In Germania, il tema dell’occupazione di suolo a fini urbani è entrato da alcuni anni nell’agenda politica sia del governo federale, sia degli enti locali. La necessità di invertire la tendenza di sottrazione di suolo al territorio aperto e rurale è stata riconosciuta per la prima volta dal governo tedesco nel 1985 nell’ambito della formulazione dei principi di tutela del suolo. Successivamente, il programma di politica ambientale promosso nel 1998 dall’allora ministro per l’ambiente Angela Merkel (CDU) si era posto l’obbiettivo di disgiungere in modo duraturo lo sviluppo economico dall’occupazione di suolo e poneva per la prima volta un obiettivo quantitativo di riduzione dell’occupazione di suolo a fini urbani. Fu allora fissata la soglia di 30 ettari al giorno, pari a un quarto della tendenza in atto (129 ha/giorno nel 2000), alla quale limitare l’aumento di aree per insediamenti e mobilità a entro il 2020.
L’obiettivo dei 30 ha/giorno è stato ripreso dall’attuale governo all’interno della propria strategia per uno sviluppo sostenibile (Bundesregierung, 2002: 99). Nonostante si tratti di un obiettivo piuttosto impegnativo, il Consiglio degli esperti per le problematiche ambientali lo considera soltanto una meta intermedia e si è espresso a favore della crescita zero nel lungo periodo (SRU, 2000: 532). Una posizione simile ha assunto anche il Consiglio per lo sviluppo sostenibile presso il governo federale in un documento del novembre 2001. Insieme alla richiesta di riduzione dell’occupazione a 30 ettari al giorno nel 2020 formula la domanda di crescita zero per l’anno 2050.
Anche la Enquete-Kommission “Tutela dell’uomo e dell’ambiente” del parlamento tedesco proponeva una riduzione progressiva del consumo di aree fino a zero. Essa sostiene che la trasformazione di suolo da rurale o naturale a urbanizzato dovrebbe essere compensata, in futuro, dalla contemporanea naturalizzazione di suolo urbanizzato. Come meta intermedia proponeva la riduzione al 10% della quota di trasformazione urbana rilevabile negli anni 1993-1995 (Enquete-Kommission, 1998: 129). Ciò significa una riduzione da 120 ettari al giorno (pari alla media nel quadriennio 1993-1997) a 12 ettari al giorno entro il 2010.
Ancora più rigorose appaiono le richieste delle associazioni ambientaliste BUND, DNR e NABU. Forti della ricerca su clima, energia e ambiente “Zukunftsfähiges Deutschland” che l’istituto Wuppertal ha pubblicato nel 1996, le associazioni chiedono una progressiva riduzione di nuove aree per insediamenti fino a zero ettari nel 2010. (NABU, 2002). L’alleanza per la tutela dell’ambiente e della natura (BUND) sottolinea però che un obiettivo quantitativo non può essere giustificato ne scientificamente, ne politicamente. Più importante sarebbe dunque che le amministrazioni pubbliche si dotino degli opportuni strumenti per realizzare “un’economia di rotazione delle aree”. Per ogni nuova occupazione di suolo dovrebbe essere naturalizzata una superficie equivalente da un’altra parte (BUND, 2004). Una posizione simile viene espressa dal gruppo di lavoro “politica di bilancio delle aree” dell’accademia per l’urbanistica e la pianificazione (ARL, 2004).
Anche a livello dei singoli Länder è stato riconosciuto il problema della progressiva occupazione di suolo e sono state prese misure per la sua riduzione. In Baviera, per esempio, nel 2003 la riduzione delle aree urbane necessarie ogni anno è stata inserita all’interno del programma di sviluppo regionale. Inoltre è stato stretto un “patto per il risparmio delle aree” fra governo regionale, comuni e associazioni per diminuire il consumo di aree e rafforzare contemporaneamente l’economia incrementando la quota di proprietà delle case (Ministero dell’interno della Baviera, 2003).
In modo simile, anche il governo regionale del Baden-Württemberg riconosce l’importanza della tutela degli spazi aperti e dei suoli agricoli. Secondo il piano d’azione ambientale, anche in questo Land l’occupazione di suoli a fini urbani dovrà essere ridotto sensibilmente entro il 2010. Non vengono, però, fissati limiti quantitativi. Gli interventi necessari devono essere indirizzati verso aree che in seguito agli usi precedenti o per la loro stessa natura giocano un ruolo secondario nel bilancio naturale complessivo (MUVBW, 2001).
