ROMA — Il biglietto d'addio a Fausto Bertinotti porta una firma illustre, quella dell'urbanista Massimiliano Fuksas. La motivazione non è sentimentale ma politicissima: «L'universo di Rifondazione e la Sinistra l'Arcobaleno ha un modo antico di analizzare la contemporaneità e i suoi problemi. Si parla ancora di lotta al capitalismo. Vogliamo dirlo? Una questione ormai vecchia, da archiviare. Oggi il nodo vivo, attuale è il consumismo che scaturisce dalla globalizzazione, crudele nell'Occidente opulento quanto lo è nel comunismo-consumistico cinese o nello sviluppo economico dell'India. Se non partiamo da questo dato, tutto diventa polveroso. Ci si ferma agli slogan d'un tempo senza arrivare alla sostanza ». Per farla breve, votare Sinistra l'Arcobaleno sarebbe un errore? «Più che un errore si tratterebbe di un voto inutile. Tutto qui».
L'amore di Fuksas per Rifondazione comunista è durato a lungo: «Ho anche allestito un paio di congressi, a Venezia e a Rimini. Mi ricordo che puntai sulla sola parola "Rifondazione", sulle pareti, tralasciando sia "partito" che "comunista". Suscitai le reazioni di alcuni simpaticissimi trotzkisti. È stata una bella stagione». E poi, Fuksas, cosa è accaduto? Quando sono cominciati i sintomi della crisi? «Lo ricordo benissimo. Fu alla sfilata militare del 2 giugno quando Fausto partecipò da presidente della Camera ma ostentando la spilla dei pacifisti al bavero. Lì mi ribellai. Non era possibile incarnare contemporaneamente su quel palco la terza autorità dello Stato, su una di quelle assurde poltrone dorate che Bertinotti ama tanto, e nello stesso momento voler rimanere un esponente critico del sistema militare. La spilla, diciamo così, fu un gesto arcaico. Invece noi abbiamo bisogno di contemporaneità».
E cosa c'entra i tutto questo il consumismo? «C'entra moltissimo. Mettiamo insieme i dati. Consumismo significa prima di tutto perdita dei valori. Cedere tutto pur di possedere e consumare. Di qui discende ciò che chiamiamo la crisi dei valori. Prendiamo ciò che accade tra i giovani, dalla catastrofe del sistema scolastico alle morti del sabato sera. Tutto è legato al consumismo. Soprattutto, e qui dico un'ovvietà, la questione ambientale ». Qui si prende una pausa riempita da una lunga risata: «Figuriamoci che Pecoraro Scanio vorrebbe affrontarla riproponendo il modello di una società pressoché rurale...». Fuksas arriva lontano: «Dirò di più. Si parla tanto di aborto. Senza dire che se le famiglie non crescono è perché non si vuole rinunciare a dividere in troppe parti ciò che si ha. Nemmeno con i propri figli. Ecco perché dico che la critica al capitalismo è decrepita. La questione si è spostata altrove. Guardare ciò che accade in Cina, dove l'iperproduzione da consumismo mette in dubbio le Olimpiadi per l'inquinamento prodotto. O in India, che tra poco verrà invasa da "Tata", l'auto a bassissimo costo ».
Per queste ragioni Fuksas ha deciso di appoggiare il Pd e Walter Veltroni: «Credo che abbia un'idea giustamente complessa della società italiana e della crisi mondiale. Il suo "ma anche" non è un disvalore ma un modo di annunciare che nessuno è portatore di un'unica verità e che una società è composta da mille piccole realtà, spesso in contraddizione tra loro». Si era parlato di una sua candidatura. Veltroni le ha proposto un seggio? «Macché. Tutto è stato chiaro dall'inizio. Il ruolo dell'intellettuale può essere solo l'esercitare e il manifestare la sua capacità critica attraverso il proprio lavoro. Il famoso "intellettuale organico" caro al Pci? Solo a pensarci mi vengono i brividi... ».
(Di Fuksas, in questo Stupidario, vedi anche l'indimenticabile definizione di Megalopoli)