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Edoardo Salzano
Luigi Piccinato: il PRG di Roma del 1962, e alcune altre cose
10 Settembre 2013
Padri e fratelli
A proposito di una utile rievocazione di un maestro dell'urbanistica italiana e del nocchiero di un piano regolatore di Roma che insegnò molte cose buone (a differenza del successivo)


L'articolo di Giuseppe Pullara sul PRG di Roma del 1962, progettato da un'équipe coordinata da Luigi Piccinato, mi suscita alcune considerazioni che non trovano spazio adeguato in una postilla. Eccole qui.

IIl PRG del 1962, come Pullara ricorda, aveva introdotto alcune innovazioni sostanziali, sia nel progetto della Roma futura che nelle regole generali della pianificazione urbanistica in Italia. Il governo del territorio esercitato nella Capitale ha sempre avuto effetti rilevanti a livello nazionale. Voglio ricordare, a quest’ultimo proposito, gli standard urbanistici, elemento essenziale per una città organizzata in funzione dei cittadini e non della rendita, prescritti nelle norme del PRG romano e nei piani urbanistici dell’Emilia rossa in quegli (stessi anni), che furono generalizzati con i decreti Mancini del 1968, e la programmazione pluriennale delle previsioni del PRG, introdotta nella legislazione nazionale con la legge Bucalossi del 1977, e poi subito abbandonata nei terribili anni 80).

Per il progetto della nuova Roma è utile precisare che l’Asse attrezzato non era solo né tanto un’arteria stradale, ma l’elemento di connessione multivettoriale tra tre nuovi centri direzionali, dove avrebbero dovuto essere spostati i grandi uffici pubblici e privati (a cominciare dai Ministeri) liberando così il centro storico dalla congestione e dal traffico.

In realtà le previsioni migliori del PRG del 1962 furono abbandonate e rinnegate, a partire dall'idea base:n che «il Comune deve decidere dove e come va la città» (un'idea cara non solo al socialista Piccinato, come afferma Pullara, ma a tutto il pensiero urbanistico italiano ed europeo dell’epoca). Ciò che i successori di Luigi Piccinato hanno conservato accuratamente negli ultimi lustri (gli anni di Rutelli, Veltroni e Alemanno), e anzi ampliato è stato invece l'errore principale del PRG del 1962 : il pesante sovradimensionamento, giustificato all’inizio degli anni ‘6o dai trend demografici, motivato negli anni successivi solo dalla perversa volontà di estendere, con lo sviluppo delle capacità edificatorie, il valore della rendita fondiaria. Hanno accresciuto e consolidato la capacità edificatoria del piano proprio in una fase in cui le ragioni della crescita quantitativa stavano scomparendo; e l'invenzione e l'introduzione nel pensiero corrente dei "diritti edificatori" ha costituito per l'urbanistica italiana l'equivalente negativo di quelle della dimensione temporale, e non solo spaziale, della pianificazione urbanistica e degli spazi pubblici come diritti per tutti gli abitanti.

Di Luigi Piccinato voglio ricordare en passant (sperando che qualcuno ne scriva più ampiamente) tre contributi che ha dato alla mia formazione, e forse a quella di molti urbanisti italiani.

Il primo, e il più leggero, è l’humour con il quale sapeva concentrare in fulminanti battute il suo spirito critico (esprimeva ad esempio la sua rabbia per il delitto urbanistico col quale gli ingegneri dell’ANAS avevano deciso e progettato il Grande raccordo anulare di Roma definendoli “gli ingegneri anali”). La sua capacità di criticare frustando era un risvolto utile della sua capacità di comunicare l'urbanistica a un mondo più vasto di quello degli specialisti.

Il secondo contributo è il suo libro, Urbanistica, Sandron, Roma 1947, col quale fornì, a una generazione di urbanisti quella che, «nell’immediato dopoguerra, si poneva come la più avanzata “filosofia”generale dell’urbanistica nel nostro paese», come scrisse Giovanni Astengo nella sua introduzione alla ristampa del libro (con il nuovo titolo La Progettazione urbanistica, Marsilio editori, Venezia 1987). Una "filosofia generale" (una ideologia e un mestiere) che aveva al suo centro una duplice consapevolezza: il futuro della città nasce da un sentimento profonda della sua storia e del suo presente; ela pianificazione urbanistica, se vuole migliorare le condizioni della città territorio, deve riuscire a contrastare la rendita fondiaria mediante l'arma di un sistema di regole chiaramente definite dal potere pubblico come espressione di una volontà collettiva.

Infine, voglio ricordare l’impegno con il quale contribuì, unico dei "padri anziani"dell’Istituto, alla ricostruzione dell’INU da parte del gruppo costituito da Detti, Tutino, Cabianca, Romano,De Lucia, dopo che la contestazione studentesca aveva spazzato via il gruppo dirigente dell’istituto, considerato dagli studenti colluso con l’establishment conservatore dell’Italia del centro destra a egemonia democristiana. Come accade ai nostri giorni, nel quadro delle "larghe intese", queata volta nella disattenzione degli studenti.

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