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(red.)
Aspettando un Leader
4 Settembre 2005
2004-Bush II
Editoriale dal New York Times, 1 settembre 2005, a commento del primo discorso di George W. Bush dopo che l'uragano Katrina ha colpito New Orleans (f.b.)

Titolo originale: Waiting for a Leader – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

George W. Bush ha pronunciato uno dei peggiori discorsi della sua vita ieri, e a maggior ragione visto il grado di tensione nazionale e il bisogno di parole rassicuranti e sagge. In quello che sembra essere un rituale per questa amministrazione, il presidente è comparso un giorno più tardi di quanto sarebbe stato necessario. Poi ha letto un testo di tipo più adeguato alla celebrazione dell’Arbor Day: una lunga lista della lavandaia, fatta di chili di ghiaccio, gruppi elettrogeni e coperte, consegnati alla Costa del Golfo disastrata. Ha ricordato ai cittadini che chiunque desidera essere d’aiuto può mandare soldi, ha sorriso, e poi ha promesso che tutto si risolverà, alla fine.

Naturalmente noi ce la faremo, e la città di New Orleans deve rinascere. Ma guardando ieri alla televisione le immagini di un luogo abbandonato alla violenza dell’alluvione, degli incendi e dei saccheggi, era difficile non chiedersi come potrà finire tutto questo. Proprio adesso, ci sono centinaia di migliaia di sfollati americani che ci chiedono comprensione e aiuto. Ci sono migliaia di persone che devono essere soccorse, in situazioni di pericolo imminente. Si devono mettere sotto controllo i pericoli per la salute pubblica, a New Orleans e in tutto il Mississippi meridionale. Bisogna dare agli automobilisti certezza sulla disponibilità di carburante, e controllare la speculazione in un momento in cui la televisione mostra lunghe file ai distributori, e si parla di prezzi che in alcuni casi hanno raggiunto un dollaro al litro.

Saranno necessari sacrifici, perché tutto ciò accada in modo ordinato ed efficiente. Ma questa amministrazione non ha mai chiesto sacrifici. E niente nella condotta del presidente ieri – tranquilla sino alla noncuranza – fa pensare che abbia compreso la profondità della crisi in corso.

Se la nostra attenzione deve ora concentrarsi sugli immediati bisogni della Costa del Golfo, a livello nazionale dovremo presto anche chiederci perché gli argini di New Orleans si sono dimostrati inadeguati. La stampa, dai giornali locali al National Geographic si è scagliata contro il cattivo stato della tutela dalle inondazioni in questa amata città, che si trova sotto il livello del mare. Perché abbiamo consentito ai costruttori di distruggere le zone umide e le isole barriera litoranee, che avrebbero potuto tenere a distanza la forza dell’uragano? Perché il Congresso, prima di andare in vacanza, ha tagliato il bilancio per rimediare ad alcuni buchi nel sistema di protezione dalle alluvioni?

Sarebbe consolante pensare che, come ha allegramente annunciato Mr. Bush, l’America “diventerà più forte” dopo aver superato questa crisi. Questo tipo di soddisfazione non basta, specialmente se gli esperti sono nel giusto quando ci avvertono che il riscaldamento globale potrà aumentare la forza degli uragani in futuro. Ma, visto che l’attuale amministrazione non riconosce l’esistenza del riscaldamento globale, le probabilità di iniziativa appaiono minime.

Nota: il testo originale al sito del New York Times

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