Titolo originale: At 150 Edgars Lane, Changing the Idea of Home – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini
HASTINGS-ON-HUDSON, New York – La graziosa casa in stile Tudor al 150 di Edgars Lane, costruita con meno di 10.000 dollari nel 1925 sul fianco della collina in questa cittadina sul fiume Hudson, non sembra essere cambiata molto attraverso tutti i suoi proprietari. Ciascuna famiglia la rinnovava, ma in modo modesto, finché non sono arrivati Tom e Julie Hirschfeld.
Gli Hirschfeld hanno acquistato la casa di due piani coi suoi tetti ad abbaini, l’esterno intonacato e le travi di legno a vista, per 890.000 dollari nell’autunno del 2002. Buone scuole, strade sicure, una cittadina pittoresca, vicini con mentalità simile, spostamenti pendolari relativamente brevi verso New York: tutto questo ha attirato la famiglia, così come aveva fatto coi proprietari precedenti.
Ma coi prezzi delle abitazioni tanto lievitati in questi anni, case come questa sono diventate non solo bei posti per abitarci, ma anche validi investimenti. In risposta a questo nuovo valore intrinseco, gli Hirschfeld, come centinaia di migliaia di altre famiglie che vivono nei sobborghi di città come New York, Chicago o San Francisco, hanno trasformato la propria abitazione in qualcosa di più importante e personale.
Ri costruire la storia della casa al 150 di Edgars attraverso i decenni mostra come gli Hirschfeld abbiano rotto col passato: e come sia cambiata l’idea di cosa significhi una casa. Qui hanno abitato otto diverse famiglie, per almeno un anno. La maggior parte aveva un reddito medio per la propria epoca: un direttore di scuola superiore, un tipografo, un ingegnere civile, uno psichiatra, un ambientalista, un piccolo imprenditore.
A differenza dei precedenti proprietari, gli Hirschfeld hanno profuso molte migliaia di dollari nei rifacimenti, rendendo la propria casa più comoda e ben attrezzata di quanto i predecessori ritenessero necessario. E certo molto più degli altri possono permetterselo.
Come coordinatore operativo di una finanziaria di investimenti, il signor Hirschfeld ha guadagni in abbondanza da spendere nei rifacimenti senza far debiti. La coppia non ha risparmiato. Migliorare la casa ai livelli voluti è diventato tanto importante per loro che fra prezzo d’acquisto e investimenti per migliorie, dice Hirschfeld, la somma totale supera l’attuale valore di mercato stimato a 1,2 milioni.
Juliet B. Schor, sociologa al Boston College e autrice di The Overspent American, classifica l’esplosione delle spese in investimenti sul miglioramento della casa come “consumo competitivo che riguarda la fascia del 20% superiore nella distribuzione del reddito”.
Ma molti proprietari, e gli Hirschfeld fra loro, insistono sul fatto che a parte lo status sociale e le comodità, quello che un tempo era principalmente un alloggio in un sobborgo adatto ora assume un’importanza personale maggiore, in un’epoca in cui le famiglie si concentrano sempre più su se stesse.
”La comunità è ancora molto importante” sostiene William M. Rohe, direttore del Center for Urban and Regional Studies all’Università del North Carolina di Chapel Hill. “Ma i proprietari di abitazioni aggi prestano maggiore attenzione alla casa in quanto espressione di sé stessi, nido di vita familiare”.
Per gli Hirschfeld, una nuova e spaziosa ala per la cucina che sporge nel giardino rappresenta il loro senso di come la casa debba migliorare la vita. Completata un anno fa, quella cucina è diventata luogo di incontro non solo per cucinare e per i pasti, ma per fare i compiti, giocare, disegnare, leggere e chiacchierare coi bambini, Ben di 12 anni, e Leila di 8.
”Non abbiamo costruito questa cucina per farne un trofeo o per raggiungere qualche livello di lusso” racconta Hirschfeld, sottolineando che l’arredo, compresi frigorifero e stufa, sono modelli comuni ad appoggio, e non stravaganti oggetti tecnologici. “L’abbiamo fatto per rendere la vita familiare più calda e fluida”.
Ma il giardino non era tanto adatto alla nuova ala della cucina. Così si è dovuto tirar su un muro in pietra di contenimento per ritagliare una superficie piatta dal pendio: aggiungendo migliaia di dollari non previsti ai costi di rinnovamento.
