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Antonio Cianciullo
Abusivismo, ecoballe e camorra "Ma cambiare strada è possibile"
12 Gennaio 2008
Rifiuti di sviluppo
L’emergenza infinita dei rifiuti in Campania che da farsa si trasforma in tragedia. Da la Repubblica, 14 maggio 2007 (m.p.g.)

«In 13 anni di emergenza mai un opuscolo per spiegare a cosa serve la raccolta differenziata e che vantaggi dà. Mai un accordo tra tutti i Comuni per costruire un sistema unico ed efficiente di raccolta di carta, vetro, plastica e metalli evitando gli sprechi. Mai un´informazione vera e completa ai cittadini. Tanti siti per lo stoccaggio dei rifiuti scelti senza criteri trasparenti di scelta. E poi ci si meraviglia se la gente protesta?». Umberto Arena, come docente di ingegneria chimica a Napoli e consulente per il piano rifiuti in Campania del 1997, è un tecnico. Ma come abitante del Vomero è anche uno dei napoletani che, pur producendo meno spazzatura dell´italiano medio (1,32 chili al giorno pro capite contro 1,47), si trovano sul banco degli accusati per una follia economica senza uguali: la paralisi del sistema rifiuti porta a spendere 20-30 volte di più per esportare il pattume sui treni speciali.

In Campania l´emergenza, almeno finora, si è limitata a proseguire la vecchia politica in una nuova forma. L´inceneritore regionale per i rifiuti ospedalieri non esiste. La piattaforma regionale per i rifiuti industriali non esiste. L´unico grande progetto per sottrarre alimento ai ratti che proliferano nelle strade, nato alla fine Novanta, è stato sepolto sotto un insuccesso su cui indaga la magistratura. Abbondano invece le discariche abusive: un primo, parziale conteggio, ne ha censite oltre mille, per la maggior parte piazzate lungo le strade che costeggiano i terreni agricoli. E abbondano le ecoballe, nome profetico utilizzato per indicare un assemblaggio di materiali che in teoria avrebbero dovuto avere le caratteristiche del combustibile, ma che in pratica continuano a somigliare pericolosamente a un rifiuto.

In pochi anni sono stati accumulati 4,3 milioni di tonnellate di ecoballe, una fila infinita che salda due Comuni, Giuliano e Villa Literno, in un solo conglomerato unificato dalla spazzatura. Queste ecoballe basterebbero a riempire sei discariche come quella che si vuole realizzare a Serre Persano. Così come i rifiuti confinati in cumuli provvisori la colmerebbero una volta e mezza. E la spazzatura regionale urbana di routine in tre mesi. Senza tener conto dei rifiuti speciali, cioè principalmente industriali, che sono quasi il doppio degli urbani anche se, secondo i dati ufficiali, risultano curiosamente dimezzati rispetto alla media nazionale.

«Eppure cambiare rotta è possibile e conveniente», continua Arena. «In alcune zone del Salernitano la raccolta differenziata è sopra il 20 per cento, il doppio della media regionale. Ci sono Comuni in testa alla classifica nazionale. E quando il Comieco, il Consorzio per la raccolta degli imballaggi di carta, ha messo piccoli contenitori nei palazzi di Napoli i numeri del recupero sono triplicati».

Ma la raccolta differenziata è ancora insufficiente ad alimentare le aziende nate in Campania puntando sul circuito virtuoso del riciclo. E così si registra l´ennesimo paradosso: mentre la spazzatura parte verso Nord, a caro prezzo, i materiali della raccolta differenziata scendono, a caro prezzo, verso Sud.

Il mercato avanzato del rifiuto è in sofferenza mentre il business dell´ecomafia continua a prosperare. «I camorristi che alle fine degli anni Ottanta gestivano le discariche abusive sono diventati imprenditori», ricorda Enrico Fontana, responsabile dell´Osservatorio ambiente e legalità della Legambiente. «In Campania la criminalità organizzata ha speculato sui terreni acquistati per realizzare impianti di stoccaggio provvisorio e si è infiltrata pesantemente nelle società di gestione dei rifiuti. La torta su cui ha messo gli occhi è robusta: 800 milioni di fatturato illegale per i rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa e un miliardo di euro di gestione della struttura emergenziale in Campania. Senza contare il traffico illecito di rifiuti industriali provenienti da altre regioni italiane».

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