Diversamente, il Consiglio per lo sviluppo sostenibile del governo di Baden-Württemberg si esprime invece a favore di un obiettivo quantitativo. Secondo i suoi membri, anche se è impossibile determinare scientificamente un limite massimo nell’occupazione di suolo, la scelta di un obiettivo concreto sarebbe comunque importante proprio per la scarsa incidenza di mere dichiarazioni programmatiche (NBBW, 2004: 15). Si propone, dunque, di allineare le scelte del Land a quelle del governo nazionale, di ridurre, cioè, entro il 2020, la progressiva occupazione di suolo di tre quarti rispetto ai valori del 2000.
Secondo i dati forniti dall’ufficio statistico federale, la superficie per insediamenti e mobilità è aumentata in Germania nel 2003 di circa 341 km2, pari a 93 ettari al giorno. Nel periodo 1997-2000 si registravano ancora 129 ha/giorno, nel 2001 117 ha/giorno e nel 2002 ancora 105 ha/giorno. Rispetto al valore massimo di 131 ha/giorno nel 2000, nell’arco di tre anni l’occupazione di suolo per fini urbani si è dunque ridotto di quasi un terzo. Non è ancora chiaro se tale flessione di crescita sia dovuta a un’inversione strutturale della tendenza all’espansione urbana, oppure se sia connessa semplicemente al ciclo economico della produzione edilizia.
In Germania, la superficie insediata complessiva misurava alla fine del 2003 45.090 km2 ed è quindi pari al 12,6% dell’intero territorio nazionale (357.041 km2). Il territorio rurale occupa ancora, con quasi 190 mila km2, oltre la metà dei suoli. Come le aree insediate, anche quelle silvo-pastorali sono in continuo aumento a scapito delle aree agricole.
Oltre 35.000 km2 della superficie per insediamenti e mobilità, pari al 78% circa, si trovano oggi nei vecchi Länder (con gli aggettivi “vecchi” e “nuovi” si indicano in Germania i Länder già appartenenti alla federazione tedesca e quelli confederati in seguito al crollo del muro di Berlino nel 1989). Nello stesso momento essi sono responsabili soltanto di circa due terzi dell’aumento di suolo urbano, pur rappresentando il 70% della superficie e quasi l’85% della popolazione complessiva. Si tratta, a Ovest, dell’incremento più basso da 50 anni.
Rispetto al 1993 (la prima soglia storica alla quale sono disponibili dati omogenei per tutta la Germania, sia per i vecchi, sia per i nuovi Länder), si può registrare un aumento in valore assoluto delle aree insediate di 4.785 km2, pari a +11,9%. L’80% di questo incremento è dovuto ad aree urbanizzate, il 20% alla mobilità.
Nel 2003, la percentuale più alta di aree occupate per usi urbani si riscontra nelle città-stato di Berlin (69,4%, pari a 183 m2/abitante), Hamburg (58,0%, pari a 253 m2/ab.) e Bremen (56,3%, pari a 344 m2/ab.). Negli altri Länder la quota di aree insediate varia da 7,1% a Mecklenburg-Vorpommern fino a 21,4% a Nordrhein-Westfahlen.
Come risulta chiaramente dalla figura n.1, nel dibattito tedesco “aree per insediamenti e mobilità” e “aree impermeabili” non sono sinonimi. Le aree per insediamenti e mobilità comprendono una buona quota di superfici non edificate e permeabili. Sono i giardini privati e le aree a verde pubblico attrezzato. Ma sono anche le aree di compensazione ambientale che, secondo la legge tedesca, devono bilanciare ogni nuovo intervento urbano. Le voci che, nelle statistiche ufficiali in Germania, compongono l’insieme delle aree per insediamenti e mobilità sono (fra parentesi si riporta l’estensione al 2003 in valore assoluto e percentuale):
Nella sostanza, per occupazione di suolo a fini urbani, si intende quindi l’insieme delle aree sottratte al territorio rurale e naturale per le attività economiche e la mobilità, per l’abitazione e la ricreazione. Il suolo occupato da insediamenti comprende quindi tutte le funzioni riconducibili alla vita urbana, anche quelle di verde privato o parco pubblico.
Se si considera l’incremento di ogni singola categoria emerge la seguente dinamica: le aree edificate e le loro pertinenze crescono nel 2003 del 0,6%, le aree produttive (a esclusione di quelle di scavo) del 1,4%. Mentre le aree per la mobilità aumentano dello 0,4% e quelle cimiteriali dello 0,2%, fra le aree per la ricreazione e lo sport si può notare un incremento del 4,1%.
