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Contro il sacco d’Italia
25 Marzo 2009
La barbara edilizia di Berlusconi
Commenti e interviste contro il "piano casa" di Berlusconi, su Liberazione, 10 marzo 2009 (m.p.g.)

Legalizzato il sacco d'Italia Un vero e proprio condono.

di Maria Campese - Veronica Albertini

Un vero e proprio condono. E' quanto il Consiglio dei ministri si appronta a varare venerdì prossimo col "piano casa". Si preannuncia una deregulation selvaggia che ha già fatto venire l'acquolina in bocca al partito dei costruttori. C'è già chi plaude alla libertà di sovvertire l'assetto del territorio disegnato da piani regolatori esistenti, dopo aver ricevuto la garanzia di demolire e ricostruire indiscriminatamente.

Senza lacci e lacciuoli, si potranno infatti allegramente aumentare del 20% le cubature degli edifici residenziali e commerciali in deroga ai piani regolatori. Basterà semplicemente la certificazione di un tecnico incaricato e pagato dagli stessi costruttori. Alla faccia del conflitto di interessi. Il provvedimento consentirà l'abbattimento e la ricostruzione in dimensioni più ampie del 30-35% degli immobili fatiscenti o abusivi edificati fino all'89.

Continua così imperterrita la via della speculazione edilizia e del sacco delle città che riporta il Paese agli anni '60 quando mani rapaci contribuirono al fiorire selvaggio di edifici e periferie squallide, alla creazione di mostruosi non luoghi regno dell'invivibilità. Si ripiomba nel Medioevo dell'urbanistica, vengono meno gli strumenti regolatori dello Stato e si toglie la possibilità ai cittadini di partecipare alle scelte attraverso le procedure di pianificazione del territorio. Questa deregulation non servirà di certo a risolvere il disastroso problema del disagio abitativo. Dal 2000 ad oggi si è registrato un notevole aumento di costruzione di nuove abitazioni. In particolare dal 2003 al 2007 il patrimonio residenziale è passato da 28,8 milioni di abitazioni a 31,4, con un incremento di 2 milioni 600 abitazioni. Nonostante ciò restano, anzi si sono aggravati, i problemi legati al disagio abitativo. Questo perché non si è investito quasi per niente nell'edilizia popolare e perché moltissime abitazioni continuano a rimanere sfitte. Il rilancio dell'edilizia non è certo servito a dare una casa a chi non ce l'ha, è servito soprattutto ad aumentare la speculazione edilizia.

Con questo provvedimento si dà continuità allo smantellamento degli strumenti di pianificazione urbanistica che ha visto una tappa nell'uso sistematico degli accordi di programma (trattativa tra proprietari privati ed enti locali). Prosegue il disegno della destra di demolizione dell'urbanistica, già tentato con la proposta di legge Lupi il cui obiettivo era la legittimazione dell'accordo di programma come strumento ordinario di governo del territorio. Un modo, insomma, per continuare con le colate di asfalto e cemento sui nostri territori. Grazie agli accordi di programma, l'urbanistica contrattata di impronta neoliberista, la città è stata vista come esclusivo fattore economico. E il perno di questo processo è la rendita speculativa.

Questa ulteriore spinta, questa liberalizzazione dell'abusivismo edilizio, avrà effetti devastanti per i territori. Brutture, cementificazione selvaggia, abitazioni invivibili. Gli aumenti delle cubature renderanno peggiori le nostre città. Le autocertificazioni del progettista non offriranno inoltre nessuna garanzia sulla sicurezza delle abitazioni. In Italia sono già numerose le tragedie delle abitazioni crollate e queste misure non faranno altro che aumentare il livello di insicurezza dei nostri edifici sia ad uso abitativo che commerciale. E come se non bastasse, comporteranno un maggiore aggravio della situazione nei centri urbani edificati prima dell'entrata in vigore della legge ponte che ha introdotto gli standard urbanistici nei piani regolatori, quindi già privi di servizi, verde, urbanizzazioni primarie e secondarie, con reti fognanti già gravemente insufficienti. Tra le conseguenze la riduzione di spazi pubblici e del verde, un maggiore traffico, un maggiore carico delle reti dell'acqua. Insomma una riduzione della vivibilità in centri urbani già gravemente compromessi da situazioni insostenibili. Gli speculatori non si faranno rimorsi e si getteranno a capofitto, grazie a Berlusconi, per depredare ora anche "legalmente" il nostro territorio. Dobbiamo impedirlo con tutte le nostre forze.

Intervista a Vezio De Lucia

di Vittorio Bonanni

Vezio De Lucia non è certo un nome nuovo per chi si occupa di urbanistica, sviluppo delle città, attenzione al patrimonio ambientale e lotta alla speculazione edilizia. Architetto, già assessore all'urbanistica al Comune di Napoli, intellettuale scomodo anche per le forze di sinistra, troppo spesso compiacenti con le logiche della speculazione, De Lucia è ovviamente preoccupato per il cosiddetto "piano casa" del governo,che prefigura un nuovo e forse peggiore scempio urbanistico ed ambientale.