Gli Hirschfeld hanno speso di più anche per rimediare al deterioramento della loro casa vecchia di 80 anni, una delle decine di migliaia costruite durante il primo boom residenziale suburbano, prima della Depressione.
”L’abbiamo comperata davvero perché sia la nostra casa di famiglia” racconta la signora Hirschfeld, “e abbiamo fatto un errore di valutazione non sapendo quanto sarebbe costato rimediare al deterioramento”. Comunque il seminterrato, aggiunge, che “è stato umido per 40 anni, ora non lo è più”.
Prima degli Hirschfeld, ciascuno dei proprietari precedenti aveva fatto via via qualche miglioramento, diluendo i rinnovi lungo gli anni di residenza anziché concentrarli all’inizio. La maggior parte di questi proprietari precedenti aveva convissuto con i difetti della casa, come la cucina troppo stretta, ora convertita a vestibolo della nuova cucina.
Arrivano gli acquirenti facoltosi
Gli Hirschfeld, entrambi all’inizio dei 40 anni, non hanno particolari problemi di reddito, una caratteristica sempre più comune fra le famiglie che si impegnano nei miglioramenti dell’abitazione. Quelli con almeno 120.000 dollari di reddito annuale contano per il 32% fra chi ha speso in rinnovi di casa nel 2003, ultimo anno per cui sono disponibili dati. È più del 21% rilevato nel 1995, al netto dell’inflazione, secondo il Joint Center for Housing Studies di Harvard. La spesa ha raggiunto i 233 miliardi sempre nel 2003, con un aumento del 52% dal 1995.
Per decenni, una casa nei sobborghi era il sogno familiare dei ceti medi, “una specie di ancora nei mari tempestosi della vita urbana” per dirla con Kenneth T. Jackson, storico della Columbia University, nel suo libro del 1985 Crabgrass Frontier.
Era vero per i proprietari del 150 di Edgars Lane. Ma con l’aumento dei prezzi delle abitazioni, il grosso giardino accanto alla casa assunse valore di potenziale lotto edificabile. Non era più l’amato spazio fiorito a terrazze, curato da tanti ex abitanti e descritto con ammirazione dal giornale locale.
Solo l’opposizione dei vicini fermò la proprietaria del 2001, una signora che aveva avuto la casa a seguito di un divorzio, dall’ottenere una variante al piano regolatore che consentisse di scorporare il vecchio giardino fiorito e vendere separatamente i due lotti, a una somma superiore agli 819.000 che ricavò alla fine.
Con quel passaggio di proprietà, la casa esce dalla portata degli acquirenti a reddito medio. L’acquirente, Matthew Stover, era un operatore di Wall Street, e la rivendette presto a Hirschfel, anche lui di Wall Street.
E pure, gli Stover e gli Hirschfeld, come quasi tutti i proprietari prima di loro, vengono qui a Hastings da appartamenti a New York City, scegliendo la cittadina almeno in parte perché offre una miscela sociale più varia di quella di altri suburbi, oltre a vicini che sono spesso artisti, scrittori, accademici.
L’aura intellettuale è particolarmente presente a Edgars Lane. Margaret Sanger, una delle prime esponenti del movimento per il controllo delle nascite, ha abitato dall’altra parte della strada rispetto al 150, e Lewis Hine, famoso fotografo del realismo industriale, era proprietario della casa due porte più in là. Se ne sono andati da tempo, ma gli Hirschfeld, specializzati a Oxford dopo aver frequentato il college negli Stati Uniti, sono fieri di questa eredità.
”Volevamo davvero abitare a Hastings” racconta Hirschfeld.
Diversificazione suburbana
Le case che hanno fatto di questo posto un suburbio cominciano nelle colline boscose sopra la Broadway. Al di sotto di questa strada di divisione, c’erano operai, molti immigrati italiani e polacchi, in case a schiera e ad appartamenti, vicino agli impianti chimici e alla fonderia di rame dove lavoravano, finché l’ultima fabbrica chiuse nel 1975.
I figli di quei lavoratori andavano a scuola insieme ai bambini delle colline, e “c’è ancora la sensazione che esista una differenza: più una sensazione che una realtà”, racconta David W. McCullough, uno storico locale.
Come comunità, Hastings tenta di resistere alle trappole della ricchezza che si sta diffondendo in tanti suburbi. Il centro è ancora una serie di vecchi negozi e ristoranti, che riflette “un certo orgoglio che abbiamo qui per lo squallore”, per dirla con McCullough.