Salta all’occhio il notevole incremento di aree per la ricreazione. Secondo l’ufficio statistico federale si tratta però in parte di un errore statistico, dovuto all’allineamento del catasto nei nuovi Länder. Pesa però su questa voce anche l’aumento di aree di compensazione ai sensi della normativa ambientale tedesca che spesso vengono realizzate in forma di aree per la ricreazione. Inoltre si registra la destinazione ad area di ricreazione di notevoli superfici provenienti dalle attività minerarie dismesse.
La bassa crescita di aree edificate e delle loro pertinenze è particolarmente significativa nell’andamento complessivo dell’espansione dei suoli urbani. Come si è detto, nel 2003 sono cresciuti soltanto dello 0,6%, pari a 138 km2. Tranne a Bremen e Hamburg, in tutti gli altri Länder la crescita di aree per insediamenti è inferiore nel 2003 rispetto al 2002; inoltre, rispetto al 1997-2000 tale crescita si è addirittura dimezzata. Come risulta evidente dalla figura 3, la complessiva riduzione dell’occupazione di aree per fini urbani è dovuta proprio alla flessione della crescita di aree per insediamenti. Secondo l’ufficio statistico federale non si può però ancora parlare di un inversione di tendenza, in quanto tale flessione sembra essere legata alla debole congiuntura del comparto delle costruzioni.
Come è ovvio, l’incremento di aree per insediamenti e mobilità presenta delle notevoli differenze regionali, apparentemente non legati alle differenze fra Est e Ovest. Rheinland-Pfalz e Brandenburg presentano gli incrementi maggiori (+1,1%); segue Bayern, Hamburg e Niedersachsen con +1,0%; Baden-Württemberg e Bremen con ognuno 0,9%. Incrementi bassi sono stati registrati, invece a Hessen (0,5%), Sachsen 0,3%), Nordrhein-Westfahlen (0,2%) e Berlin e Thüringen (0,1%).
Per quanto riguarda, invece, la dotazione di superficie per insediamenti e mobilità ad abitante, questa è salita da 542 m2/ab nel 2002 a 546 m2/ab nel 2003. Rispetto a questo parametro è possibile notare una forte differenziazione fra Est e Ovest: a Ovest è più bassa ed è rimasta pressoché invariata (da 526 m2/ab nel 2002 è passata a 529 m2/ab nel 2003); a Est, invece, è cresciuta nello stesso periodo da 603 m2/ab a 613 m2/ab. Di tutti i Länder, Berlin ha con 183 m2/ab la minore dotazione di superficie per insediamenti e mobilità ad abitante, Brandenburg con 975 m2/ab la maggiore. Alla generale crescita della superficie insediata non corrisponde un altrettanto sviluppo demografico. Conseguentemente diminuisce la densità abitativa, soprattutto a Est. Qui, oltre alla bassa fertilità incide un saldo sociale negativo, dovuto a un massiccio fenomeno di emigrazione.
Come si è detto, l’attuale governo tedesco, sostenuto da una coalizione di socialisti e verdi, ha ripreso nelle proprie politiche ambientali l’obiettivo di riduzione dell’occupazione di suolo a fini urbani a 30 ettari al giorno, formulato alla fine degli anni Novanta da un governo di colore opposto. Come molte delle politiche legate all’ambiente e allo sviluppo urbano, anche la regolazione degli usi del suolo si configura, in Germania, come una politica sostanzialmente condivisa da tutti gli schieramenti.
L’attenzione a questo tema nasce nell’alveo della legislazione sulla tutela dei suoli. Fino alla fine degli anni Novanta, la tutela dei suoli era stata affidata a norme con valenza indiretta sullo stato dei suoli come le prescrizioni in materia di inquinamento o di utilizzo di crittogamici, le disposizioni sullo smaltimento dei rifiuti oppure l’ordinamento della pianificazione urbanistica. L’unico quadro di riferimento per i molteplici usi e innumerevoli rischi cui sono sottoposti i suoli è stato costituito a lungo dalla Strategia di tutela dei suoli, elaborata nel 1985 dal governo federale (Bundesregierung, 1985). Si riconobbe che la tutela dei suoli, base fondamentale della vita, non era stata promossa sufficientemente nel passato. Fu posto allora l’obiettivo di invertire la tendenza al progressivo occupazione di suolo per usi urbani, di ridurre gli inquinanti ai quali è esposto il terreno e di assegnare alla tutela del suolo un ruolo particolare nell’ambito della più generale tutela dell’ambiente.
