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Marco Bersani
Cassa Depositi e prestiti all'assalto del demanio agricolo
31 Maggio 2013
Post 2012
Lo Stato continua il saccheggio del territorio privatizzando anche il patrimonio comune già pubblico: "valorizzazione" e svendita, i classici passaggi nell'Italia finalmente "pacificata "all'insegna del neoliberismo. I

Lo Stato continua il saccheggio del territorio privatizzando anche il patrimonio comune già pubblico: "valorizzazione" e svendita, i classici passaggi nell'Italia finalmente "pacificata "all'insegna del neoliberismo. Il manifesto, 31 maggio 2013

Secondo l'Agenzia del Demanio, che utilizza i dati del Censimento per l' Agricoltura 2010, l'estensione dei terreni agricoli demaniali in Italia ammonta ad oltre 338.000 ettari, per un valore che oscilla fra i 5 e i 6 miliardi di euro.
Un patrimonio importante che, grazie alla sua equa distribuzione geografica, consentirebbe la messa a punto di un progetto nazionale per una diversa agricoltura, per una conseguente salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio e per il rilancio di nuova occupazione, in particolare giovanile, durevole e di qualità. Riflessioni che non sfiorano l'attuale Ministra dell'Agricoltura De Girolamo, che ha recentemente incontrato i vertici dell'Associazione bancaria italiana (Abi) e il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, per mettere a punto un programma di "valorizzazione" e (s)vendita dell'immenso patrimonio agricolo demaniale.
Replicando quanto sta già proponendo agli enti locali in merito alla svendita del patrimonio immobiliare, Cassa Depositi e Prestiti avrebbe la funzione di assegnare un prezzo ai terreni demaniali, di acquisirli consentendo allo Stato di fare cassa e di metterli successivamente sul mercato.

Incredibile l'obiettivo dichiarato dalla Ministra De Girolamo : «(..) un'occasione per sbloccare la situazione e mettere nuovi terreni a disposizione soprattutto dei giovani, perché senza terra da lavorare non è possibile pensare ad un vero rilancio del comparto». Altrettanto incredibile è che per questo ulteriore processo di colossale espropriazione di patrimonio pubblico si utilizzino le risorse del risparmio postale affidato dai cittadini alla Cassa Depositi e Prestiti.
Davvero si pensa che i giovani disoccupati (oltre il 35%) siano provvisti di capitale e non attendano altro, per trasformarsi in futuri agricoltori, che divenire proprietari dei terreni da coltivare?
Davvero si pensa che privare la collettività del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, corrisponda a «servizio di interesse economico generale», qualifica cui dovrebbe attenersi ogni investimento di Cassa Depositi e Prestiti (art. 10, D. M. Economia 6/10/1994)? Possibile che non si pensi ad un piano per un'agricoltura di qualità e per una nuova occupazione giovanile attraverso il mantenimento della proprietà collettiva del demanio agricolo, l'affidamento dei terreni ai giovani con affitti calmierati e l'intervento di Cassa Depositi e Prestiti per il sostegno dell'avvio di attività (start up di impresa) e dei primi investimenti in mezzi, tecnologie, impianti e sementi per consentire alle diverse nuove aziende un funzionamento a regime?

Ancora una volta l'obiettivo è quello di consegnare patrimonio pubblico alle banche e beni comuni alla speculazione finanziaria, con il paradosso di renderlo possibile attraverso l'utilizzo dei risparmi dei cittadini. La socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti e la sua gestione territoriale, democratica e partecipativa diventa un obiettivo sempre più urgente, che da oggi dovrà vedere coinvolte in prima fila tutte le esperienze e reti dell'altra economia, dei gruppi di acquisto solidale, dell'agricoltura autogestita e di qualità, del commercio equo e solidale.

Attac Italia

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