincia lo hanno concordato: il Prg sarà sottoscritto da entrambi gli enti e via via dai Comuni del territorio, e da quelli confinanti già più volte interpellati, per condividere in un “patto” per lo sviluppo strategico del territorio le linee di indirizzo su ambiente, mobilità, identità dei borghi, sviluppo della costa e degli insediamenti agricoli, industriali e commerciali. Anche la Regione è della partita: «L’assessore Mariagrazia Santoro dice Marchigiani ne è entusiasta, il nostro lavoro sarà prezioso per il Piano paesistico regionale e il Piano del governo del territorio». Poi si entra per cerchi concentrici dai pastini del Carso al sottosuolo e fino al cuore del centro storico. Dove il perimetro verrà ampliato conservando il disegno del Prg ante-Dipiazza, sarà consentito frazionare appartamenti troppo grandi e trasformare negozi dismessi in parcheggi. Per il 2015 si annuncia un Piano specifico per l’area. Si sfiora il Porto («i piani esistenti sono ancora condivisi»), si tocca la zona industriale («”location” piuttosto misera oggi, da rendere attrattiva e più servita modificando anche via Flavia, oggi interfaccia della città»). E un’altra novità è l’ideale “Strada della ricerca”: dall’Altopiano, dove alla discussa ex caserma di Banne è esclusa ogni ipotesi di nuova residenzialità, all’Ezit, ma anche dentro il tessuto urbano, il Prg identificherà zone dove l’Area di ricerca potrà insediarsi, non più esiliata fuori.
In Carso nuove regole per consentire allevamento e coltivazione
(nella manchette le parole dell'assessore)