MILANO — Un bel lavoro per tutti. Per le famiglie che pagano (prezzi visti al mercato di via San Marco giovedì 12 aprile) 2 euro tre etti di rapanelli, oppure 2,50 euro tre etti di insalatine; per i Comuni che mettono in buone mani fazzoletti di terra a volte senza una destinazione precisa, altre volte a ridosso di parchi e giardini che si ritrovano, così, «presidiati». Per le comunità in genere, perché «il territorio ben tenuto fa bene a tutti».
Sarà la primavera, sarà la crisi, ma l'altro giorno alla presentazione della bottega di Campagna Amica nella cascina Cuccagna, a ridosso del centro di Milano, Coldiretti ha fatto il tutto esaurito: e la mappa dei capoluoghi lombardi e dei rispettivi progetti di «orti in comune» non è da meno. «Noi siamo così soddisfatti dei nostri appezzamenti da 36 metri quadrati a margine del parco delle Caselle che tra meno di un mese faremo il bando per altri 112 a Selvagreca» dice da Lodi l'assessore (Ambiente e Territorio) Simone Uggetti. «Non solo: abbiamo riservato metà degli orti a cittadini tra i 18 e i 65 anni: perché ormai non sono più soltanto i pensionati a voler coltivare insalata e zucchine». A Lodi, poi, pensano anche agli «orti di quartiere»: «perché siano coltivate le aree troppo piccole per diventare giardini, rimaste senza una funzione definita: trasformate in orti sarebbero utili e ordinate».
Conferma Ettore Prandini, vicepresidente regionale di Coldiretti, che ha fatto una sua bandiera del risparmio del suolo e del farne un uso oculato. «La Lombardia è scesa sotto il milione di ettari coltivati, ogni anno perdiamo la potenzialità produttiva di 27 mila tonnellate di grano, proprio mentre i cinesi comprano terreni agricoli per assicurarsi scorte alimentari». Sia pure su scala più modesta, anche l'orto formato famiglia può ben funzionare in quello stesso senso. Il calcolo lo fa lo stesso Prandini, pensando a un orto di 30-35 metri quadrati: «Quanto basta per una famiglia per tutto l'anno. L'investimento: 100 euro per tutto». Attrezzi, terriccio come fertilizzante naturale, concime. E piantine, naturalmente: da 0,20 centesimi sino a 1 euro e 60, magari per piantine di pomodoro già grandicelle.
Basso l'investimento economico, alto quello in termini di tempo e di impegno: però la resa è alta, come soddisfazione e come economia. Vero che quelli visti al mercato l'altro giorno non sono prodotti in stagione, ma con le zucchine a 4,99 e il radicchio a 4 euro, i cornetti a 6 e le melanzane a 3, i pomodori da 2,50 a 3,50 e i peperoni a 4, c'è da credere che quei cento euro dell'investimento iniziale siano davvero un affare. «E poi nell'orto si impara la stagionalità — sottolinea Prandini. — Si impara a chiedersi da dove mai venga e al prezzo di quale spreco di carburanti e di energia per i frigoriferi arrivino frutta e verdure fuori stagione». Che saranno comunque sempre meno buone di quelle maturate nella campagna più vicina: lì i produttori hanno a che fare, piuttosto «con una speculazione enorme — conclude Prandini. — Il prezzo, passando dall'azienda al punto vendita, lievita anche del 70-80%: frutta e verdura che vengono pagate ai coltivatori meno di un euro arrivano sugli scaffali dei supermercati a 1,50 e più». Tutto questo senza essere primizie: un ricarico che fa sembrare poca cosa quello del latte, per il quale si passa dai 40 centesimi alla stalla a 1,20-1,30 euro alla vendita in negozio.