Per trovare gli strumenti giuridici appropriati a questo scopo fu aperto un tavolo di discussione con i singoli Länder. Nella legislatura successiva, nel 1987, sono state definite le azioni per la tutela dei suoli (Bundeskabinett, 1987). Viene ribadito il principio della tutela dei suoli come uno dei più importanti compiti interdisciplinari della tutela dell’ambiente degli anni futuri. Per la sua attuazione sono state previste modificazioni e integrazioni di atti legislativi e regolamentari e sono state messe in cantiere numerose ricerche e progetti pilota. L’interesse prioritario era rivolto alla definizione di criteri per la valutazione e il monitoraggio, nonché alla sperimentazione di metodi per la stima dei rischi.
Oltre dieci anni dopo, il nuovo governo formato da SPD e Grüne, imprime un’accelerazione alle politiche ambientali. Già nell’accordo elettorale della coalizione dell’ottobre 1998 è stata sottolineata l’importanza del principio di precauzione. Inoltre, particolare attenzione è stata rivolta alle immense aree da bonificare nella Germania dell’Est. Su questa base, ancora nel 1998, è stata varata la legge per la tutela dei suoli, in vigore in tutte le sue parti dall’approvazione, nel luglio 1999, del suo regolamento di attuazione. Con questa legge, la tutela dei suoli può fare finalmente riferimento a un ordinamento giuridico chiaro e a una strumentazione appropriata.
Due aspetti della legge sono di particolare importanza per le politiche di riduzione del consumo di aree: l’intersettorialità e il concetto di tutela preventiva.
Il campo di applicazione riguarda tutte le materie di competenza statale, laddove le legislazioni di settore non fanno esplicitamente riferimento alle problematiche dei suoli. In questo senso, anche settori che non hanno nessuna diretta connessione con la tutela dei suoli possono essere finalizzati alla tutela della risorsa suolo. Inoltre, questa impostazione intersettoriale ha comportato l’adeguamento delle normative settoriali alle disposizioni della tutela dei suoli. Infatti, contemporaneamente all’approvazione della legge è stata introdotta una clausola di tutela dei suoli anche nel codice dell’edilizia e dell’urbanistica ( Baugesetzbuch), di particolare importanza per la pianificazione.
La legge è promossa da un governo particolarmente attento agli aspetti della prevenzione. Anche se il principale scopo della legge è il trattamento delle minacce, il governo non si limita a un approccio ex post. E’obiettivo della legge “prevenire le influenze negative sui suoli” ed evitare più possibile “ogni riduzione della sua funzione naturale di archivio della storia naturale e culturale“(Par. 1, BBodSchG). In seguito, nella Strategia d’azione per la tutela preventiva dei suoli (BMUNR, 2001) il governo ha affermato che il suolo non può essere tutelato esclusivamente tramite norme e sanzioni ma che è necessario intervenire nel presente per evitare possibili danni nel futuro. Se la tutela serve per evitare possibili danni alla risorsa suolo, la prevenzione si adopera per evitare che si formino nuovi pericoli. E’ evidente che questo ragionamento fornisce una motivazione forte alle strategie di riduzione della progressiva occupazione di suoli a fini urbani.
Le statistiche tedesche illustrano in maniera esemplare il fenomeno di occupazione di suolo e la sua tendenza storica. L’accuratezza delle rilevazioni testimonia una grande presa di coscienza da parte della politica e delle amministrazioni pubbliche. Al legislatore è però chiaro l’intreccio complesso di esigenze ecologiche, economiche e sociali dal quale è accompagnata ogni azione di riduzione di occupazione di suolo.
Da un lato le funzioni ecologiche del suolo costituiscono la base vitale per il mondo animale e vegetale. Dall’altro lato è però indispensabile garantire alle funzioni dell’abitare e del produrre, della ricreazione e del trasporto la quantità di spazi necessari, sia per le esigenze della società odierna, sia per le generazioni future. Contemporaneamente, l’occupazione di suolo per fini urbani è fortemente condizionata dalle condizioni socio-demografiche dovute principalmente alla riduzione della popolazione, allo sviluppo divergente delle diverse regioni e alla crescita dei desideri e dei bisogni degli abitanti. Oltre alla molteplicità di attori responsabili della progressiva erosione di suoli agricoli e naturali, la principale difficoltà nel raggiungere l’obiettivo di “30 ha/giorno” sta proprio nella necessità di mediare fra gli obiettivi dell’ecologia, dello sviluppo economico e della predisposizione dello spazio abitativo necessario. Proprio per questo motivo, argomenta il governo tedesco, risulta necessario slegare il fenomeno dell’occupazione di suolo da quello dello sviluppo economico.
