La vicenda dei rifiuti urbani in Campania, , così come ha già messo in evidenza la Commissione Barbieri, non può che essere il risultato di problemi politici e istituzionali irrisolti ed anzi incancrenitisi in lunghi anni. Il fatto che siano stati alimentati ed abbiano alimentato un ambiente di illegalità e speculazione peggiora la situazione ma non la giustifica. Se dopo quattordici anni nessuna istituzione nazionale o locale è stata capace di risolvere il problema e se non è servita la nomina di commissari straordinari vuol dire che c’è qualcosa di profondo da modificare nelle politiche per i rifiuti, nel funzionamento delle istituzioni, nello stesso modo in cui i partiti interpretano la loro funzione. Di questo bisogna prendere atto ma di questo ad oggi non c’è traccia nel comportamento dei partiti e delle istituzioni locali e nazionali. Lo dimostra il fatto, accaduto negli stessi giorni, riguardante i rifiuti industriali di Bagnoli e del porto di Napoli. Alla fine di Dicembre il Governo nazionale, Presidenza del Consiglio in testa, le Regioni della Campania e della Toscana, le autorità locali di Napoli e di Piombino hanno firmato un Accordo di Programma Quadro in virtù del quale un milione e duecentomila tonnellate di rifiuti industriali del vecchio insediamento siderurgico di Bagnoli e oltre settecentomila tonnellate dei fondali del porto di Napoli saranno portati a Piombino per essere smaltiti in vasche in costruzione e da costruire nel porto. Progetto davvero strano per molti motivi. Perché a Piombino, dove esiste uno stabilimento siderurgico funzionante, non è stato ancora risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti industriali accumulati nel corso degli anni né vi è un piano per quelli che vengono e verranno prodotti nel presente e nel futuro. Perché le infrastrutture necessarie allo smaltimento di quelli di Bagnoli non esistono ancora e perché lo smaltimento sarebbe potuto avvenire a Napoli in vasche portuali simili a quelle di Piombino negli stessi tempi. Perché è ingiustificato spendere oltre 40 milioni di euro per il trasporto. Perché con gli stessi investimenti si può avviare, con logiche di programmazione, sia il risanamento di Bagnoli che quello di Piombino.
Naturalmente anche in questo caso vi sono vicende, lunghe di anni, di poteri straordinari dati ad autorità locali napoletane, di nomine di commissari, di società costituite ad hoc, di quantità enormi di soldi inutilizzati o sperperati senza che niente si sia concretamente mosso salvo le procedure, estenuanti soprattutto per la ricerca di scorciatoie puntualmente smentite, per l’approvazione degli strumenti necessari all’ampliamento del porto di Napoli nel cui ambito il problema delle bonifiche industriali doveva essere risolto. Ma la cosa strana è che a Piombino questi strumenti non esistono ancora, né esistono i progetti per la realizzazione delle opere necessarie a recepire i rifiuti di Bagnoli e che contemporaneamente si pensa di cominciare a sversarli nelle vasche piombinesi entro l’Ottobre del 2008. Poiché è evidente che in questi tempi con le procedure normali di legge l’impresa sarebbe impossibile ecco allora che si inventano, non paghi dei fallimenti passati, procedure straordinarie, fondate su un’emergenza che non esiste, tali da aggirare autorizzazioni, pareri e regolari gare d’appalto e poteri straordinari addirittura richiesti dal Sindaco di Piombino e dal Presidente dell’ Autorità portuale della stessa città. Insomma procedure d’emergenza per un’emergenza fittizia che lasciano irrisolto il problema dei rifiuti industriali di Piombino e che trasportano a Piombino un’esperienza fallita a Napoli. Fallita non a caso perché è proprio la natura della procedura dell’emergenza che contrasta con la logica programmatoria necessaria a risolvere i problemi così enormi e sofisticati delle bonifiche industriali. Si arriva persino al ridicolo, se non fosse tragico, che si prevede di iniziare opere infrastrutturali imponenti prima che gli strumenti urbanistici siano approvati, bastando, si scrive, la loro semplice adozione.
Poiché in quest’operazione sono coinvolti sia la Presidenza del Consiglio che alcuni Ministri, sia le Regioni che le Province ed i Comuni e non si può pensare che non conoscano leggi e regolamenti, l’unica ipotesi plausibile è che in loro sia maturata la convinzione che le leggi ed i regolamenti, che loro stessi hanno anche recentemente approvato, sono inutili ed anzi inapplicabili e che dunque per risolvere problemi di questa natura è meglio non applicarli ricorrendo a norme straordinarie e di emergenza. Convinzione assai preoccupante di per sé ma che oltretutto deve fare i conti con le seguenti domande: “Ma non è stata proprio questa la logica che ha portato alla situazione attuale dei rifiuti urbani della Campania? Perché si persevera a seguire la stessa strada di fronte al palese fallimento che ci ha reso ridicoli in tutto il mondo? Dove è andato a finire quel principio di semplice buon governo di cui la sinistra ha menato vanto per tanti anni? Non è meglio, ammaestrati dall’esperienza, tornare alla logica della programmazione senza seguire scorciatoie inutili ed anzi dannose?”.