Berlusconi invecchia male. Povero di idee rispolvera a mezzo secolo di distanza il “rito ambrosiano”, che contribuì al disastro edilizio della sua città, Milano. Si costruiva in deroga: si tiravano su muri e pilastri, poi sarebbero arrivati un piano regolatore o una variante ad aggiustare le irregolarità. Mezzo secolo dopo e dopo decenni di gaia deregulation, non ci sarebbe neppure più bisogno di quello. Durante la sua passeggiata tra i commercianti radunati a Cernobbio, Berlusconi ha rilanciato la sua scoperta annunciando che il provvedimento è già pronto e che si andrà anche stavolta per decreto. Risoluto: «Ne parlerò martedì o mercoledì con il Capo dello Stato e pensiamo di portare il piano casa venerdì in Consiglio dei Ministri». Dove stia l’urgenza per ricorrere a un decreto non ha spiegato e francamente non si capisce. Non si vedono schiere di muratori al “pronti, via!”. Forse è solo paura: le proteste sono state tante. Anche se lui di coste cementate, di colline scavate, di città costruite tra un cortile e l’altro, non si preoccupa. Testuale: «Voi credete che imbarbariamo o cementifichiamo il Paese concedendo di aumentare la superficie abitativa del 30 per cento? Io credo di no». Ha chiarito: «Ho molta fiducia nel senso estetico degli italiani e nel senso di responsabilità dei professionisti che elaboreranno i progetti». Le prove alle nostre spalle sono inquietanti.
Bersaglio facile
Certo sulla casa è un gioco darsi alla demagogia e colpire nel segno e di demagogia lo ha accusato infatti il leader del centrosinistra, Dario Franceschini, che ha promesso vigilanza: «Valuteremo il piano in modo aperto, ma in base a quello che uscirà dal consiglio dei ministri, non in base alle battute di Berlusconi». Battute Berlusconi non se ne è risparmiate, utili ad arricchire la sua personalissima antologia. Ha spiegato ad esempio che in un primo momento Bossi s’era opposto perché temeva che il piano avrebbe favorito gli immigrati. Invece no e Bossi ha capito, adesso è entusiasta. Bossi ha capito che «questa misura è stata immaginata per andare incontro alle esigenze delle famiglie che abitano in case mono o bifamiliari e che hanno necessità di avere una o due stanze in più». Vedremo spuntare dai condomini della Comasina o del Testaccio, a funghetto, camere da letto, bagni e cucine. Vedremo soprattutto, e qui sta la furbizia del provvedimento, alzarsi mansarde e estendersi terrazze, secondo le esigenze delle famiglie, e di chi, soprattutto, costruttore o proprietario, ha i quattrini e qualche intenzione speculativa, più meno voluminosa. Il “pensierino” per le famiglie può valere migliaia di metri cubi per le immobiliari e sarebbe davvero il «far west edilizio», come ha vaticinato Grazia Francescato, portavoce dei Verdi. Il freno è nella crisi del mercato immobiliare.
Berlusconi, con l’aria severa, ha concesso una risposta di fretta a Emma Marcegaglia che l’aveva l’altro ieri sollecitato a far qualcosa di concreto per l’impresa: «Abbiamo dato soldi verissimi». E ha citato ancora i nove miliardi per gli ammortizzatori sociali, le auto, gli elettrodomestici, le banche. Ha promesso meno tasse alle famiglie «quando i conti lo consentiranno», perché come è noto, «il Pdl non accetta una società divisa tra ricchi e poveri». Ha corretto Maroni, sui prefetti retrocedendoli a a controllori di un comitato di vigilanti.
Davanti ai commercianti ha pure reinventato il ministero del Turismo, giusto per premiare la fedele Michela Brambilla, commerciante di via Montenapoleone. La Russa gli ha fatto presente che ci sono altri che premono: Urso, Castelli... Non ha deluso la platea chiudendo con una sparata internazionale, rivendicando la soluzione del conflitto Russia-Georgia: «Sono stato io a mandare Sarkozy da Putin».