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Giacinto Giglio
Perché un “nuovo” Piano Casa in Puglia?
11 Aprile 2011
La barbara edilizia di Berlusconi
Le molte criticità di un provvedimento che smentisce la precedente impostazione della Regione pugliese. Scritto per eddyburg, 7 aprile 2011 (m.p.g.)

Nel 2009 la Regione Puglia, come altre regioni italiane, ha subito l’imposizione del governo centrale di doversi dotarsi entro 90 gg. del cosiddetto “piano Casa”, quale misura straordinaria anti crisi economica.

Con il primo “Piano Casa”, la Puglia ha colto l’opportunità della legge per promuovere l’edilizia sostenibile, rispettare le tutele del territorio, garantire l’accessibilità ai disabili, prevenire il rischio sismico. In quella occasione, fu ascoltato il partenariato istituzionale ed economico-sociale, che condivise il principio ispiratore e avanzò proposte migliorative. Anche il Consiglio Regionale l’approvò all’unanimità. Oggi a tre mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione delle istanze, quando è palese il fallimento del Piano casa, la Giunta Regionale della Puglia approva uno schema di disegno di legge che modifica quel “Piano Casa”. Ci pare strano che solo ora, dopo quasi ventiquattro mesi di vigenza, si rilevano alcune criticità di tipo interpretativo, alcuni vincoli dimensionali e burocratici della legge regionale. Si vuole recuperare il tempo perduto, ampliando le maglie della legge e prorogando i termini straordinari al 31 dicembre 2011?

Il “nuovo” Piano Casa della Puglia prevede l’aumento della volumetria complessiva, gli interventi di ampliamento da 200 mc. a 300 mc. ed un aumento del volume massimo degli edifici residenziali da 1000 mc. a 1500 mc, privilegiando così gli alloggi più grandi. Per quanto concerne gli interventi di demolizione/ricostruzione è stata ridotta la percentuale di residenza degli edifici esistenti dal 75% al 50%: così si agevolano gli usi non abitativi e salta anche la norma che impediva i cambi di destinazione d’uso. Si consideri il paradosso: gli interventi saranno realizzati con una semplice DIA, ma dovranno avere un punteggio 2 per ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale, ai sensi della LR 13/2008 (Norme per l’abitare sostenibile). Gli edifici esistenti, non dovranno essere già accatastati, ma lo si potrà fare anche prima di presentare l’istanza; si ammettono anche gli edifici per quali è stata rilasciata la sanatoria edilizia straordinaria e si semplifica la valutazione antisismica. Non è stato per fortuna, ancora, modificato l’art. 6 che prevede una serie di aree di esclusione dall’attività edilizia (beni culturali e paesaggistici, naturali e ambiti di alta pericolosità idrogeologica) ed in aggiunta le ulteriori aree che potevano essere individuate entro 60 gg dai comuni. Ma, come abbiamo sottolineato già nel 2009 sarà massacrata “l’architettura rurale” in nome dell’edilizia sostenibile, perché in Puglia non c’è ancora una legge che la tutela. Un’ulteriore norma che si trova già all’articolo 9 è tesa a modificare la LR 21/2008 (Norme per la rigenerazione urbana), per permettere di delocalizzare i volumi “incongrui” in aree vincolate, che possono essere spostati in aree previste dagli strumenti urbanistici, con demolizione e ripristino delle aree di sedime.

Le associazioni ambientaliste della Puglia rigettano questo “nuovo” Piano Casa che è frutto delle “lobby del cemento” costituita da alcuni ordini professionali, dai costruttori, dai comuni e dai consiglieri regionali filo governativi.

L'autore è Componente della Commissione Regionale Paesaggio Ambito di Brindisi, Lecce, Taranto . Qui la replica dell'assessora al territorio della regione P8blia, Angela Barbanente.

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