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Paolo Marelli
Bre.Be.Mi. e Tem, apertura con proteste
22 Luglio 2014
Padania
Una tappa intermedia del disegno dicosiddetto sviluppo del territorio lombardo, che procedesciaguratamente e senza che se ne delinei uno davvero alternativocredibile. Corriere della Sera Milano, 22 luglio 2014, con postilla(f.b.)
Una tappa intermedia del disegno dicosiddetto sviluppo del territorio lombardo, che procedesciaguratamente e senza che se ne delinei uno davvero alternativocredibile. Corriere della Sera Milano, 22 luglio 2014, con postilla(f.b.)

MILANO — Costi lievitati, casse prosciugate e richieste di sgravi fiscali all’Erario. E ancora: cantieri in ritardo, proteste sugli espropri dei terreni, polemiche sul caro pedaggi, aree di servizio chiuse e le tre corsie che finiscono in un «imbuto» in mezzo ai campi. Eccole le incognite che fanno risuonare un Sos per le nuove autostrade lombarde. Un grido d’allarme per tre grandi opere regionali – Pedemontana, Brebemi e Tem – che echeggia proprio alla vigilia della doppia apertura per la «direttissima» Brescia-Milano e per il primo tratto (7 km) della Tangenziale est esterna. Una duplice inaugurazione, quella di domani, con il premier Matteo Renzi che taglierà il nastro.

Dopo 18 anni d’attesa e 5 di lavori, finalmente è arrivato il giorno del semaforo verde per i 62 km della Brebemi. Ribattezzata A35, la nuova autostrada, con i suoi 35 mila veicoli al giorno stimati (all’inizio erano 70 mila), alleggerirà la morsa del traffico sulla A4. Ma le luci che si accenderanno per il gran debutto non scacceranno le ombre che si allungano sulla grande opera. Soprattutto a cominciare dal raddoppio dell’investimento (tutto finanziato da privati), che dagli 866 milioni di euro previsti è salito a 1,6 miliardi, pari a un costo di 25,8 milioni di euro al km. Ecco perché i principali azionisti, Gavio e Intesa San Paolo, hanno chiesto al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) una defiscalizzazione di 497 milioni di euro e un contributo pubblico di 80 milioni di euro.

Schema incompleto ma indicativo (cliccare per zoom)

Guai finanziari che non risparmiano nemmeno la Pedemontana, controllata dalla Serravalle. Al punto che anche la società autostradale ha presentato analoga richiesta al Cipe. Obiettivo? Un super bonus fiscale da 450 milioni. Uno sgravio cruciale considerato che la disponibilità economica si aggira attorno a 1,7 miliardi di euro a fronte di un investimento complessivo di 5 miliardi, per costruire un’autostrada che collegherà Varese con Bergamo lungo un tracciato di 87 km, più 70 di viabilità connessa. Ma, senza soldi in cassa, soltanto il primo lotto della Pedemontana (30 km) sarà ultimato per l’Expo.

Entro maggio 2015, invece, saranno terminati i 32 km della Tem (la futura A58), di cui da domani — dopo due anni di lavori e una spesa di 180 milioni di euro (25,7 milioni al chilometro) — saranno percorribili i 7 km a tre corsie da Pozzuolo Martesana a Liscate. Sulla Tangenziale est esterna, però, continua a pesare il nodo espropri, che tra l’altro rischia di far lievitare i costi. Infatti il pagamento dei cosiddetti «danni zootecnici», causati alle aziende agricole nel mirino degli espropri, potrebbe far innalzare i 246 milioni di euro finora previsti per coprire i costi per l’acquisizione delle aree.

Ieri, intanto, si è concluso con un altro nulla di fatto e l’ennesimo rinvio al 28 luglio, l’incontro fra Tem, Regione e Coldiretti per raggiungere un’intesa sulla questione. E se la società Tem fa sapere che con 728 dei 1.500 proprietari di terreni e immobili lungo il tracciato è già stato siglato un accordo bonario, Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia, osserva che 150 imprenditori della terra stanno aspettando da due anni una risposta e che la grande opera divorerà dieci milioni di metri quadrati di superfici agricole.

Non a caso Legambiente parla di «una ferita per il territorio», riferendosi proprio a Brebemi e Tem. Così come si alzano le proteste degli enti locali per le auto che, provenienti da Brescia e Bergamo, finiranno la loro corsa negli imbuti della «Cassanese» e della «Rivoltana», strade che sono ancora in fase di riqualificazione. E proprio sull’ondata di traffico che invaderà queste due arterie, Franco De Angelis, assessore della Provincia di Milano, ha sollevato timori e preoccupazioni sia sui collaudi, sia sui costi di gestione. Due problemi che saranno affrontati oggi in un incontro con i vertici della società Tem.

Capitolo pedaggi. Gli automobilisti masticano rabbia perché sulla Brebemi si pagheranno 15 centesimi al km, più del doppio, rispetto ai 7 centesimi della A4. Mentre sulla Tem si prevede un pedaggio fra 12 e 15 centesimi al km. Ma sulla Brebemi non mancheranno nemmeno i disagi, perché sino a fine anno le due aree di servizio rimarranno chiuse, dopo che l’appalto per la loro gestione è andato deserto.

postillaA rischio di annoiare, anzi nella quasi certezza di annoiare, ci si sente comunque in dovere di rammentare quanto la questione autostradale – nonostante tutte le divagazioni trasportistiche economiche e giudiziarie a cui ci ha assuefatto la stampa di informazione – sia squisitamente territoriale, ovvero riguardi il modello di assetto metropolitano e regionale. Ed è un vero peccato che questo modello, chiarissimo leggibile e pure facilmente comunicabile ai cittadini, non sia mai e poi mai al centro delle contestazioni politiche e ambientaliste, e men che meno di schemi alternativi. Evidentemente o non c'è alcuna coscienza del fatto che esista, eccome, un “grande disegno” sostanzialmente regressivo e per nulla attento alle questioni ambientali e territoriali (oggi si direbbe della sostenibilità), oppure si preferisce da parte di chi qualcosa sa, tenerselo ben stretto e non farne oggetto di dibattito pubblico. Sembra un'altra epoca, quella in cui si scontravano anche sulle pagine della stampa non specializzata gli schemi “a turbina” dichiaratamente ambientalista e di sinistra, e quello cosiddetto di “sviluppo lineare” democristiano e confindustriale. Quella serie di anelli autostradali, e il sistema insediativo che sottendono e promuovono, altro non sono che i nipotini del modello confindustriale-democristiano anni '50-'60. E chi non ne parla, potrebbe: a) riguardarsi un po' la faccenda, i documenti non mancano; b) dichiarare la propria fede destrorsa, o malafede per interesse che dir si voglia (f.b.)

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