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Carlo Alberto Bucci
Archivio Cederna sull’Appia antica
26 Agosto 2006
Scritti su Cederna
10 anni fa moriva l’appassionato difensore della storia e della bellezza del Belpaese, l’indignato implacabile avversario dei suoi distruttori. Dall’edizione romana di la Repubblica del 10 maggio 2006 uno degli eventi dell’anniversario

Lo stato versa un milione e 394mila euro ai privati. E compra un pezzo di storia della Regina viarum: il casale di Santa Maria Nova e gli annessi tre ettari di verde - sotto cui probabilmente dorme il fastoso giardino di una villa romana - che un tempo erano annessi al complesso della magnifica dimora dei Quintili. Ma intanto annuncia che nella villa di Capodibove, vicino a Cecilia Metella, «a giugno sarà inaugurato il Centro di documentazione dell’Appia antica. Sarà intitolato ad Antonio Cederna e il suo archivio verrà ospitato nella dépendance appena restaurata, in attesa che siano completati, entro l’anno, i lavori dell’edificio principale».

Lo ha spiegato ieri Rita Paris, direttrice dell’Appia antica per la Soprintendenza archeologica, presentando l’acquisizione di Santa Maria Nova. Il casale, sorto intorno a una cisterna e una torre d’età adrianea, diventerà spazio mostre, centro studi e struttura d’accoglienza per i visitatori della villa dei Quintili. «Dobbiamo coniugare conservazione e fruizione pubblica» ha detto il soprintendente archeologo Angelo Bottini. Che - dopo aver «reso merito ad Adriano La Regina», suo precedessore, per l’acquisto messo a segno dopo cinque anni di trattative - ha spiegato il senso di un’operazione opposta alla logica di alienazione ai privati: «Solo allargando la proprietà demaniale, si può fare tutela del territorio e aprirlo al pubblico».

Gli ultimi abitanti del casale di Santa Maria Nova erano clandestini romeni, sgomberati dai carabinieri due settimane fa. Il complesso del XII-XIII secolo era del resto abbandonato da una ventina d’anni. Nel dopoguerra era stato trasformato, con diverse aggiunte, in villa da sogno (vi hanno abitato Roger Vadim e la Bardot). E di fantasmi. La proprietaria che l’ha venduta allo Stato, missis Kimble, ha raccontato che in certi giorni era possibile ascoltare strani canti di bambina. Era forse lo spirito della fanciulla romana, la cosiddetta Tulliola, trovata nel 1485 dai monaci olivetani in un sarcofago, e dissoltasi a contatto dell’aria. È l’unica scoperta, per quanto leggendaria, avvenuta nell’area. Ma ora, finiti i lavori di bonifica ambientale (c’è di tutto, frigoriferi, water, amianto), partiranno gli scavi archeologici. Intorno e dentro al casale. Ma anche in tutta l’area, fino all’altra cisterna, riprodotta dal Piranesi in una bellissima tavola.

«Inizieremo il mese prossimo, dal cumulo di terra che potrebbe celare un ninfeo o un’altra architettura del giardino. Poi passeremo all’ambiente ipogeo, pieno d’acqua, che potrebbe essere un criptoportico», spiega Riccardo Frontoni. All’archeologo, già impegnato con altri colleghi ai Quintili, brillano gli occhi davanti ai muri in opus reticulatum sommersi da vegetazione e rifiuti. Ma, lì sotto, potrebbe riposare qualche altra fanciulla romana. Magari di marmo.

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