Pochissimi dei negozi e ristoranti di livello superiore, evidenti altrove, sono arrivati sin qui. Ma quasi certamente faranno aumentare i prezzi delle case, il che limita i potenziali nuovi arrivati a famiglie come gli Hirschfeld, spingendo via gradatamente quelle a reddito inferiore.
Gli Hirschfeld, aggiungendo altro valore alla propria casa, hanno installato l’aria condizionata, ampliato il bagno principale e più che raddoppiato le dimensioni della camera di Leila, realizzando un secondo piano sopra l’ala della cucina. Hanno rifatto il seminterrato, spendendo molto più di quanto previsto per liberarsi di fango e umidità, e tirato giù il muro fra soggiorno e sala da pranzo, a creare quello che Hirschfeld descrive come “uno spazio fluttuante, in modo che si possa conversare dalla cucina con qualcuno che sta due stanze più in là, in soggiorno”. Poi arriveranno le nuove finestre.
”Non si può vivere oggi, in quest’epoca, con finestre che fanno spifferi” dice la signora Hirschfeld. “O si fa lavorare la caldaia al massimo per tutto l’inverno, o si devono avere finestre a doppi vetri”.
Le finestre con gli spifferi non avevano preoccupato Ralph Breiling, che progettò e costruì questa casa nel 1925 sul terreno che aveva acquistato tre anni prima spendendo meno di 10.000 dollari in tutto, ovvero circa 111.000 se facciamo il conto con l’inflazione. Breiling era architetto, ma durante la grave recessione dopo la prima guerra mondiale si adattò all’insegnamento, diventando più tardi vice preside e poi preside della Brooklyn Technical High School.
Un gruppo di insegnanti aveva comperato dei terreni a Hastings, e Breiling si era unito a loro, acquistando uno dei lotti.
”Amava la valle dell’Hudson, e quando le foglie cadevano dagli alberi si aveva una veduta del fiume e delle Palisades” ricorda Robert, uno dei figli. Per anni “si fece un’ora e mezza di viaggio per andare al lavoro”.
Quando la famiglia Breiling si trasferì a Edgars Lane, la parte esterna era terminata – aveva più o meno l’aspetto di oggi – ma le pareti all’interno erano in gran parte non rifinite a intonaco. Da quel momento in poi, fin quando vendette la casa nel 1950, Breiling continuò a rinnovare, con le proprie mani.
Amore per la Valle dell’Hudson
Costruì il garage per una macchina che c’è ancora, e la stanza al di sopra, che è diventata quella da gioco dei bambini. Chiuse una veranda, incorporandola nel soggiorno. Quando nacque il terzo figlio, Clover, ampliò la piccola stanza per cucire facendone una quarta stanza da letto, costruendo verso l’esterno davanti alla porta d’ingresso.
”Diluiva i lavori nel tempo, non poteva permettersi di farli tutti in una volta” dice Robert Breiling, 83 anni, ingegnere ora in pensione. “La Depressione colpì duro. Le scuole di New York City dimezzarono le paghe. Dicevano che avrebbero recuperato dopo la guerra, ma non l’hanno fatto. Mia madre aprì un asilo nella sala da pranzo. C’era un piccolo gruppo di tavolini sedioline; era un’aula scolastica. Credo che le piacesse farlo. Ma ripensandoci, fu per bisogno”.
L’eredità duratura dei Breiling fu il giardino sul lato della casa, curato dalla moglie di Breiling, Leila. In un articolo del 1933 sui “ bei giardini di Hastings" il settimanale Hastings News diceva di casa Breiling: “Dal muro di contenimento lungo la strada con la sua densa siepe di recinzione, fino al terrazzo dei bambini che si appoggia al muro della fattoria nel punto più alto del giardino, si passa, livello dopo livello, attraverso prati erbosi, cespugli fioriti, lunghe aiuole di che brillano di centinaia di boccioli”.
Da quel giardino veniva l’agrifoglio che Duncan Wilson intrecciava a ghirlande e vendeva a Natale. I suoi genitori, Byron e Jane Wilson, comprarono il 150 di Edgars Lane nel 1951 per 25.000 dollari, equivalenti a poco meno di 190.000 dollari attuali, trasferendosi da una casa più piccola nella vicina Dobbs Ferry quando il terzo figlio era ancora piccolo.
”Mia madre decise che la famiglia aveva bisogno di più spazio” ricorda Duncan Wilson, che ora ha 69 anni.