E’ proprio l’orientamento fortemente quantitativo dell’approccio tedesco a favorire tale svincolamento. Concetti chiave come città compatta, accorpamento di infrastrutture, aree di compensazione naturale e riconduzione alla naturalità fanno parte di questo orientamento. Ovviamente, il problema viene trattato anche in termini qualitativi. Insieme alla riduzione del fabbisogno di aree si sostiene anche la necessità di un loro migliore uso perché soltanto il miglioramento della qualità di vita nei centri urbani potrà contrastare il fenomeno di suburbanizzazione.
Insieme alle tendenze demografiche, l’energia e il clima, nonché la mobilità, l’occupazione di suolo per usi urbani è una delle principali problematiche affrontate nella strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Bundesregierung, 2004b: 116-127). La sua necessaria riduzione viene messa in stretta relazione con la responsabilità per le generazioni future che caratterizza il concetto di sviluppo sostenibile. Lo scopo dichiarato è la minimizzazione della diffusione urbana e della segmentazione dei paesaggi naturali, nonché l’arresto della riduzione di spazi rurali e silvo-pastorali. Per raggiungere quest’obiettivo, nella strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile sono previsti tre passaggi:
Per quanto riguarda la pianificazione, la Germania dispone già di numerosi strumenti per promuovere uno sviluppo sostenibile degli insediamenti. L’uso parsimonioso di suolo rurale e naturale nella panificazione degli insediamenti è già contenuto nel codice dell’edilizia e dell’urbanistica. La legge sulla tutela dei suoli ha disciplinato il riuso delle aree dismesse e ha introdotto, come è stato detto, il concetto di tutela preventiva. Infine, la nuova legge sulla tutela dell’ambiente del 2002 ha rafforzato la pianificazione paesistica e fornisce alcuni strumenti per indirizzare gli usi del suolo.
Di particolare interesse sono alcune novità introdotte nel 2004 nel codice dell’edilizia e dell’urbanistica. A parte la valutazione ambientale dei piani regolatori che obbliga le amministrazioni fin dall’inizio a tenere in particolare conto le questioni ambientali, la cosiddetta “clausola della tutela del suolo” riporta all’interno della legislazione urbanistica l’indirizzo di uso parsimonioso di suolo, favorendo in primo luogo lo sviluppo interno degli insediamenti. Per quanto riguarda, invece, il territorio rurale e aperto, è stato introdotto su scala nazionale il principio della demolizione dei manufatti non più utilizzati. In Italia, soltanto nella recentissima legge di governo del territorio della regione Toscana si trova una simile disposizione.
Oltre agli strumenti giuridici il governo può incidere soprattutto con misure economiche e fiscali sugli usi del territorio. Nelle politiche per la casa viene dunque posta maggiore attenzione al sostegno del patrimonio esistente. Alla stessa maniera, i programmi di sviluppo urbano sono incentrati sul recupero delle aree dismesse. Il sistema fiscale, invece, non incentiva in nessun modo il riuso di aree già urbanizzate. Sono però allo studio alcune proposte di modifica per riflettere anche all’interno della fiscalità generale la riduzione dell’occupazione di aree.
Fra le diverse proposte utili a contenere l’espansione urbana quella più radicale delinea un modello di diritti di occupazione di suolo commerciabili. Alcuni esperti (SRU, 2004) propongono di legare il diritto di ulteriore occupazione di suolo a un modello simile a quello sui diritti di emissione del protocollo di Kyoto. In questa maniera, le nuove superfici urbane verrebbero limitate a priori e sarebbero liberamente commerciabili. Un comune che non dispone sufficienti diritti per un’area di espansione dovrebbe dunque acquistare ulteriori diritti da altri comuni. Anche se appare estremamente semplice, questa proposta cela numerosi interrogativi. I più rilevanti riguardano la competenza comunale in materia di pianificazione che verrebbe fortemente limitata e il fatto che un sistema di libero commercio di diritti di occupazione di suolo non considera le problematiche della pianificazione o dell’ambiente ma segue soltanto criteri economici.