Architetto, questa trovata dell'esecutivo fa venire in mente il personaggio creato da Antonio Albanese Cetto Laqualunque, che paventa in continuazione un'Italia priva di regole dove regna solo la logica della devastazione e dell'arricchimento facile. Che cosa ne pensa?

Cominciamo affrontando il problema della casa. Non c'è dubbio che nonostante in Italia si siano costruite fin troppe case, ci sia un fabbisogno di alloggi per ceti sfavoriti. Ai quali però si può e si deve rispondere soltanto con un intervento tutto pubblico. Cioé qui servirebbe di nuovo quella che si chiamava un tempo l'edilizia sovvenzionata, a totale carico dello Stato. E di questo invece non si parla mentre questa sarebbe l'unica categoria di edilizia che andrebbe considerata in questo frangente.

Siamo invece di fronte ad una liberalizzazione selvaggia...

Che è quella che propone appunto Berlusconi e che sarebbe solo una catastrofe per il nostro paesaggio. E qui si possono fare alcune riflessioni. La prima è questa: che probabilmente questo provvedimento non va visto disgiuntamente da quello che ha portato all'affievolimento degli interventi di tutela sul paesaggio. Cioé la fortissima penalizzazione recentemente intervenuta del ministero dei Beni Culturali e dei sovraintendenti. Si è insomma indebolito il controllo sul paesaggio e questa è una considerazione che pesa sinistramente su questo rilancio selvaggio della speculazione che viene proposto dai provvedimenti annunciati dal governo. Una seconda riflessione generale che vorrei fare riguarda la siderale differenza che c'è tra la linea politica del governo italiano e quella del governo degli Stati Uniti d'America. In Italia non si trova di meglio che rilanciare in modo indiscriminato la speculazione edilizia; mentre da parte di Obama si cerca di sfruttare, diciamo così, la circostanza della crisi economica per proporre, come si diceva una volta, un "nuovo modello di sviluppo" che punti sull'incremento delle spese sociali, sull'ambiente, su una riconversione dell'economia in senso ambientalista, in assoluta controtendenza a quello che propone invece il governo italiano.

Il quale rischia di far tornare il nostro paese negli anni delle peggiore speculazione edilizia degli anni '50 e '60, non trova?

Dico di più. L'Italia tutta sembra ripiombata negli anni dell'immediato dopoguerra quando a Napoli era sindaco Achille Lauro e circolava la battuta "il piano regolatore serve a chi non si sa regolare".

Va aggiunto a tutto questo ragionamento che anche le amministrazioni di centro-sinistra, targate Pd, hanno fatto molte concessioni al partito del mattone, a cominciare da quella romana di Veltroni...

L'aspetto preoccupante è che questo intervento pesca nei sentimenti più profondi e purtroppo diffusi del popolo italiano. Cioé lo stesso consenso che hanno avuto i condoni del governo Craxi e dei due governi Berlusconi ci sarà intorno a questo provvedimento, il quale è un'esasperazione della linea berlusconiana "padroni in casa propria", che però trova riscontro nella cultura diffusa e sommersa dell'italiano. Soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. E qui non si può non fare e non pretendere un'autocritica da parte della cultura di centro-sinistra ma anche di sinistra. Non dimentichiamo che il Partito comunista italiano, a metà degli anni '80, sosteneva gli abusivi siciliani. Quindi c'è appunto una corresponsabilità anche della cultura di sinistra che non ha mai fatto bene i conti con questi problemi. E adesso sarebbe il momento di farli senza illudersi che una promessa sostenuta appunto dagli ambientalisti o da alcuni settori più illuminati, o anche dalla convenienza dell'opposizione, possa neutralizzare questa linea. Bisognerà agire su un piano culturale ancora prima che politico. Tra l'altro anche per avvicinarsi al resto d'Europa dove, per fortuna, in paesi più evoluti del nostro atteggiamenti del genere non esistono o sono enormemente minoritari.

Anche se in Spagna è successo qualcosa di simile...

Sì, ma lì si sviluppato con una bolla finanziaria piuttosto che con l'abusivismo. C'è stata l'illusione del credito facile. Il problema è stato un pochino diverso ed anche in Italia tuttavia è possibile riscontrarlo. E cioè il ridare ossigeno proprio a quei settori dell'economia che sono all'origine della crisi planetaria in questo momento. C'è insomma anche un discorso di questo genere anche se io non sono un economista e non manovro con sicurezza un tema del genere.

Con l'assenza totale di pianificazione insita nella proposta sciagurata partorita da Palazzo Chigi, rischia di essere vanificata definitivamente anche quell'idea di città sinonimo di rapporti sociali e culturali che sta all'origine della nascita dei grandi aggregati urbani. Che ne pensa?

E infatti anche in questo senso deve esserci quell'autocritica da parte della sinistra della quale parlavo prima. Sì è lasciato correre dando spazio all'egoismo delle persone. Basta d'altra parte riflettere sul fatto che la prima regione che ha aderito con entusiasmo all'idea del governo è stata la Sardegna dove è stato sconfitto Renato Soru che aveva provato a mettere in discussione questo "modello di sviluppo". Un concetto che dovremmo ritirare fuori senza vergognarci di farlo. Noi dobbiamo ridiscuterlo questo "modello di sviluppo" per quanto riguarda la città, l'urbanistica, il modo di organizzare lo spazio comune, contrastando con decisione una deregolamentazione pericolosissima.

