Cinque milioni di euro. Tanto sarebbero costati studi e rilievi fatti in questi anni dal gruppo di imprese che si era candidato a realizzare la tratta di sublagunare Tessera-Arsenale. Una cifra che ora Massimo Albonetti, presidente della Camera di commercio, chiede al Comune. «Se la sublagunare non si farà», ha detto parlando a un convegno, «quei soldi li dovrà mettere Ca’ Farsetti».
«Stupidaggini», sbotta il sindaco Massimo Cacciari, «il Comune ha fatto la sua parte. Ha ribadito che quel progetto è di interesse pubblico modificando però la convenzione, che adesso non prevede più rischi per le casse comunali. Se trovano i soldi e non ci sono ostacoli di impatto ambientale vadano avanti. Ma noi non siamo vincolati a fare l’opera». Una vicenda che rischia di infiammare ancora una volta la politica veneziana. La giunta Cacciari non ha mai preso una posizione chiara nel merito della sublagunare, ma si è limitata alla «riduzione del danno». Stralciando dalla delibera la parte che prevedeva ad esempio che le perdite fossero a carico del Comune. Adesso la politica e le lobby favorevoli al tunnel spingono. E l’opposizione alla nuova grande opera cresce. Sono state raccolte oltre 12 mila firme di cittadini contrari. Italia Nostra lancia l’allarme per l’ennesimo sfregio alla città storica. Il capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale Beppe Caccia ha scritto ieri al sindaco Cacciari chiedendo la sospensione dell’iter. E la convocazione di una riunione di maggioranza.
Il progetto. In questo momento l’incartamento con il progetto per la sublagubnare Tessera-Arsenale è negli uffici dell’assessore alla Mobilità Enrico Mingardi. Nei prossimi giorni sarà inviato a Roma per essere ammesso ai finanziamenti della Legge Obiettivo.
L’origine. Di sublagunare si parla da almeno vent’anni. Un progetto Tessera-San Marco-Lido venne bocciato nel 1990 sull’onda della protesta internazionale. Nel 2002 la giunta Costa lo aveva inserito tra quelli di interesse pubblico. Una riga aggiunta al Piano triennale degli Interventi approvata dal Consiglio comunale. E così l’iter è andato avanti, anche se nel merito il Consiglio comunale non si è mai pronunciato. Il governo l’ha inserita nella Legge Obiettivo e la giunta Cacciari non lo ferma nel nome della «continuità amministrativa».
Dubbi geologici. Uno studio dei geologi della Provincia reso noto in questi giorni rivela come il sostrato lagunare sia in realtà molto più fragile di quanto si pensava fino ad oggi. Strati sabbiosi in mezzo al caranto che rendono rischiosa la costruzione di gallerie e grandi scavi. «Non c’è problema», assicurano i progettisti, «abbiamo fatto anche noi i nostri rilievi».
La cordata. Nel 2003 si era fatta avanti una cordata di imprese per concorrere al project financing. Tra queste la Mantovani (la stessa del Passante, del nuovo Ospedale e del Mose), la Sacaim, Studio Altieri e Net Engineering. Capocordata l’Actv, allora presieduta da Valter Vanni con il 35 per cento delle quote. «Dovranno vendere subito», aveva detto Cacciari il giorno del suo insediamento. Ma le quote sono ancora di Actv. L’accordo preliminare già concluso con Mantovani non procede. I privati chiedono, ovviamente, la sicurezza che l’opera si faccia.
Il nuovo progetto. Seicento milioni di euro per risparmiare dieci minuti rispetto ai mezzi acquei. Così si avanzano proposte per allungare il tracciato e aumentare la redditività del progetto. Fino al Lido, addirittura fino a Chioggia. La spesa a quel punto raggiungerebbe i 2 miliardi.
Le alternative. Oltre alle obiezioni di natura geologica e ambientale (megastazioni e uscite di sicurezza in mezzo alle case e alla laguna) vi sono i dubbi di natura trasportistica. Non è mai stata fatta peraltro un’analisi comparativa con i mezzi acquei. E oggi un collegamento di linea Actv fra Tessera e Arsenale non esiste. Ma l’iter va avanti. «La mobilità in questa città», azzarda l’assessore Mingardi, «non potrà ancora reggere a lungo in queste condizioni».
Nel 1990 si riuscì a sconfiggere la proposta di realizzare a Venezia lì’Esposizione mondiale del 2000, perchà il Parlamento europeo e quello italiano convennero che sarebbe stata un’iniziativa devastante per la città. Vent’anni dopo tornano alla carica. Il progetto di metropolitana sub lagunare è infatto connesso all’altro grande progetto, Marco Polo City, previsto da una potente lobby sul margine della Laguna, in corrispondenza all’aeroporto di Tessera: lo stesso identico progetto di sfruttamento del territorio proposto allora dagli architetti del Consorzio Venezia Expo. Lo hanno ammesso pubblicamente non solo esponenti DS (oggi favorevoli all’impresa) ma lo stesso Gianni De Michelis, a suo tempo fervido promotore e facilitatori dell’Expo. (Vedi l’’editoriale de l ’Unità del 13 giugno 1990)