Nel luglio del 2004 il Consiglio per lo sviluppo sostenibile ha reso noto le proprie raccomandazioni in materia di consumo di suolo urbano indirizzate al governo federale tedesco (RNE, 2004).
In primo luogo, ha invitato i comuni e le città a elaborare nuove linee direttive per il proprio sviluppo che abbiano al proprio centro la riduzione dell’occupazione di suolo. Come strumenti per raggiungere quest’obiettivo esso propone forme di management delle aree nonché di cooperazione intercomunale. Più in generale, per il raggiungimento dell’obiettivo “30 ha/giorno” il Consiglio sottolinea la necessità della formulazione di obiettivi concreti a ogni livello di pianificazione. Sarebbe dunque necessario che la stessa pianificazione regionale formulasse obiettivi inderogabili di ulteriore consumo di aree rurali e naturali e che venisse introdotto l’obbligo di argomentazione e giustificazione delle scelte. Inoltre, bisogna introdurre meccanismi che rendano espliciti i costi ecologici e sociali delle scelte di pianificazione, mentre, per quanto riguarda le regole di compensazione in campo ambientale, si dovrà tendere a un sistema dove la nuova superficie impermeabilizzata venga compensata dalla rinaturalizzazione di altrettante aree urbane.
Se le prime raccomandazioni del Consiglio per lo sviluppo sostenibile riguardano gli strumenti e gli obiettivi della pianificazione urbanistica e territoriale, le altre proposte considerano invece gli aspetti fiscali, quelli economici e di ricerca e comunicazione.
Nel campo fiscale, le proposte riguardano un diverso scaglionamento delle imposte sugli immobili rispetto alla loro realizzazione su aree già urbanizzate o meno. Per quanto riguarda invece l’intermediazione delle aree dismesse, questa potrebbe essere esentata da ogni tassazione. Ma sono soprattutto le politiche per la casa e per il rinnovo urbano, finanziate in larga misura dal Bund e dai Länder, che dovranno essere finalizzate al risparmio di aree. Inoltre, se si dovessero rivelare inutili sia le misure economiche e fiscali, sia quelle legate alla pianificazione, il governo potrebbe prendere in considerazione anche l’apposizione di oneri particolari per la costruzione in aree di espansione.
Infine, il Consiglio per lo sviluppo sostenibile consiglia l’istituzione di un tavolo di dialogo permanente fra l’amministrazione federale e gli enti locali nonché l’approfondimento degli aspetti del riuso di aree nella statistica ufficiale.
Nella strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile non si delinea ancora un compiuto programma integrato di azioni. Viene però descritta dettagliatamente la strategia che il governo intende seguire. Questa strategia poggia su quattro principi:
Il dibattito tedesco sugli strumenti e sulle azioni necessari a contenere la progressiva urbanizzazione della campagna dimostra che solo difficilmente può essere raggiunta una riduzione significativa della tendenza attuale da alcune poche misure isolate. Probabilmente è necessario ricorrere a una vasta gamma di strumenti, sia di natura giuridica e pianificatoria, sia con contenuto economico e fiscale, sia con finalità comunicativa, i quali insieme possono contenere il consumo di suolo.
Non c’è dubbio che la strategia principale deve riguardare un maggiore ricorso alla trasformazione di aree già urbanizzate e il riuso di aree dismesse per soddisfare i fabbisogni di spazi futuri. Considerata la dinamica attuale dell’occupazione di suolo in Germania, l’obiettivo dei “30 ha/giorno” determina un rapporto fra trasformazione ed espansione pari a 3:1.
La politica tedesca di bilancio delle aree non si ferma però a questo obiettivo. L’obiettivo di lungo periodo è un’economia di ricircolo delle aree già urbanizzate, senza dover ricorrere a ulteriori erosioni di spazi rurali e naturali. E’ evidente che questa formulazione ha un forte carattere utopico. Essa è però ben supportata da una coerente strategia d’azione dal livello del Bund, ai Länder fino ai singoli comuni. Forse è una caratteristica della cultura tedesca proporre una via pragmatica anche per raggiungere l’impossibile.
Nota: su un tema parallelo, di carattere soprattutto demografico legato a suburbanizzazione e densità, su Eddyburg è disponibile in italiano un recente articolo di Bernhard Müller e Stefan Siedentop (f.b.)