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Mario Agostinelli
Germania, 200 milioni di compresse di iodio: solo aspirine per impensabili sciagure nucleari?
15 Settembre 2019
Rifiuti di sviluppo
Il nucleare sembra rivivere una nuova stagione di credibilità, nonostante gli impegni presi verso la dismissione di impianti e proliferazione missilistica. Occhi aperti e pronti a contrastare questa tecnologia che sfugge al controllo sociale e alla riproduzione della biosfera! (i.b.)

L’Italia ha deciso di abbandonare il nucleare attraverso un primo referendum nel 1987, erano gli anni di Chernobyl e della corsa agli armamenti. A distanza di dieci anni, la chiusura del ciclo nucleare era ancora lontana era ancora lontana, perciò nel 1999 fu fondata la Sogin, una società di stato per decommissionare gli impianti e gestire i rifiuti radioattivi. Con il referendum del 12 e 13 giugno 2011, l’Italia ha ribadito la volontà di non costruire centrali atomiche.

A 32 anni da quella espressione popolare l’Italia non sa ancora dove depositerà in via definitiva e in sicurezza i propri rifiuti radioattivi.
La questione delle scorie e del pericolo rappresentato da possibili incidenti nucleari, come i disastri di Černobyl (1996), Tokaimura (1999), Fukushima Dai-ichi (2011), solo per nominare i più gravi, non sono gli unici problemi.
Pensavamo che già prima di Fukushima l'era del nucleare fosse finita, dato i costi insostenibili per la gestione di tutto il ciclo nucleare, quindi rifiuti radioattivi compresi, ma dopo il disastro in Giappone ne eravamo quasi convinti, gli incidenti nucleari hanno ripercussioni enormi e lunghissime, una disastrosa eredità che graverà sulle generazioni future. Finché a determinare le scelte sarà la ricerca del massimo guadagno da parte dell'operatore, i rischi di catastrofi, l'inquinamento nonstop da scorie che non si sa dove mettere, il pericolo di proliferazione di armi nucleari (perchè le industrie dell'energia nucleare e delle armi nucleari condividono una base tecnologica comune e sono reciprocamente vantaggiose) non basteranno per fermare il nucleare. Ma l'opposizione a questa tecnologia è una questione di sopravvivenza.
Su eddyburg trovate altri articoli di critica alla proliferazione di questa tecnologia. Segnaliamo l'articolo di Angelo Baracca «Antropocene-Capitalocene-Nucleocene» per comprendere la pesante eredità dell'era nucleare e l'impatto nefasto dei prodotti nucleari, di scorie impossibili da smaltire. Sempre di Baracca l'articolo «NATO, UE, armamenti nucleari», che ricostruisce la sudditanza dell'Italia e dell'Europa alle scelte degli Stati Uniti attraverso il trattato NATO, le pesanti ripercussioni che ancora oggi gravano sulle scelte della politica italiana e il rischio catastrofico di una guerra nucleare che incombe. Ricordiamo inoltre l'articolo di Giorgio Nebbia «In morte di una centrale», quella di Montalto di Castro, storia di danni e sprechi, che potevano essere evitati, perché il nucleare era una scelta sbagliata, come già denunciato dal movimento antinucleare. Infine, l'articolo di Enrico Piovesa «Risiko nucleare. La minaccia non arriva solo da Kim» che denuncia come i programmi di modernizzazione delle forze nucleari esistenti, avviate da tutte le nazioni armate di atomica, contribuisce notevolmente alla proliferazione nucleare.
(i.b.)
Due settimane fa il Fatto online dava una notizia sorprendente, almeno a prima vista: un maxi ordine da 190 milioni di compresse di iodio anti-radiazioni era stato inoltrato a un produttore austriaco dall’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni. E’ noto come lo iodio “buono” agisca saturando la tiroide e impedendo che si accumuli nella ghiandola quello radioattivo, in grado di provocare tumori. Notizia ghiotta, ma, a prima vista, stravagante.

Dopo un G7 che finalmente si è accorto che l’Amazzonia brucia, che in Iran è meglio trattare che bombardare, che la guerra dei dazi rende tutti perdenti, come mai torna in vita la paura del nucleare? Dopo gli abbracci, tra una prova missilistica e l’altra, tra Trump e Kim Jong-un e dopo la clamorosa uscita di scena, almeno negli USA e in Europa, dei reattori nucleari come prospettiva energetica risolutiva. In effetti, il cambio di cultura imposto dalla minaccia della catastrofe climatica, impone non solo il controllo delle emissioni climalteranti, ma anche il pieno controllo sociale delle tecnologie per prendersi cura della Terra e l’incompatibilità tra radiazioni e salute dell’intera biosfera si è rivelata insormontabile. Così, il nucleare civile è ormai residuale negli Stati Uniti dove fornisce un contributo alla produzione di elettricità del 20% proveniente da 99 reattori nucleari attivi con un’età media di circa 37 anni, mentre in tutta la UE si prevedono dismissioni e abbandoni, con i due grandi reattori di Areva ancora di là da venire.

