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Fabrizio Bottini
Contro lo sprawl: un pezzettino per volta
20 Agosto 2010
Consumo di suolo
Una nuova iniziativa per la tutela del territorio e degli habitat naturali promossa dal quotidiano The Guardian sottolinea quanto sia grave e incombente il degrado dell’urbanizzazione in Europa

Era già emerso da un paio d’anni quanto larghe fossero diventate le maglie dell’ancora mitico sistema di decisione britannico per le trasformazioni urbane e territoriali: aree classificate ufficialmente come industriali o militari dismesse che si rivelavano di fatto parchi naturali, o progetti virtuosi di densificazione urbana trasformati in palestra per archistar con emarginazione sociale. Anche il più recente e ambizioso tentativo di Gordon Brown di rilanciare il settore edilizio e la connessa ricerca climatico-energetica con le cosiddette eco-town non aveva mancato di sollevare forti contrasti, al punto che ben prima della vittoria della coalizione Tories-Libdem gran parte dei progetti era stata accantonata, fra le rivendicazioni di coerenza scientifica della TCPA e l’esultanza a singhiozzo della CPRE.

Ma nonostante qualche promettente buona intenzione del programma dei Conservatori, così come esposto in campagna elettorale, pare che alla verifica pratica le prime scelte politiche in campo urbanistico del nuovo governo stiano per peggiorare i rischi di consumo di suolo e degrado ambientale. Non ultima quella di delegare le decisioni sulla realizzazione di nuove case (la situazione abitativa del paese è piuttosto grave) alle amministrazioni locali, saltando la programmazione di scala regionale accusata di burocratismo e centralismo. Come facilmente immaginabile, le scelte locali vengono determinate da contingenze e particolarismi che spesso nulla hanno a che fare con la risposta ai bisogni abitativi, e/o con la tutela del territorio, salvo in reazione ad atteggiamenti di tipo nimby e alla sola ricerca di consensi elettorali.

Da questa emergenza nasce l’iniziativa del quotidiano, di fungere da sistematico deposito-amplificatore a scala nazionale, e raccogliere dati che spesso sfuggono ai grandi enti e associazioni (oppure che da questi non sono sufficientemente divulgati). Il meccanismo è relativamente semplice: il singolo lettore, comitato o associazione locale compila un modulo online, e quasi automaticamente la scheda si aggiunge alla banca dati pubblica, in una sorta di rapporto territoriale in continua evoluzione consultabile da tutti, senza alcun filtro se non quello redazionale. Nessuna pretesa scientifica naturalmente, ma come verificato nel caso delle eco-town solo l’osservazione puntuale e locale dei contesti è in grado di cogliere l’entità dei fenomeni, e solo una panoramica comprensiva nazionale riesce a evidenziare l’entità del problema, e stimolare consapevolezza.

Il modulo da compilare online:

nome del progetto; menu a tendina con la scelta della regione geografica in cui si localizza (Scozia, Galles, Yorkshire ecc.); tipo di progetto che si vuole realizzare; descrizione particolareggiata con particolare riguardo ai valori naturali minacciati e al tipo di tutela e riconoscimento dell’area; cosa possono fare altri lettori per collaborare; localizzazione geografica esatta della località (latitudine, per aggiungersi alla mappa in costruzione sul sito); nome del proponente il progetto di trasformazione; nome dell’amministrazione locale responsabile per il rilascio della concessione; elementi utili a contattare il compilatore della scheda.

Un impegno bi-partisan

Significativamente, all’iniziativa del Guardian aderiscono sia la responsabile Conservatrice del ministero dell’Ambiente che il suo collega Labour del governo ombra. Altrettanto significativamente, per ora tacciono dal ministero delle Aree Urbane, da cui è partita l’iniziativa delle “decisioni locali” sulla trasformazione urbanistica. Per noi, resta da chiedersi se mai sarà possibile qualcosa del genere, in un territorio dove forse più che in Gran Bretagna colpisce l’erosione determinata da dispersione insediativa e infrastrutture utili solo a chi le fa. E dove sono sicuramente più significativi gli intrecci fra ambiente, paesaggio, sedimentazioni storiche.

Sul versante bi-partisan poi, tocca accontentarsi della comune cultura con pochissime eccezioni da destra al centro a sinistra, che vede sempre e comunque in ogni mucchio di mattoni un simbolo di ricchezza e modernità. Al punto che, rimanendo in campo ambientale, suscita compiaciuto stupore anche la pietà della pur antipaticissima ministra Vittoria Brambilla per i bistrattati i cavalli del Palio di Siena. Ma lì forse c’è solo un po’ di nostalgia per certi stallieri eroi.

Una cosa è certa: visto il tipo di proprietà delle nostre testate giornalistiche, è improbabile che un’iniziativa del genere prenda piede anche da noi, almeno col respiro proposto dal quotidiano britannico. Conviene quindi seguirne direttamente l’evoluzione al sito

Piece By Piece

(su Mall anche l’articolo di Julette Jowit che raccoglie alcuni pareri sull’iniziativa)

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