Gli Wilson profusero energie nella manutenzione dell’elaborato giardino, ma fecero poco per la casa vera e propria. Erano danzatori, e così sistemarono il seminterrato, con finiture alle pareti e piastrelle sul pavimento, dice Duncan. Come i Breiling, vendettero la casa dopo che il figlio più giovane aveva terminato le superiori, nel 1963.
I quattro proprietari successivi o si trasferirono rapidamente, trovando lavoro in altre città, o si fermarono solo per far crescere i bambini. Questo rapido turnover aiuta a spiegare perché la famiglia americana possieda una casa per cinque-sei anni, un tipo di gestione che dure per decenni.
Jerome e Carolyn Zinn restano 8 anni, dopo aver comprato la casa nel 1964 da uno spichiatra che ci aveva abitato solo diciotto mesi. Gli Zinn la pagano 40.000 dollari – circa 250.000 adeguati all’inflazione – trasferendosi da un appartamento in città con due gemelli di otto settimane.
”Sapevo che si facevano crescere i bambini in una casa singola” dice la signora Zinn. “Non conoscevo niente e nessuno di Hastings. Cominciammo a cercare a Yonkers, capitammo ad Hastings e ci piacquero alberi e colline”.
Il signor Zinn aveva iniziato da poco come imprenditore di linotype, e la moglie insegnava a scuola, risparmiando a sufficienza sul suo salario per il versamento iniziale di 11.000 dollari. Ne rimanevano 29.000 ancora dovuti sul mutuo contratto dallo psichiatra rilevato dagli Zinn: pratica comune a quell’epoca. Prima di venire a Hastings, Zinn era passato da dipendente e proprietario di un piccolo laboratorio tipografico. Andava bene, e nel 1982 gli Zinn si costruirono una casa più grande a Irvington, una cittadina nelle vicinanze.
”Continuavo a pensare di fare questo e quello alla casa” dice la signora Zinn, “e poi mi sono detta se ci sono così tante cose che voglio fare dovremmo comprarne, o costruirne, un’altra”.
Nel 1974, gli Zinn vendono il 150 di Edgars Lane a 67.500 dollari – al netto dell’inflazione, non molto più di quanto l’avevano pagata – a Gerald Franz, specialista di questioni ambientali che all’epoca lavora nella New York City Planning Commission, e alla moglie, Susan, insegnate di matematica in una scuola. Sono sposati da cinque anni, sperano di avere dei bambini – ne adotteranno due più tardi – e l’acquisto della casa per loro è uno sforzo.
”Mi aspettavo di restare sposata e vivere lì per sempre” ricorda la signora Franz.
Quello che un tempo era un giardino
Gli Zinn concedono ai Franz di posticipare il pagamento del giardino, e aspettano quasi dieci anni prima che venga acquistata questa parte della proprietà a 17.000 dollari. Per allora, con nessuna delle due famiglie ad occuparsi del giardino, questo si era inselvatichito, e comunque Zinn ci stava pensando come a un lotto edificabile di valore. “Avevo sempre sperato sotto sotto di chiedere una variante al piano regolatore” dice.
Il divorzio interrompe questi progetti. La signora Franz, che si è risposata da poco e che ora si chiama Susan Franz Ledley, ottiene la casa nella causa del 1996. All’epoca, è valutata 500.000 dollari. Come insegnante, può a malapena permettersi la manutenzione e nel 2001, quando la figlia minore sta terminando le scuole superiori, la vende per 819.000 – ovvero circa 900.000 al valore odierno – al signor Stover, analista finanziario del Citigroup, e alla moglie Jeanine.
Gli Stover sono sulla trentina e pensano ad una famiglia, come avevano fatto i Franz quasi trent’anni prima. Ma a differenza di questi ultimi, e di tutti gli altri proprietari precedenti, iniziano a progettare degli interventi, e chiamano un architetto.
”Stavamo appena cominciando a prendere slancio, quando sono stato chiamato a Boston” racconta Stover. Aveva trovato un lavoro migliore in quella città.
Ora che i prezzi delle case stanno calando, i vantaggi monetari della proprietà di Edgars Lane 150 sono poco chiari. Ma per gli Hirschfeld il piacere di compiacersi vale di più. Julie Hirschfeld indica i nuovi lavandini dei bagno, per esempio, che sembrano catinelle del XIX secolo, o le piastrelle laterali del bagno principale “ridicolmente costose”.
”Una volta cominciato” dice, “dato che dovevamo fare tante cose, ci è sembrato di dover fare scelte sull’aspetto esteriore”.