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Paolo Berdini
Alemanno, i danni del demolitore
25 Agosto 2010
Periferie
Come suonano strane semplici parole di buonsenso nell'ignoranza che sprizza dai media quando si parla di città! il manifesto, 25 agosto 2010

Finalmente le periferie romane si fanno largo nell'immaginario cittadino. La proposta del sindaco Alemanno di demolire Tor Bella Monaca è poca cosa e strumentale. Ma permette, come ha più volte chiesto questo giornale, di porre finalmente al centro della discussione lo stato disastroso delle tante torbellamanaca che non hanno la forza di rompere il silenzio colpevole della politica.

La sfida è dunque aperta perché alle dichiarazioni del primo cittadino dovranno seguire necessariamente atti concreti e si aprirà una sfida che - nell'interesse della città - abbiamo il dovere di riempire di contenuti. Lo faremo partendo da una critica radicale dei presupposti culturali con cui il sindaco intende operare, quando parla della bontà del «modello Garbatella», e cioè della piccola borgata che all'inizio degli anni '20 del secolo scorso fu costruita dall'Istituto per le case popolari per dare alloggio agli operai della nascente zona industriale Ostiense.

Garbatella è un luogo bellissimo oggi, non quando fu costruita. All'epoca soffriva di isolamento e di mancanza di servizi pubblici che sarebbero venuti soltanto con le dure rivendicazioni degli abitanti. Un solo esempio. Nella metà degli anni '30, furono costruiti da un grande architetto come Innocenzo Sabbatini tre edifici collettivi per ospitare gli abitanti del centro storico devastato dalla follia del piccone demolitore mussoliniano. Ogni famiglia aveva una stanza, la cucina e i bagni erano in comune. Un modello la Garbatella? Ma quando mai! Lo è diventata perché tornata la libertà le famiglie hanno preteso che venisse trasformata la tipologia e venissero fatti alloggi con tutti i crismi. Chiesero poi altre scuole, giardini pubblici, servizi sociali e culturali.

È il tempo, la fatica sociale e gli investimenti pubblici che l'hanno resa bella.

Tor Bella Monaca non è degradata soltanto perchè piove dentro le case (problema verissimo, ma che si può risolvere con la manutenzione), ma perchè ha scuole con soffitti cadenti e pavimenti sconnessi. Ha parchi sporchi e disadorni che di notte diventano luoghi da malaffare. Non ha piazze. È piena di casi sociali gravi e non ha più un servizio sociale degno di questo nome per i tagli alla spesa pubblica. È piena di bambini handicappati che non hanno più l'ausilio a scuola per bontà della Gelmini. Altro che demolizione. L'unica ricetta è applicare veramente il modello Garbatella: intervenire con un paziente lavoro di costruzione della città pubblica. Investire risorse economiche.

Fare un infinito numero di piccole opere: migliorare lo stato delle scuole; creare spazi sportivi gestiti con competenza e disinteresse; creare una rete di percorsi pedonali e ciclabili protetti che permettano ai bambini di andare a scuola senza pericolo. Interrare strade pericolose. Creare servizi di trasporto moderni ed efficienti: per arrivare alla via Casilina (tre chilometri di distanza) si impiegano quaranta minuti di bus, quando passa. Insomma per cambiare le periferie occorre creare la città pubblica. La demolizione è una comoda scorcatoia che non risolve alcun problema: quattro anni fa fu sperimentata al Laurentino 38. Sono saltati tre ponti e il degrado è identico a prima.

Alemanno è costretto a percorre la scorciatoia della demolizione perchè altrimenti dovrebbe fare i conti con la cultura dominante il suo partito (ed anche del Pd, purtroppo)che ancora crede che la ricetta per risolvere i problemi urbani sia quello di affidarne le sorti ai «privati». È quanto sostiene il faro dell'urbanistica del Pdl, l'onorevole Maurizio Lupi, che da tempo ha presentato una proposta di riforma che equipara gli speculatori con le amministrazioni pubbliche. Il dibattito che si aprirà sulle periferie dovrà fare i conti con questa devastante cultura.

Vorremmo infine ricordare che la tanto osannata Garbatella è figlia del grande pensiero degli inizi del secolo scorso, incarnato meglio di chiunque altro da Luigi Luzzatti. In quel lontano periodo c'era la consapevolezza che le città erano organismi pubblici da governare con idee e lungimiranza. Oggi la politica bipartisan ha sostituito i Luzzatti con ogni sorta di guitti e speculatori. Il patrimonio immobiliare dell'Istituto case popolari di Roma è stato ad esempio affidato alla società Romeo. Non è così che si salverà Tor Bella Monaca.

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