Governatori contro il piano casa. Errani: «Il governo discuta con noi»

Non è stato ancora presentato ufficialmente, ma il piano casa del governo - anticipato da giorni sulla stampa - fa discutere. Venerdì prossimo verrà approvato dal consiglio dei ministri, i governatori delle regioni di centrosinistra sono già sul piede di guerra. Vasco Errani, presidente della Conferenza Stato Regioni che dovrebbe esaminare il piano solo dopo il varo a Palazzo Chigi, si dice «preoccupato dalla politica degli annunci e ancor più preoccupato se si facesse la scelta grave delle deregolazioni invece di seri percorsi di semplificazione, che sono necessari».

Per Errani, è «sbagliato il metodo». La richiesta: «Se si vuole una vera politica della casa, anche per rispondere alla crisi economica, si azzeri questo "piano segreto", come è stato definito e si riparta da un corretto rapporto istituzionale con regioni ed enti locali, titolari della materia».

Il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo parla di «condono surrettizio», la presidente dell'Umbria, Maria Rita Lorenzetti, dice che la proposta del governo per rilanciare l'edilizia «favorisce l'abuso e distrugge il territorio».

Per il governatore della Toscana, Claudio Martini, così si favorisce «solo chi è proprietario ed ha la possibilità di fare ampliamenti al di fuori di ogni regola».

No anche dal governatore della Puglia Nichi Vendola. Ma se la stragrande maggioranza dei governatori di centrosinistra si mantiene compatta su posizioni contrarie al piano e allineata dunque alla linea espressa dai loro leader nazionali, non mancano reazioni più possibiliste, che pur non corrispondendo a vere aperture di credito al governo Berlusconi, indicano almeno la necessità di rimandare il giudizio a quando il testo sarà presentato nel dettaglio.

E' di quest'avviso, per esempio, il governatore delle Marche Gian Mario Spacca («Giudico solo dopo aver conosciuto il testo»).

Il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro spezza una lancia a favore della «semplificazione delle regole» in edilizia, pur lanciando l'allarme sul «pericolo di un generalizzato aumento delle volumetrie». E poi ricorda - e non è l'unico dell'opposizione a farlo - che anche il governo Prodi si occupò di un piano casa con lo «stanziamento di 550 milioni di euro».

Inviti alla cautela, in verità, arrivano anche da forze politiche vicine al centrodestra. Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo (Mpa), esprime le sue riserve. «La Sicilia - osserva - ha sofferto a lungo della piaga dell'abusivismo, stiamo attenti con le nuove cubature». L'impatto ambientale «deve essere compensato da norme di risparmio energetico come quelle che incoraggiano l'uso dei pannelli solari», aggiunge. E poi «in Sicilia con i consumi depressi - conclude Lombardo - non so quante famiglie possano spendere 150mila euro per allargare la propria abitazione». Riserve giungono anche dalla Lega, ma - c'è da aspettarselo - hanno un segno tutto diverso.

«Non vorrei che facessimo le case per darle agli extracomunitari», ribadisce Umberto Bossi. Dura replica di Paolo Ferrero. «Le sparate del ministro Bossi servono a poco se non a rassicurarci sul razzismo palese del leader leghista», dice il segretario del Prc, secondo cui un piano casa dovrebbe «servire a predisporre un grande piano per le case popolari ed a rilanciare l'edilizia popolare pubblica, come dice il segretario dell'Ugl Polverini».

In effetti, la materia è tale che intervengono anche i sindacati. ll segretario della Cgil Guglielmo Epifani: «Bisogna stare attenti quando si usano processi di regolamentazione in una materia come questa, abbiamo già visto con le banche che fine si fa quando non ci sono regole. Si sa dove si inizia, non si sa però dove si finisce». Per Epifani, sarebbe «necessario un provvedimento che rafforzi la riconversione sostenibile delle abitazioni, per il risparmio energetico».

Contrari anche gli ambientalisti. «Sembra di tornare alle Mani sulla città di Francesco Rosi - dice Edoardo Zanchini, responsabile dell'urbanistica di Legambiente - al ricordo di come in barba a qualsiasi norma, piano o regolamento edilizio negli anni '60 in Italia, speculatori senza scrupoli hanno potuto ampliare, demolire, ricostruire edifici brutti e insicuri».

Dalla parte del governo, il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan: «Non ci sarà alcuno scempio ambientale». Insieme al neoeletto governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, Galan ha già siglato l'intesa con Palazzo Chigi sul piano casa. Resta da aspettare la presentazione ufficiale del progetto per capire qual è la vera posizione dell'opposizione parlamentare su interventi che - in tempi di crisi - potrebbero far gola a molti amministrazioni locali che ne guadagnerebbero in termini di oneri di urbanizzazione.

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