Da dove viene allora l’imprevisto ordine tedesco di immunizzazione radioattiva della popolazione, quando la guerra nucleare passa per un esercizio maniacale di Trump e sono solo 451 i siti nucleari civili attivi nel mondo contro 63.000 impianti tradizionali, che invece attirano le maggiori preoccupazioni per le emissioni di CO2?

Bastano tre considerazioni, purtroppo trascurate dai media, per giustificare l’allarme.

1. Il progetto di documento, chiamato Nuclear Posture Review (v. https://fas.org/issues/nuclear-weapons/nuclear-posture-review/ ), che espone la strategia nucleare degli Stati Uniti di recente elaborazione, consente l'uso di armi nucleari per rispondere a una vasta gamma di attacchi devastanti, ma non nucleari, alle infrastrutture americane, inclusi gli attacchi informatici. Il nuovo documento è il primo ad espandersi oltre lo scambio di attacchi atomici, per includere i tentativi di distruggere infrastrutture di vasta portata, come la rete elettrica o le comunicazioni di un paese, in quanto sarebbero più vulnerabili alle armi informatiche. La nuova strategia sotto Trump sarebbe la risposta pronta non solo ai progressi nucleari della Corea del Nord e dell’Iran ma anche a quelli di hackering informatici da parte di Russia e Cina. Se il cyber può causare un malfunzionamento fisico delle principali infrastrutture con conseguenti morti, il Pentagono ha ora trovato il modo di "stabilire una dinamica dissuasiva" ricorrendo all’impiego della bomba nucleare. Anche a tal fine si è stabilito il prezzo per un rifacimento trentennale dell'arsenale nucleare USA (comprese le B61 di Aviano e Ghedi!) in oltre 1,2 trilioni di $.

2. L’incidente nucleare dell’8 agosto, in una città della Russia sub-artica nella provincia di Archangelsk in Siberia (vedi Yurii Colombo su il manifesto, 14/8/2019), totalmente oscurato dall’entourage di Putin anche dopo che si è registrato un livello di radioattività 16 volte maggiore rispetto ai valori normali, si suppone dovuto ad un’esplosione durante i test su un reattore con una fonte di energia a radioisotopi montato su un razzo da crociera. Programmi di ricerca simili sono stati condotti negli Stati Uniti. I dubbi sull’esplosione dell’8 agosto non sono legati tanto al tasso di radioattività ma al tipo di radiazioni emesse, su cui “si sa davvero poco”.

3. La maledizione di Fukushima: “Il Governo giapponese inganna l'Onu, violati i diritti umani di lavoratori e bambini”. Così riferisce l’ANSA (ROMA, 08 MAR) riferendo l'accusa di Greenpeace, che, a 8 anni dal disastro dell'11 marzo 2011 pubblica un rapporto che certifica che i livelli di radiazione nella zona di esclusione e delle aree di evacuazione intorno alla centrale sono da cinque a oltre cento volte più alti del limite massimo e che in oltre un quarto dell'area la dose annuale di radiazioni a cui sarebbero esposti i bambini potrebbe essere 10-20 volte superiore al massimo raccomandato. A distanza di 8 anni dall’incidente non si vede nessuna prospettiva di soluzione. La rimozione del combustibile presente nelle piscine dei reattori danneggiati (per un totale di 1.393 elementi) è stata completata solo per l’unità 4, mentre per l’unità 3 dovrebbe iniziare entro quest’anno e solo nel 2023 per le unità 1 e 2. Un immane disastro nello spazio e nel tempo.

4. Infine c’è da prendere in considerazione il rilancio senza clamori della tecnologia nucleare, previsto da uno dei siti Web più influenti sul piano delle politiche industriali. Il Website “dell’innovazione e dell’industria manifatturiera USA” con sede nel Michigan (v. https://www.iqsdirectory.com/resources/although-their-heyday-is-past-the-future-of-nuclear-reactors-appears-bright ) riporta che in Cina sono partiti due reattori “sicuri” che eliminano la necessità di sistemi di raffreddamento esterni, cosa che è fallita a Fukushima. "Questa tecnologia sarà sul mercato mondiale entro i prossimi cinque anni", ha detto Zhang Zuoyi, il direttore dell’Institute of Nuclear and New Energy Technology di Pechino. "Stiamo sviluppando questi reattori per conquistare il mondo." Intanto la NASA sta collaudando il progetto Kilopower, un reattore nucleare compatto con il potenziale per alimentare le missioni sulla luna, su Marte e persino nei più profondi tratti dello spazio.

Attenti, quindi, perché zitti zitti, i militari più aggressivi ed i sostenitori di una tecnologia che sfugge al controllo sociale e alla riproduzione della biosfera potrebbero ricominciare, magari dai missili, dai robot e dallo spazio, lontano da occhi umani, a riproporci una strada che sembrava desueta e da abbandonare definitivamente. Ma quanti altri disastri nucleari e quante tonnellate di pastiglie a mo’ di Aspirina ci occorrono per costringere finalmente i politici eletti per governare non solo il presente, ma anche il futuro dei nostri figli, a porre fine alla follia nucleare?

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