Nei giorni scorsi gli ispettori dell’Unione europea, dal cui rapporto dipende l’apertura della procedura di infrazione a carico dell’Italia, hanno visitato i CDR, gli impianti che imballano l’immondizia; poi il surreale cantiere dell’inceneritore di Acerra, il più grande d’Europa. Quello che Veolia, il colosso francese che gestisce questo tipo di impianti in molti paesi del primo, secondo e terzo mondo, si è rifiutato di gestire a causa della mancanza delle minime garanzie politico-istituzionali (sic). E anche quello che il neoassessore regionale all’ambiente Walter Ganapini si è precipitato a rifinanziare, come primo atto della nuova gestione. Gli ispettori hanno percorso le strade dell’hinterland, incassate tra due muri continui di rifiuti. Alla fine, sui giornali di ieri, le anticipazioni sul desolato responso dei tre tecnici giunti da Bruxelles: la Commissione prende atto di come la Campania non abbia ancora una strategia per uscire dalla crisi.
Quattordici anni di gestione commissariale e un miliardo di euro sono dunque stati spesi senza uno straccio di strategia. Un brivido corre lungo la schiena al pensiero che lo stesso gruppo dirigente sia tuttora al lavoro per programmare (e possibilmente gestire) la spesa dei 15 miliardi di euro di fondi comunitari che pioveranno sulla Campania nei prossimi sei anni.
Qualche altra spigolatura, sempre dai giornali di ieri: in un contesto di arretramento complessivo del nostro paese, la Campania occupa ora, tra le regioni italiane, il fanalino di coda nella graduatoria del reddito stilata da Eurostat. Nello scorso fine settimana il Grand Hotel Vesuvio, sul lungomare di fronte al Castel dell’Ovo, ha registrato solo 16 presenze (non era mai accaduto in un secolo e mezzo di storia). Nel frattempo gli agricoltori campani, per vendere, sono costretti a oscurare le etichette, celando la provenienza dei prodotti.
In un drammatico finale di partita, la denuncia di oggi del supercommissario De Gennaro: la gestione di questi ultimi mesi di crisi, i più drammatici, è stata basata su informazioni sbagliate, su carte false. Le ultime verifiche tecniche hanno infatti accertato come le vecchie discariche che il commissariato di governo intendeva riattivare per smaltire le 300.000 tonnellate che sommergono ancora le strade, siano realmente non idonee, proprio come sostenuto dalle popolazioni, dai comitati, dalle assise. Insomma, si riparte da zero.
La denuncia di De Gennaro è un’ammissione di bancarotta dell’amministrazione, l’estrema manifestazione del paradosso manzoniano più volte descritto da eddyburg: in un contesto nel quale la legalità, i controlli democratici, la coesione territoriale e la fiducia sono completamente saltati, al massimo dei poteri discrezionali corrisponderà simmetricamente il massimo dell’impotenza e dell’incapacità di governo.